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RIPALTA GUERINA: LA STORIA

Mamma aviatrice: la 34enne supersonica tutta aereo e famiglia

Incontro del Rotary Visconteo a Villa Toscanini col capitano Sara Frizzera. La pilota di caccia militari: «Si rischia la vita per passione e per la patria»

Stefano Sagrestano

Email:

stefano.sagrestano@gmail.com

23 Febbraio 2023 - 05:20

Mamma aviatrice: la 34enne supersonica tutta aereo e famiglia

RIPALTA GUERINA - Sara Frizzera è la prima mamma pilota di aviogetto, nella fattispecie i caccia Tornado, dell’aviazione italiana. Una storia fatta di passione per il volo, tenacia, capacità di superare gli ostacoli che inevitabilmente si parano davanti a chi apre una strada mai percorsa prima. La 34 enne trentina è di stanza alla base area di Ghedi, dov’è capitano del sesto stormo, i «Diavoli rossi». L’altra sera, ha affascinato soci e ospiti del Rotary club Pandino Visconteo, intervenuti alla conviviale a villa Toscanini.

Presentata dal presidente Fabiano Gerevini, Frizzera si è raccontata e ha risposto a domande e curiosità sulla sua professione, sul suo essere donna in un ambiente al 90% maschile e sulla sua maternità. Tailleur giacca e pantaloni grigi – «ho avuto l’ok dal mio comandante a presentarmi in borghese» – capelli biondi tagliati a caschetto e parzialmente raccolti, un fisico agile e minuto, una femminilità evidente unita a una forza d’animo e di pensiero che cattura.

«Se non avessi la passione non farei questo lavoro. Diventare pilota, superare il concorso e l’addestramento è stato un percorso davvero molto duro». L’istituto tecnico aeronautico a Forlì, dunque già lontana da casa da ragazzina, poi l'accademia e tutto il percorso che l'ha portata a diventare capo coppia.

«Mi sono confrontata in un ambiente di retaggio prevalentemente maschile - continua Frizzera -, ma ho capito che il mio essere donna è un punto di forza, ancora di più quando è nato mio figlio Leonardo. Ho cominciato a far uscire la mia empatia, che poi è quella della stragrande maggioranza delle donne. Adesso ricopro un po’ il ruolo di mamma o, se vogliamo, di sorella maggiore del gruppo. Questo è un lavoro molto particolare, siamo spesso in missione, stiamo lontani da casa settimane. Inevitabile che tra noi si crei un rapporto praticamente fraterno».

Sposata con un militare che lavora all'estero, Frizzera riesce a conciliare famiglia e lavoro. «Chiaro che si debba essere organizzati, Leo ad esempio frequenta due asili: a Ghedi e poi a casa dei miei in Trentino, dove lo portiamo quando siamo entrambi in missione. Sfruttiamo al massimo le giornate che trascorriamo con lui, dico sempre che non è importante il quanto, ma la qualità del tempo che si dedica ai figli». Il capitano ha ormai superato le mille ore di volo su diversi velivoli, tra cui i Tornado, in più c'è il simulatore.

«Non è come stare in cielo, ma aiuta a perfezionarsi continuamente». Alle spalle anche esperienze di addestramento in Spagna, importanti occasioni di confronto con i piloti degli altri Paesi della Nato. «Non sono mai stata impegnata in teatri operativi, ma sarei ovviamente pronta a partire domani – conclude Frizzera –: i Tornado volano sempre in coppia, il capo missione e il gregario. Ho dunque la responsabilità anche dell’altro equipaggio. Sappiamo cosa rischiamo, ma lo facciamo per la nostra passione, per le nostre famiglie e per la patria. Può sembrare una frase fatta, ma è l’ideale che ci dà la forza per andare ogni mattina al lavoro, sapendo di poter rischiare la vita».

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