L'ANALISI
19 Febbraio 2023 - 19:34
CREMONA - «Amate i vostri nemici e pregate per quelli che vi perseguitano». Un Vangelo esigente, quello di oggi; tanto più esigente se a proclamarlo è la comunità ucraina, ormai a un anno dall’invasione russa, iniziata il 24 febbraio 2022. È quanto accaduto oggi pomeriggio nella cripta del patrono, in Cattedrale, dove si sono radunati oltre una cinquantina di ucraini presenti nella nostra città, donne la gran parte, molte delle quali impegnate come badanti o collaboratrici nelle famiglie o in strutture cremonesi.
Prima del rito religioso, una guida di CrArt ha brevemente illustrato ai convenuti la bellezza, monumentale e spirituale, del nostro Duomo. La ‘Divina liturgia’ (così è chiamata la messa nelle diverse Chiese orientali) è stata celebrata secondo i canoni della Chiesa greco-cattolica ucraina, greca perché conserva la tradizione liturgico-teologica bizantina, cattolica perché in comunione con il Papa e con la Chiesa di Roma. A presiederla, giunto da Bergamo, padre Vasil Merchuk che, in alcune considerazioni raccolte poco prima della celebrazione, ha manifestato «un animo colmo di tanto dolore e preoccupazione per la nostra patria e per i nostri cari. Quasi in ogni famiglia c’è qualcuno che sta combattendo, io ho già perso tre amici di scuola», non nascondendo il fondato timore che il prossimo 24 febbraio segni un ulteriore, devastante attacco a tutto il territorio dell'Ucraina, compreso quello occidentale.
La bandiera giallo blu spiccava nella prima fila, mentre le donne intonavano i canti, appassionati e dolenti, della loro terra, accompagnati dal tintinnare del turibolo, agitato dal celebrante. All’altare anche il rettore della Cattedrale, monsignor Attilio Cibolini, e don Pierluigi Codazzi, direttore della Caritas e della Casa dell'Accoglienza, presso la quale, ogni settimana, la comunità ucraina si riunisce in preghiera. La liturgia, quasi tutta cantata, si è svolta prevalentemente in lingua ucraina, con alcune invocazioni in greco e parti tradotte e ripetute in italiano (Vangelo, omelia, Credo, Padre nostro).
Per la Chiesa ucraina, ha spiegato nell’omelia padre Vasil, quella di ieri era la ‘Domenica del Perdono’, vigilia della Quaresima, dedicata al chiedere misericordia a Dio, e a domandare e donare perdono gli uni agli altri: «Entriamo in Quaresima cercando di pacificarci, chiedendo la grazia di poter perdonare ed essere perdonati». Particolare riconoscenza ha voluto esprimere a Cremona per l’ospitalità e il conforto e al vescovo Antonio Napolioni (che ha seguito il rito seduto tra i fedeli) per avere concesso agli ucraini di celebrare in una cripta che certamente ha già raccolto, lungo i secoli, «tante preghiere e tante lacrime» e dove molta gente «ha ricevuto sollievo dal Signore».
Il vescovo è salito all'ambone dopo la Comunione (distribuita con il cucchiaino e sotto le due specie del pane e del vino) e, ricollegandosi alle esigenze del Vangelo e alle parole di padre Vasil, ha fatto propria l'invocazione di pace osservando che purtroppo «l'umanità riscopre periodicamente la guerra come tentazione per risolvere i problemi, ma è una follia» e invitando alla preghiera perché «Dio squarci il cuore dei potenti» e li riconduca alla memoria vera delle loro radici cristiane.
Dalla comunità ucraina, con l’applauso a monsignor Napolioni, il dono dell’icona della ‘Madonna di Vladimir’ (dalla città nella cui Cattedrale venne portata nel XII secolo), nota anche come ‘Madre di Dio della tenerezza’, che ha offerto al presule l’occasione di ricordare i due viaggi compiuti in passato in Ucraina e in Russia, la sua visita alla Galleria di Mosca nella quale l’originale è conservato, e la venerazione di cui è oggetto da parte di entrambi i popoli oggi in guerra fra loro. Il rito si è concluso con la benedizione delle candele. Era previsto un rinfresco alla Casa dell’Accoglienza, ma gli orari di lavoro di molte partecipanti hanno imposto di limitarlo a un gelato e a un caffé all’uscita dalla Cattedrale.
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