L'ANALISI
08 Maggio 2023 - 16:40
Davide Rolando, 47enne vittima dell'incidente, era un pilota esperto
SAN MARTINO DEL LAGO (CA’ DE’ SORESINI) - «Non era una scena di un film horror, era la cruda realtà di una tragedia avvenuta sotto i nostri occhi». È ancora sconvolto a un giorno dall’incidente di domenica al Cremona Circuit costato la vita al 47enne torinese Davide Rolando. Chi parla è un motociclista che al pari della vittima corre nell’impianto casalasco e l’altro pomeriggio si trovava insieme ad altre decine di persone sulla tribuna del circuito. «Abbiamo assistito al tragico investimento — continua — e abbiamo subito capito che era accaduto qualcosa di molto grave. Il pilota travolto non si muoveva e la situazione era davvero disperata. Era chiaro fin da subito che difficilmente poteva salvarsi».
Una certezza che si è palesata dopo una manciata di minuti e che riporta alla mente il ricordo di altri simili incidenti al Cremona Circuit. Sono 6 dal 2015, infatti, i decessi sulla pista di Ca’ de’ Soresini che peraltro gode di tutte le autorizzazioni rilasciate dagli enti preposti e dalla Federazione Motociclistica Italiana. Ma è proprio su questo che il centauro — che vuole restare anonimo per «non essere bannato dai circuiti» — avvia una riflessione. «Già lo scorso ottobre quando ci furono due morti in due giorni si aprì la questione del numero di moto che girano nello stesso turno. Al Cremona Circuit possono arrivare a 52 (ma in corsa l’organizzazione le limita a 42, ndr) per un tracciato lungo 3,7 chilometri. A Misano, ad esempio, su una pista di 4,1 chilometri il permesso è riservato a 46 dueruote in contemporanea. Insomma, ci dicano il perché di quella che apparentemente sembra una contraddizione».
Per la verità, i gestori del circuito hanno più volte spiegato che le regole vengono rispettate e che ogni accorgimento per evitare gravi incidenti è stato messo in atto. «Certamente poteva morire comunque — chiude laconicamente il centauro-spettatore — ma restano perplessità che vanno dissipate».
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