L'ANALISI
16 Febbraio 2023 - 05:20
Il presidio davanti all'azienda
SESTO - Da Correggio, dove si trova il quartier generale della Grandi Pastai Italiani, la domanda al ministero dello Sviluppo Economico, per la concessione della cassa integrazione straordinaria in deroga, non è ancora partita. Ma il ritardo non sarebbe imputabile all’azienda, bensì ai tempi della burocrazia. Dunque i 54 ex lavoratori della Bertarini devono aspettare e attingere al serbatoio della pazienza.
«È tutto ancora fermo — spiega la segretaria generale della Fai Cisl Paola Marazzi — l’azienda deve attendere il via libera dal ministero dello Sviluppo Econonico per sbloccare i fondi stanziati dal Governo, un via libera che non è ancora arrivato. Al momento buono e noi speriamo al più presto, verremo convocati in teleconferenza proprio dal ministero, per concordare con la Regione, che ci sta seguendo con grande disponibilità, le altre fasi di una procedura che, per noi, è totalmente nuova. Quello che ci auguriamo — la sottolineatura — è che l’ammortizzatore sociale arrivi e soprattutto duri fino alla fine dell’anno».
Due, comunque, le notizie positive: la prima è che sarà pagato, come conferma la stessa sindacalista, lo stipendio di gennaio ai lavoratori. La seconda, che alcuni operai sono nel frattempo riusciti a trovare un altro lavoro e quindi si licenzieranno autonomamente. Vuol dire che finalmente, almeno per loro, la classica buona stella ha dato una mano. «Ci hanno informati e siamo molto contenti di questa nuova fase, prima di tutto per i lavoratori interessati», conferma Marazzi. Ma com’è la giornata tipo, che ormai da due mesi a questa parte, ogni operaio e impiegato è stato costretto a reinventarsi?
«I miei ritmi — fa sapere Gabriele Cima della Rsu aziendale — sono collegati al ruolo che ho, vale a dire un contatto quasi giornaliero con Paola Marazzi e con i colleghi di lavoro che aiuto nella compilazione dei curriculum da inviare alle varie ditte per trovare una nuova assunzione o prendendo appuntamento per le persone che devono dare le dimissioni. Poi — continua Cima — per il momento mi sono dato più tempo per la famiglia e come nonno cerco di tenermi occupato il più possibile; comunque adesso che sei senza occupazione ti rendi conto di quello che ti hanno tolto: la dignità del lavoro».
«Stiamo aspettando con ansia e trepidazione la Cassa — confida un’altra ex dipendente del raviolificio — ci hanno detto che arriverà, ma per il momento non ci hanno fatto ancora firmare niente. Ci hanno detto che bisognava aspettare l’esito delle elezioni regionali, ma le votazioni ormai le hanno fatte e hanno confermato ancora il presidente Attilio Fontana; quindi siamo tutte sul chi va là, ormai nella nostra testa ci siamo convinti che Bertarini non riaprirà più, ma non riusciamo a metterci il cuore in pace».
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