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Tumore prostata, per molti pazienti basta monitoraggio attivo

Stessa sopravvivenza a 15 anni rispetto a chirurgia e radio. Lo rivela studio presentato al congresso della European Association of Urology in corso a Milano

Daniele Duchi

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redazione@laprovinciacr.it

13 Marzo 2023 - 11:44

Tumore prostata, per molti pazienti basta monitoraggio attivo

CREMONA - Negli uomini che ricevono una diagnosi di tumore alla prostata localizzato, il monitoraggio attivo può essere una valida alternativa ad un intervento terapeutico. Uno studio presentato al congresso della European Association of Urology in corso a Milano e pubblicato in contemporanea sul New England Journal of Medicine mostra infatti che, in questi pazienti, il monitoraggio attivo garantisce tassi di sopravvivenza a 15 anni di circa il 97%, sovrapponibili a quelli della radioterapia e della chirurgia. La ricerca ha preso in considerazione 1.643 uomini a cui era stato diagnosticato un cancro alla prostata localizzato, divisi in tre gruppi: 545 assegnati a essere sottoposti a monitoraggio attivo, 553 a a prostatectomia e 545 a radioterapia.

Dopo 15 anni di osservazione, i ricercatori hanno riscontrato una mortalità per cancro alla prostata del 3,1% nel gruppo sottoposto a monitoraggio attivo, del 2,2% in quanti erano stati sottoposti a prostatectomia, del 2,9% in quanti avevano ricevuto la radioterapia. Sebbene il monitoraggio abbia garantito la stessa sopravvivenza risparmiando gli effetti collaterali degli altri trattamenti, non è però esente da svantaggi: i pazienti rimasti in osservazione presentavano un rischio più alto di sviluppare metastasi (il 9,4% contro il 4,7% di chi aveva ricevuto l'intervento chirurgico e il 5% di chi aveva fatto la radio). Più alto anche il rischio di progressione clinica della malattia.

Inoltre, circa 2 pazienti in monitoraggio su 3 nel corso dei 15 anni necessitavano comunque della chirurgia o della radioterapia. «Quando prendono decisioni sulle modalità di gestione della malattia, gli uomini con carcinoma prostatico localizzato di nuova diagnosi e i loro medici possono dedicare del tempo a soppesare attentamente il rapporto tra danni e benefici dei trattamenti», concludono i ricercatori, secondo cui resta comunque fondamentale sviluppare strategie più affidabili per distinguere i tumori della prostata più aggressivi da quelli meno pericolosi. (ANSA)

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