L'ANALISI
29 Marzo 2023 - 13:29
CASALMAGGIORE - Poco dopo le nove di oggi, al cimitero monumentale, sono state tumulate nella tomba di famiglia le ceneri dello psichiatra Franco Rotelli. Sabato, l'ultimo saluto allo stretto collaboratore di Franco Basaglia, direttore dell'ex Ospedale psichiatrico provinciale e dei Servizi per la salute mentale di Trieste, e direttore per lungo tempo dell'Azienda sanitaria triestina, scomparso giovedì a 80 anni dopo una malattia, era stato dato nel capoluogo della Regione Friuli Venezia Giulia nella Chiesa del Buon Pastore, dagli amici e i colleghi di cinquant'anni di battaglie in difesa dei più fragili, oltre ai referenti delle associazioni, tanti operatori della sanità e del sociale, e molte persone curate e aiutate da Rotelli. Tanti i messaggi affettuosi e di gratitudine scritti sul libro dei ricordi fuori dalla chiesa.
Alla cerimonia di oggi hanno preso parte i parenti più stretti, come il fratello gesuita Gian Giacomo, affiancato per la benedizione dal parroco don Claudio Rubagotti, la ex moglie Giovanna Gallio, casalese e residente da tanti anni a Trieste e i tre figli Ilja, Carlo Federico e Francesco, gli amici, come Antonella Pizzamiglio e Barbara Sereni, l’ex sindaco Massimo Araldi e il professor Guido Sanfilippo e il sindaco Filippo Bongiovanni. Don Rotelli ha letto la lettera di San Paolo Apostolo ai Romani ‘Chi ci separerà dall’amore di Cristo’. Il figlio Ilja ha quindi letto il testo, scritto dal padre a giugno del 2018, una sorta di testamento spirituale.
“Sono nato nel 1942 e sono vissuto a Casalmaggiore fino ai venticinque anni - l’esordio -. Poi ho fatto il militare, e mentre terminavo la specializzazione in neuropsichiatria a Parma, ho iniziato a lavorare nell’ospedale psichiatrico giudiziario di Castiglione delle Stiviere. La mia prima esperienza “politica”, da giovanissimo, risale ai primi anni Sessanta, quando con mio fratello Cielo, Guido Sanfilippo, Piero Del Giudice, Claudio Raschi e Massimo Araldi abbiamo tentato di vincere le elezioni comunali. Fu un periodo entusiasmante. Perdemmo le elezioni, ma intanto un vasto gruppo di amici, appartenenti a quattro diverse generazioni, trascorreva insieme giorno e notte tra biliardo, invido e briscole varie”.
Tra il bar ‘da Luciano’, con la cameriera glamour, le estati sul Po, le chiacchiere in piazza fino a tarda notte, La diversità delle vite, delle classi sociali, delle appartenenze, delle culture, delle arti e dei mestieri: la mescolanza di tutto questo era pura ricchezza, puro godimento nell’incontro, fraterna amicizia”. Quindi il racconto dell’esperienza professionale e la conclusione, che ha fatto commuovere Ilja: “Ora non ho più nulla a Casalmaggiore, salvo due o tre care amicizie e la tomba di famiglia dove arriverò tra un po’. Ogni volta che passo faccio una camminata sull’argine, ma me ne vado via subito. Non mi piace ricordare. Mi piace fare le cose, usare le mani, pensare al futuro, girare il mondo come spesso ho fatto, partecipando a innumerevoli incontri e convegni, ben sapendo che i matti continuano a essere la minoranza più oppressa del mondo. Perciò bisogna continuare a fare, a inventare delle cose perché non sia più così”. Dopo l’ultima carezza alla cassetta con le ceneri, un salto alla bella pianta dedicata a Rotelli, messa a dimora davanti alla scuola primaria Marconi.
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