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GIUDIZIARIA: LE SENTENZE

Ciclista investito e risarcito, niente processo per l'automobilista: «Grazie alla riforma Cartabia»

Prima della sua introduzione, per tutte le ipotesi di reato di lesioni stradali colpose gravi, il procedimento penale aveva inizio automaticamente, senza necessità di querela. La nuova normativa premia i comportamenti virtuosi

Francesca Morandi

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fmorandi@laprovinciacr.it

24 Febbraio 2023 - 18:36

Ciclista investito e risarcito, niente processo per l'automobilista: «Grazie alla riforma Cartabia»

CREMONA - L’8 marzo del 2019, un ciclista di 79 anni venne investito da un’auto in piazza Cadorna. Ricoverato in prognosi riservata, ne è poi fortunatamente uscito. In seguito all’incidente, la conducente della Ford è stata mandata a giudizio per le lesioni personali stradali gravi cagionate all’anziano, immediatamente risarcito. Niente processo. Il giudice, Chiara Tagliaferri, ha disposto il non doversi procedere per difetto di procedibilità. Mancava la querela. È l’effetto della riforma Cartabia, invocata oggi dall’avvocato Gabriele Fornasari, difensore dell’automobilista che aveva già risarcito la vittima. Circostanza, questa, «premiata dalla riforma Cartabia».

La giudice Chiara Tagliaferri


Prima della riforma, per tutte le ipotesi di reato di lesioni stradali colpose gravi e gravissime, con prognosi dai 40 giorni in su, era prevista la procedibilità d’ufficio: il procedimento penale aveva inizio automaticamente, senza che fosse necessaria una querela da parte del soggetto offeso. Una circostanza davvero gravosa, con conseguenze il più delle volte eccessivamente punitive nei confronti del conducente del veicolo con torto. Nella maggior parte dei casi, infatti, non sono ‘pirati della strada’ e non incorrono nelle aggravanti della guida in stato di ebbrezza o sotto l’effetto di sostanze stupefacenti, per cui si procede d’ufficio.

L'avvocato Gabriele Fornasari

«Nel mio caso — spiega l’avvocato Fornasari —, l’incidente è stato banale: una circostanza sfortunata». «Per fortuna, è intervenuta la riforma Cartabia, premiando anche i comportamenti virtuosi — prosegue il legale —. Se chi ha cagionato il danno fa di tutto perché la propria assicurazione risponda, se anche fosse stata sporta querela, sarebbe poi stata rimessa. La nota positiva è che si valorizza la fase propositiva dell’imputato che va incontro alle esigenze della persona offesa o cerca di fare in modo che la persona offesa venga ristorata per il danno sofferto». Nel caso in esame oggi, il ciclista non aveva fatto la querela.

«Ma anche se l’avesse fatta, per accedere al risarcimento avrebbe dovuto rimetterla. È una delle condizioni che, normalmente, vengono proposte dall’assicurazione. Ma c’entra anche la riforma Cartabia. Poniamo che il signore avesse sporto querela. Per l’ imputato, se rimane la perseguibilità d’ufficio, dal punto di vista penalistico è indifferente che la persona offesa venga risarcita o meno, perché il processo va comunque avanti. Ma se come prevede la riforma Cartabia, si va a perseguibilità soltanto con la querela di parte, per l’imputato è importante che la persona offesa sia risarcita, perché ciò consente di chiudere il processo penale. Ecco perché la condotta riparatoria è così rilevante».

In aula, l’avvocato ha sottolineato che «nel caso di specie, per questo tipo di reato, gli effetti deflattivi della riforma ben si coniugano con le esigenze di giustizia sostanziale dal momento che l’assenza di aggravanti, la condotta dell’imputata e le condotte riparatorie già attestano come il perseguimento di questa fattispecie di reato non costituisca una reale necessità. L’aver rivisto il regime di procedibilità di questo reato pare, almeno in questo caso, davvero opportuno».

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