L'ANALISI
20 Febbraio 2023 - 05:15
Un suggestivo momento dell’ordinazione con il novello diacono sdraiato sul pavimento della chiesa
CASTELLEONE - La lunga e tanto attesa camminata tra ali di folla nella chiesa parrocchiale della sua città: per Mario Pedrinazzi, ieri mattina, si è concretizzato il sogno nato da una chiamata, una vocazione. Adesso è diacono permanente. A insignirlo del «primo grado dell’ordine sacro» è stato il vescovo di Cremona Antonio Napolioni: «Il diaconato – ha ricordato il presule al nuovo membro del clero – è missione quotidiana, è impegno ogni giorno al servizio della propria comunità». Napolioni ha anche elogiato la parrocchia locale, definendola: «La terra fertile castelleonese».
Mario Pedrinazzi, 54 anni, è un ragioniere di Castelleone. O, sarebbe meglio dire, è anche quello. Sì, perché, il novello diacono è in realtà, da sempre, un volto noto e un protagonista stimato del mondo solidale ed ecclesiastico sotto alla Torre Isso. Laureato in Scienze religiose, attivo all’oratorio, animatore liturgico, membro del consiglio pastorale e presidente della commissione liturgica. È anche amico d’infanzia del sindaco Pietro Fiori che, infatti, era ieri in prima fila con la fascia tricolore ad assistere allo storico momento: «La scelta di mettersi al servizio della sua comunità, una volta di più, è solo la riconferma di ciò che Mario ha sempre fatto – è stato il commento a caldo del primo cittadino –. Persona splendida e preziosa per Castelleone. Per la nostra città un momento importante».
E non si tratta di retorica: l’ordinazione diaconale di Pedrinazzi è, a tutti gli effetti, un passaggio storico per il borgo col «secondo Torrazzo». L’ultima volta che un vescovo aveva imposto le mani per conferite tale titolo era il 1999. Da allora sono passati 24 anni. «Un anno per noi incredibile», ha infatti rimarcato l’arciprete don Giambattista Piacentini che ha ricordato come questo passaggio anticipi un secondo momento di enorme valore, vale a dire il conferimento del sacerdozio al diacono Alex Malfasi che prenderà ufficialmente la talare il prossimo giugno.
In chiesa, ovviamente, c’erano anche la moglie Marialuisa e il figlio Marco. Perché Pedrinazzi è diacono ma anche padre di famiglia e marito. E questo importante traguardo, ha ricordato, l’ha condiviso con la sua famiglia. La prima delle due. La seconda sono i parrocchiani di Castelleone. E a loro, infatti, ha dedicato nel giorno più importante una toccante lettera pubblicata su La Squilla, il bollettino pastorale: «In tanti in questi giorni mi avete chiesto se sono pronto. Rispondo sempre che non lo sono, che mi affido allo Spirito, che se ogni vocazione nasce dallo sguardo di Gesù chiedo a lui di continuare a guardarmi. Il frutto dello Spirito si valuta dalla gioia in cui si sperimenta la risposta alla chiamata. La strada per arrivare qui non è stata sempre gioiosa, lo ammetto: le difficoltà sono state molte. Il mio augurio è che questa gioia ora si faccia strada, che Dio continui ad agire nella mia vita».
Al termine della celebrazione una festa con gli amici di sempre e i parenti nell’oratorio che ha vissuto da bambino, da adolescente e da adulto. «Ogni aspetto di questa giornata – ha raccontato subito dopo la messa – è stato emozionante oltre ogni aspettativa. Dalla preparazione allo svolgimento, sino ai momenti finali. Le parole del vescovo Napolioni – prosegue Pedrinazzi – mi hanno toccato profondamente. Il fatto che abbia rimarcato come il diaconato si sviluppi all’interno della famiglia è molto importante. E non a caso mi ha invitato ad abbracciare, proprio dopo i miei fratelli diaconi, i miei cari». Guardando al futuro, e nello spirito di quanto affermato dal presule, e cioè che «la diaconia è missione dell’intera comunità», ha già lanciato un appello a tutti i castelleonesi. L’ha fatto nello stile di chi, peraltro, ha calcato anche i campi di calcio: «Dopo tanti allenamenti e attese arriva il momento di entrare in campo, ma la partita deve ancora iniziare. Chiedo a tutti di fare il tifo per me».
Chi è il diacono? Precisa la Diocesi di Cremona: «Il cristiano adulto che, per la grazia del sacramento dell’Ordine, diviene segno visibile di Cristo servo del Padre e dei fratelli, e animatore della diaconia nella Chiesa. Con l’imposizione delle mani del vescovo diviene ministro ordinato, per sempre, inserito nella comunione e nella missione della chiesa». Ma tra diacono e sacerdote, cosa cambia? In massima sintesi: il primo può essere sposato (o sposarsi), il secondo no. Il sacerdote presiede la messa, il diacono può assisterlo (eucarestia, servizio durante la funzione). Entrambi partecipano al mondo del volontariato di fede. Entrambi sono ordini sacri, non laicali.
FOTO: FOTOLIVE/JACOPO ZANINELLI
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