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SAN GIOVANNI IN CROCE

Si è spento a 93 anni Adalberto Manara, l'ultimo cordaio del paese

Conosciuto come ‘Il curdin’, proprio in virtù della sua professione più particolare di un tempo, se n’è andato mentre si trovava ospite della Fondazione Giuseppe Aragona

Davide Luigi Bazzani

Email:

davideluigibazzani@gmail.com

21 Febbraio 2023 - 15:26

Si è spento a 93 anni Adalberto Manara, l'ultimo cordaio del paese

Adalberto Manara era stato soprannominato ‘Il curdin’

SAN GIOVANNI IN CROCE - Era l’ultimo cordaio vivente in paese e alcuni giorni fa si è spento. Adalberto Manara era conosciuto in paese come ‘Il curdin’, proprio in virtù della sua professione più particolare di un tempo. Se n’è andato a 93 anni, mentre si trovava ospite della Fondazione Giuseppe Aragona. Nato a Cividale Mantovano, avrebbe compiuto 94 anni il prossimo 5 maggio. La sua classe di nascita, infatti, era il 1929. Con lui si è chiuso anche un pezzo di storia del paese.
Manara era una persona molto conosciuta, sia per il fatto che a casa produceva le corde, anche nautiche, ma pure perché aveva fatto diversi lavori, tutti in contemporanea. Un uomo di altri tempi, abituato alla fatica, all’impegno e al sacrificio.

Adalberto, che aveva sposato Piera Brunelli, scomparsa una ventina di anni fa, da cui aveva avuto due figlie, Lucilla e Isabella, e un figlio, Luciano, si era dato sempre molto da fare nella sua vita, insomma. Basti dire che la sua giornata tipo iniziava di notte, come addetto al trasporto e alla consegna del latte ai caseifici: per dirla con termine più semplice, ‘menalatte’. Terminata quella mansione, partiva per i mercati della zona, ma anche abbastanza lontani, vendendo attrezzature da ferramenta e pesca. Pure quello un lavoro pesante, soprattutto per vincere i rigori dell’inverno, all’aperto. Al pomeriggio Manara rientrava a casa e iniziava a confezionare le sue corde da provetto artigiano. Prodotti realizzati con grande cura, molto ricercati tra l’altro proprio per la loro qualità. Un lavoro che ricorda quello tipico della vicina Castelponzone, dove esiste anche il museo dedicato ai cordai.

Realizzare una corda artigianalmente richiedeva molta attenzione e precisione. Adalberto maneggiava la canapa, la fibra usata per produrre le corde, con maestria. Conosceva bene la tecnica, che prevede prima la pulizia, eliminando le impurità e il legno interno, poi la filatura. Il filo veniva poi avvolto su una bobina e intrecciato, Infine c’era la finitura: la corda finita veniva spalmata con la pece o altri prodotti, in modo da renderla più resistente all'acqua, all'abrasione e alle intemperie. Di tutto ciò resta la testimonianza in immagini.

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