L'ANALISI
24 Marzo 2023 - 18:50
Il tribunale di Cremona
CREMONA - La sua vita è ricominciata nel carcere di Modena. Era finito dentro per piccoli reati, per lo più furtarelli commessi per sopravvivere. Lì ha conosciuto l’avvocato, gli ha raccontato la sua storia commovente e tormentata di ragazzino brasiliano che nel 2007, quando di anni ne aveva 10, fu adottato da una famiglia residente nel Cremonese. Ma dopo appena cinque giorni, la mamma e il papà adottivi lo abbandonarono.
«Non sono alla ricerca di pietà o di commiserazione. Sto scontando la giusta pena, ma per la prima volta, qui in carcere c’è qualcuno che ha trovato il tempo e la voglia di ascoltarmi e di spiegarmi i miei diritti e doveri. L’unica cosa che ho ricevuto dalla famiglia italiana è il cognome». Il ragazzo oggi ha 26 anni ed è uscito dal carcere.
Grazie all’avvocato Gianluca Barbiero di Modena, ha trovato il coraggio di denunciare i genitori adottivi e di farli condannare dal giudice di Cremona Giulia Masci a 3 mesi di reclusione per avergli fatto mancare i mezzi di sussistenza e per essersi sottratti agli obblighi di assistenza.
Il giudice li ha anche condannati a risarcirgli i danni: una provvisionale di 10 mila euro. La sentenza emessa il 10 gennaio del 2019 è stata confermata dalla Corte d’Appello di Brescia il 24 giugno del 2021.
Nel luglio del 2007 marito e moglie volarono in Brasile. Il 30 agosto tornarono nel Cremonese con in tasca la sentenza di adozione del Tribunale di San Paolo. Il 4 settembre bussarono al sindaco del paese: «Non lo adottiamo più».
Il motivo? Dissero che il bambino aveva puntato un coltello al padre adottivo, ma lui non se lo ricordava. Nella querela spiegò che in quei pochi giorni in cui visse nella sua nuova famiglia, la madre adottiva lo picchiò con una cintura dopo una lite con il figlio biologico della coppia.
Da quel momento, per il ragazzino cominciò un percorso travagliato. Fallito ogni tentativo di inserirlo in un’altra famiglia, il piccolo, di fatto abbandonato, passò di comunità in comunità.
Nel suo vagabondare a Modena, tra il 2016 e il 2017, ha commesso dei reati per i quali è stato condannato a un anno di reclusione. Nella sua querela scritta in carcere con l’aiuto dell’avvocato Barbiero, il giovane ha spiegato che «prima di essere condotto in Italia, ho avuto modo di conoscere i miei genitori: sono venuti in Brasile. Inizialmente, l’idea di lasciare il Brasile non mi piaceva. Era casa mia, e, per quanto vivessi in orfanotrofio, avevo mio fratello e mia sorella».
Il ragazzo ha raccontato come da allora si sentisse «inadeguato, sbagliato; ero con loro solo da cinque giorni. Ancora oggi mi chiedo cosa si aspettassero da un bambino di 10 anni giunto da una delle zone più indigenti del Brasile».
Grazie all’avvocato, ha conosciuto i suoi diritti certificati da due sentenze.
«I genitori adottivi sostenevano di non essere tali, perché l’adozione non era stata ratificata in Italia. Eh no, se vai a prendere il bambino in Brasile e lo porti a casa con una sentenza valida in Brasile», ha spiegato il legale. Lo hanno scritto anche i giudici nella motivazione della sentenza: «La famiglia era tenuta a mantenere, istruire ed educare il figlio adottivo ‘preso’ in Brasile e abbandonato dopo solo cinque giorni in un Paese a lui sconosciuto e di cui non parlava la lingua».
Oggi il ragazzo ha lasciato il carcere di Modena. È tornato nel Cremonese, si è trovato una casa e un lavoro. La sua vita ricomincia da qui.
L’avvocato Barbiero porterà gli ex genitori adottivi di nuovo in Tribunale a Cremona: tra un mese intenterà contro di loro una causa civile perché siano condannati a risarcire integralmente il danno patrimoniale causato a quel bambino adottato «senza né colpa né peccato» e abbandonato dopo soli cinque giorni.
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