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IL NODO DELL'ACCOGLIENZA

Decreto Cutro: il «no» del sindaco Gianluca Galimberti

Il primo cittadino: «Il governo ci ripensi, favorisca i flussi regolari». Convegno di ‘Cremona si può’ al Civico81

Massimo Schettino

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mschettino@laprovinciacr.it

19 Aprile 2023 - 08:38

Decreto Cutro: il «no» del sindaco Gianluca Galimberti

CREMONA -  «Il ‘decreto Cutro’ va nella direzione sbagliata e chiedo con forza al Governo di ripesarci: non è con la propaganda e gli slogan che si affrontano i problemi». Anche il sindaco di Cremona Gianluca Galimberti si unisce all’appello dei primi cittadini di Roma, Milano, Napoli, Torino, Bologna e Firenze che in un documento congiunto hanno espresso preoccupazione «per le proposte in discussione relative alle modifiche all’unico sistema di accoglienza migranti effettivamente pubblico, strutturato, non emergenziale che abbiamo in Italia». A loro si è unito anche il sindaco dem di Bergamo Giorgio Gori. Galimberti spiega di condividere «in pieno» la posizione degli altri sindaci. L’appello è a «confrontarsi con la realtà. Bisogna prendere delle decisioni. Sedersi intorno ad un tavolo e capire cosa fare. Il decreto flussi della Bossi-Fini non va bene. E anche il capo dello Stato Sergio Mattarella ha definito «preistorica» la legislazione Ue. Bisogna lavorare per favorire flussi regolari in ingresso, il Paese ne ha bisogno. Non si tratta di creare un’alternativa alle politiche di natalità, ma di favorire percorsi regolari di ingresso. Le limitazioni volute dal Governo, invece, finiscono per generare clandestinità. Noi abbiamo sempre detto con grande rigore come stanno le cose, ad esempio sui minori non accompagnati, ai governi di ogni colore. È il momento di affrontare la realtà dell’immigrazione che non una perenne emergenza, ma un fenomeno strutturale».

Il sindaco Gianluca Galimberti di Cremona


Lo stesso concetto è stato ribadito dal sindaco di Prato e delegato Anci Matteo Biffoni, ospite da remoto all’incontro ‘Cutro, Cremona, Bruxelles’ organizzato al Civico81 di via Bonomelli dal laboratorio civico e politico «Cremona si può». «L’emergenza — ha detto Biffoni — non è un’emergenza. Al Governo e all’Europa dico: fermatevi, ascoltate i sindaci e insieme scriviamo da capo le normative che regolano questa questione così complicata». All’appuntamento hanno preso parte anche l’assessore Rosita Viola e Giusi Biaggi, presidente del consorzio nazionale Cgm e della Cooperativa Nazareth. «I numeri degli sbarchi e la dichiarazione dello stato di emergenza — ha continuato Biffoni, sollecitato dalle domande della giornalista Maria Acqua Simi — dimostrano che, a prescindere dal Governo in carica, il nostro Paese deve affrontare questo fenomeno che è strutturale, non emergenziale, e che va visto nell’ottica di futuro. Occorre rivedere da capo il Testo Unico dell’Immigrazione che è superato, a partire da esperienze positive come quelle di Cremona, e le normative eruopee».

A Viola il compito di delineare la situazione locale. Il Comune di Cremona è storicamente impegnato fin dal 1999 in servizi di accoglienza diffusa. Un sistema che, prima Sprar, ora Sai, è finanziato dal Ministero dell’Interno e si basa sulla volontarietà di adesione da parte dei comuni a questo programma. Dentro il sistema, Cremona ha 113 posti per minori stranieri non accompagnati e 80 posti per adulti. Dalla metà del 2021 fino ad oggi, la città ha dovuto affrontare un arrivo consistente soprattutto di minori non accompagnati: nel 2022 sono stati 379 di cui 293 dall’Egitto; nel 2023 sono già 57, di cui 34 solo a gennaio.


«Con questi numeri — ha commentato Viola — il nostro sistema è andato in difficoltà. È vero, la nostra città ha una tradizione di accoglienza virtuosa, ma è chiaro che se la situazione è concentrata solo su pochi comuni italiani, anche le buone pratiche o le progettualità sono a rischio e questi ragazzi vanno sicuramente seguiti. Anche attraverso l’Anci, abbiamo denunciato e fatto proposte a tutti i Governi ma senza soluzioni». Biaggi ha approfondito il sistema di accoglienza e integrazione dei minori, partito nel 2005 e adattato in base anche ai ragazzi in arrivo. Un sistema all’inizio standardizzato, ora allargato e differenziato e che coinvolge la comunità (servizi, scuole, agenzie per il lavoro, enti sanitari, tutori). «Dobbiamo allargare le maglie della legalità. Occorre assumere un atteggiamento di rigore e anche di fiducia, dando delle opportunità che poi vanno a vantaggio di tutti noi. Più facciamo percorsi di regolarizzazione, più costruiremo futuro per la nostra comunità».

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Commenti all'articolo

  • rugginesana

    19 Aprile 2023 - 11:35

    Ettepareva !!!!! sempre peggio....

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