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IL PUNTO

Noi, attori e registi del futuro turistico

Cremona e la provincia sono stati in passato set perfetti per grandi produzioni cinematografiche, ma l'appeal del territorio è andato scemando negli anni. È il momento di tornare a valorizzarlo con investimenti e inventiva. La lezione del caso ‘Chiamami con il tuo nome’

Paolo Gualandris

Email:

pgualandris@laprovinciacr.it

05 Marzo 2023 - 05:00

Noi, attori e registi del futuro turistico

«Costruisci oggi quello che conta per il tuo futuro» è il titolo di una serie di eventi dei mesi scorsi organizzati dall’Alma Mater Studiorum-Università di Bologna, il più antico ateneo del mondo. Ma è anche il principio che dovrebbe animare amministratori e imprenditori quando si accingono a compiere scelte decisive che possono influire sul progresso della collettività. E la provincia di Cremona che cosa ha da offrire, oggi e domani, al mondo? Certamente le sue eccellenze agroalimentari e industriali. Spesso scorda però di poter «esporre» il proprio lato migliore: se stessa.

Cioè un territorio che certo non manca di storia, di potenti suggestioni, di scorci emozionanti. Si pensi non solo alla bellezza dei centri storici con le loro antiche piazze e strade, con lo spettacolo dei palazzi, ma anche all’unicità delle campagne, alla meraviglia delle antiche cascine che le costellano. Puntiamo poi lo sguardo sulla natura, sul fulgore dei fiumi, dei canali e delle risorgive. Cremona, Crema, Casalmaggiore, certo, ma anche Soncino e Pandino con rocca sforzesca e castello visconteo, Pizzighettone con la rarità architettonica delle casematte.

E via discorrendo: ogni comunità vanta almeno un buon motivo per essere visitata. La domanda è semplice: perché non portare fin d’ora all’incasso tutto questo singolare patrimonio invece che piangersi addosso per quanto non c’è (collegamenti, infrastrutture, capacità ricettiva) e che richiede tempo e ingenti investimenti per essere messo a terra? L’occasione per avviare una riflessione e fornire una risposta è rappresentata da Travel Hashtag.

Si tratta dell’evento-conferenza itinerante in cui approfondire gli scenari che si delineeranno nel prossimo futuro relativamente all’industria del turismo. Unica tappa italiana, si terrà il 21 e 22 al Museo del Violino e a Palazzo Trecchi. Due giorni, con Cremona al centro, di confronto sul tema del turismo culturale, dall’ospitalità al turismo accessibile alla valorizzazione del territorio, tra tradizione, innovazione e sostenibilità. E allora proviamo a buttare lì una provocazione nella speranza che possa diventare elemento di riflessione collettiva e, magari, di azione.

Prendiamola un po’ alla larga tornando al 2018, anno di uscita nelle sale cinematografiche di tutto il mondo di ‘Chiamami col tuo nome’, la pellicola diretta da Luca Guadagnino, con Armie Hammer e Timothée Chalamet come protagonisti. Sarà anche per l’effetto Oscar (l’Academy le ha assegnato quello alla migliore sceneggiatura non originale) e Premio David di Donatello, ma cinque anni dopo è ancora forte traino di turismo: nel 2022 sono stati registrati quasi ventimila ingressi all’Infopoint della Pro loco di Crema, quasi la metà di turisti stranieri, in arrivo dai cinque continenti.

E c’è da pensare che gli arrivi siano stati molti di più: non tutti passano dall’ufficio di piazza Duomo. Visitatori stregati dalla bellezza dei luoghi e attratti da una geniale intuizione di Vincenzo Cappelli, presidente della Pro Loco di Crema, che ha piazzato il tavolino e le due biciclette originali esattamente dove erano nel film, facendo diventare quell’angolo un luogo cult per selfie che hanno letteralmente fatto il giro del mondo. Impagabile promozione per la città, inarrivabile occasione di incassi per l’intero indotto. I titolari di hotel, ristoranti e bar possono confermarlo. Tutto questo per dire che a volte basta davvero poco per portare a casa tanto.

Il cinema, dunque, come volano per il turismo. Un’idea certamente non nuova. Cremona e l’intera provincia sono stati in passato set perfetti per grandi produzioni. Pensiamo a «I promessi sposi» di Francesca Archibugi, miniserie tv del 2004, a «La signora delle camelie», miniserie diretta da Lodovico Gasparini, con Francesca Neri (2005) o a «Stradivari» di Giacomo Battiato con Anthony Quinn e Stefania Sandrelli (1986-87). E ancora al «Violino rosso» di François Girard, con Carlo Cecchi e Greta Scacchi (1998), a «La febbre» di Alessandro D’Alatri Fabio Volo (quanti visitatori ha portato al cimitero di Cremona!), del 2005.

Puntiamo l’attenzione sulle date: per lo più parliamo di produzioni del secolo scorso o degli inizi degli anni Duemila. L’appeal del territorio come set è andato attenuando fin quasi a scomparire. E allora sarebbe il caso di riaprire questa partita. Camera di commercio, Provincia, Comuni possono allearsi mettendo sul tavolo risorse economiche per tornare a rendere attrattiva la provincia di Cremona alle grandi produzioni. Da soli però i denari possono non bastare. Ci vuole anche fantasia. E allora perché non riannodare antiche relazioni con il mondo del cinema? Gli «ambasciatori» cremonesi non mancano di certo.

Pensiamo a Pietro Valsecchi, amministratore delegato di Taodue film, che ha «firmato», tra gli altri, tutti i successi di Checco Zalone. Al regista cremasco Marco Tullio Giordana e alla sceneggiatrice cremonese Cristiana Mainardi, compagna di avventure cinematografiche anche di Walter Veltroni, Silvio Soldini e Cristina Comencini. E ancora: agli attori Dario Cantarelli, Enzo Iacchetti, Isabella Aldovini. Per non parlare di Ricky e Gianmarco Tognazzi o dello scrittore e sceneggiatore Sandrone Dazieri, che ha portato proprio in città le riprese del suo «La cura del gorilla» (2006). Una pattuglia folta e autorevole che, se adeguatamente coinvolta, può fare la differenza. Cosa abbiamo da offrire? La nostra terra così come è e come potrebbe essere.

Un esempio. Pensiamo al Lungo Po di Cremona, già ora che versa in condizioni non esaltanti meta delle passeggiate di migliaia di cremonesi. Immaginiamolo vivo e splendente, come una Rive Gauche tutta nostra, con un’adeguata manutenzione, un’illuminazione che ne valorizzi la suggestione, con «baracchini» e ristorantini sparsi qua e là, con manifestazioni che si susseguano lungo la bella stagione (le rare volte che se ne sono viste, è stato un gran successo). I cremonesi amano quel tratto della loro città. Farlo amare anche fuori si può. Basta volerlo mettendosi tutti insieme, amministrazione comunale, canottieri, imprenditori del settore. Con molto meno in termini di bellezza, altre città hanno fatto molto di più.

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