L'ANALISI
LA NOTTE DEI GIOVANI
06 Aprile 2023 - 05:00
CREMONA - Nelle piazze della movida come allo stadio: sotto gli occhi di steward incaricati di sondare gli umori della notte e di contenere l’esuberanza festaiola nei limiti della civiltà. Uno scenario solo auspicato dall’amministrazione comunale nell’aggiornamento del regolamento di Polizia locale, ma che diverrebbe realtà obbligata nei locali in cui dovessero manifestarsi intemperanze tali da infrangere il patto di convivenza civile. La stretta del Comune, presentata durante l’ultima commissione allo Sviluppo economico, arriva non a caso all’alba della bella stagione e punta — dichiara l’assessore al Commercio e alla Polizia locale, Barbara Manfredini — a «contemperare il diritto al lavoro degli esercenti, quello al divertimento degli avventori e quello al riposo dei residenti». Per i titolari di bar e locali il ricorso agli steward rappresenta «una decisione calata dall’alto», mentre per l’opposizione consiliare è il sintomo della «mancata volontà di adeguare il personale di Polizia locale alle effettive esigenze di sicurezza».
L’assessore Manfredini spiega: «La nuova versione dell’articolo 30 del regolamento incorpora una serie di disposizioni già esistenti, introdotte nel 2013 dalla giunta guidata da Oreste Perri con un’ordinanza specifica e un protocollo d’intesa con i titolari dei pubblici esercizi. Abbiamo ritenuto di armonizzare la normativa ai bisogni espressi sia dai residenti che dagli albergatori del centro storico, senza però apportare stravolgimenti: le sanzioni previste (450 euro di multa e chiusura anticipata alle 23 in caso di triplice recidiva, ndr) sono rimaste invariate e lo stesso vale sia per i limiti di rumorosità che per le deroghe legate agli eventi». Quindi aggiunge: «Il tema è quello del regolare svolgimento dell’attività di impresa e dello stazionamento della clientela sulla pubblica via. La figura dello steward era già stata prevista in precedenza sotto il nome di tutor: ne suggeriamo l’introduzione in chiave preventiva, ma l’obbligo scatterà solo in caso di problematiche effettive all’interno degli esercizi. Prima di aggiornare il regolamento, che verrà comunque sottoposto al vaglio del Consiglio comunale, abbiamo provveduto a confrontarci con le associazioni di categoria, i rappresentanti di Fipe e i responsabili del Duc».
Di avviso diverso è Alessandro Lupi, presidente di Fipe-Confcommercio: «Siamo stati convocati dall’amministrazione comunale per la presentazione di un documento che non condividiamo nei contenuti e neppure nel metodo — commenta il leader degli esercenti —. È vero che stiamo parlando di ordinanze e regolamenti sul tavolo da tempo, ma nessuno ha mai preso in considerazione le nostre osservazioni. Il Comune cala dall’alto le decisioni e non c’è possibilità di discussione». Un esempio: «L’imposizione di chiusura di tutti i plateatici alle 2 — dice Lupi —. Chi tiene aperto fino alle 3 è costretto a chiedere ai clienti di alzarsi dai tavoli un’ora prima della chiusura. Oltretutto siamo ritenuti responsabili del comportamento e della sicurezza di chi sosta in prossimità dei nostri esercizi, funzione che dovrebbe essere espletata dalle forze dell’ordine. Assicuriamo la massima collaborazione, ma non possiamo essere noi a sopperire alla mancanza di personale deputato alla sicurezza pubblica».
Per Lupi l’amministrazione dovrebbe tener conto delle specificità dei singoli locali: «Non ha senso che si continuino ad autorizzare aperture di locali notturni e serali in pieno centro. L’amministrazione dovrebbe ripensare alla progettazione urbana in ottica di sostenibilità e qualità della vita dei cittadini senza colpire a posteriori chi decide di fare impresa». E il presidente di Confcommercio, Andrea Badioni, puntualizza: «Serve maggiore ascolto da parte del Comune, che ancora una volta non ci da la possibilità di una mediazione. Ne prendo atto con rammarico. Per rendere davvero incisivo il lavoro congiunto avevamo proposto un tavolo di lavoro specifico tra Comune e esercizi pubblici. Co-progettare i regolamenti porterebbe serenità, ordine e sicurezza per tutti».
Nel dibattito interviene Carlo Malvezzi, capogruppo di Forza Italia in Consiglio comunale: «Con il protocollo d’intesa del 2013, durante il mio mandato di vicesindaco, l’amministrazione aveva tentato di coniugare le diverse esigenze in campo. Oggi quello che percepiamo e che ci riserviamo di approfondire è la richiesta agli esercenti di sopperire a ciò che il Comune non è in grado di garantire. Inoltre, emergono margini di interpretazione molto labili nella prospettiva di sanzioni. Occorre una condivisione reale di responsabilità e con un impegno reciproco e, allo stato attuale, non riusciamo a a cogliere quale sia l’impegno del Comune rispetto all’obiettivo. Credo sarebbe utile prevedere un periodo di sperimentazione, anche con il coinvolgimento del Comitato di quartiere, per costruire una vera trama di lavoro».
E Alessandro Zagni, consigliere di Fratelli d’Italia, aggiunge: «L’amministrazione purtroppo si conferma ostile alle imprese che investono e aiutano a tenere viva e attrattiva la città. Esiste un reale problema di sicurezza urbana, con il dilagare di baby gang che determina un diffuso senso di insicurezza. Il Comune dovrebbe mettere in campo più agenti per controllare i comportamenti incivili nei pressi dei locali e per garantire un presidio di sicurezza, soprattutto nelle ore serali e notturne. Invece il corpo di Polizia locale è ridotto all’osso e le soluzioni sono inesistenti, con assunzioni insufficienti a compensare il turn over. L’amministrazione rinuncia ai propri compiti e delega agli esercenti, già messi in ginocchio dal Covid e poi colpiti dall’inflazione e dal caro bollette».
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