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LA RICORRENZA

25 Aprile: Corada striglia La Russa

Il presidente dell'Anpi non cita il presidente del Senato ma afferma: «Nella Costituzione non c’è la parola antifascismo, perché tutta la Costituzione è antifascista». Lo ribadisce il sindaco Galimberti

Francesca Morandi

Email:

fmorandi@laprovinciacr.it

25 Aprile 2023 - 16:58

25 Aprile:  Corada striglia La Russa

Corada, presidente dell'Anpi

CREMONA - Sono le 10.52 quando in piazza del Comune irrompe il “Bella Ciao” suonato dalla Banda Città di Cremona che alle 10.15 ha aperto il corteo partito da piazza San Luca. In una piazza strapiena di gente per il 25 Aprile, festa della Liberazione, il presidente provinciale dell’Anpi, Giancarlo Corada, non fa il nome di Ignazio La Russa, presidente del Senato nonché avvocato finito nella bufera per la dichiarazione: «Nella Costituzione non c’è alcun riferimento all’antifascismo».

presenti

Pur non citandolo, Corada dal palco gli dedica un memo durissimo: «Nella Costituzione non c’è la parola antifascismo, perché tutta la Costituzione è antifascista. Lo è antifascista quando vieta esplicitamente la ricostituzione, sotto qualsiasi forma, del disciolto partito fascista, ma lo è anche dove tratta argomenti apparentemente lontani. Ad esempio, dove parla della segretezza della corrispondenza, perché il fascismo la violava; dove parla dell’autonomia degli enti locali, perché il fascismo non lo voleva, mandava il podestà. O dove sancisce la libertà di muoversi all’interno del nostro Paese, perché il fascismo la proibiva e così via. La Costituzione è tutta antifascista».

Lo ribadisce il sindaco, Gianluca Galimberti. Nella Cremona del ras Roberto Farinacci, «si prepararono le coscienze per le guerre con cui noi abbiamo oppresso e colpito altri popoli». Dalla «guerra in Libia, una delle pagine più squallide, cattive e crudeli della storia del nostro Paese», alla guerra in Etiopia: «Per conquistarla, nel 1936 sono stati usati dei gas proibiti che hanno sterminato anche la popolazione civile».

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Il sindaco Gianluca Galimberti

Vicino al palco c’è Silvia, figlia dello scultore partigiano Mario Coppetti, morto il 26 aprile del 2018 all’età di 104 anni. «A Cremona molti come Mario Coppetti che tutti ricordiamo con grande affetto, erano interrogati e controllati — prosegue il sindaco—. Il fascismo è un modello di società disumano e violento, mostruoso e tirannico che ha generato solo guerra e morte. Certo, molti dei nostri padri, probabilmente per paura o per costrizione, alcuni per connivenza, accettarono questa cosa. Ma molti altri decisero di tenere la coscienza vigile e affrontarono quella paura per darci una società diversa, perché capirono che il mostro era mostro. Per costruire il futuro di un popolo, un popolo ha bisogno di fare un serio esame di coscienza, di fare i conti con la propria storia: l’antifascismo è, innanzitutto, questa consapevolezza. Certo che nel mondo ci sono altre dittature oscure, altre tirannie, dal comunismo sovietico alle dittature fasciste, ma noi abbiamo vissuto questa storia qui e qui abbiamo capito che quando la coscienza si obnubila, allora ciò che accade è che la democrazia muore, la comunità muore e anche il suo futuro muore».

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Silvia Coppetti

Il futuro ha i volti di Paola Roversi e Bakr Ali, 17 e 18 anni, studenti al liceo Anguissola. Paola rappresenta la Consulta degli studenti: «Non dobbiamo mai dimenticare che la democrazia è stata ed è, ancora oggi, un patrimonio per cui lo sforzo profuso per la sua realizzazione non deve mai cessare: sarebbe sbagliato considerare i valori democratici come ineluttabili e ineludibili». «Io non sono ancora italiano — dice Bakr —, ma conosco bene la storia di questo Paese e mi definisco parte di questo Paese, perché anch’io, nel mio piccolo, cerco di mantenere i sani principi costituzionali di cui questo Paese si nutre e cerco di insegnare questi principi a chiunque io conosca».

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Paola Roversi e Bakr Ali

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Il presidente Mirko Signoroni

Paola e Bakr «sono il nostro futuro», dice il presidente della Provincia, Mirko Signoroni. «La libertà ancora oggi è minata dalla negazione dei diritti ai confini dell’Europa e in molti altri Paesi». Il suo pensiero va «al popolo ucraino così come al Sudan e ai vari popoli oppressi con la speranza di vedere, quanto prima, l’avvio di un percorso vero di pace e di giustizia come hanno ricordato i nostri due studenti». 

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