Cerca

Eventi

Tutti gli appuntamenti

Eventi

VERSO LE ELEZIONI REGIONALI

«Sviluppo». La missione di Mirko Signoroni

La campagna elettorale del Terzo Polo. Le priorità del presidente della Provincia candidato

La Provincia Redazione

Email:

redazioneweb@laprovinciacr.it

10 Febbraio 2023 - 08:52

«Sviluppo». La missione di Mirko Signoroni

Mirko Signoroni, candidato per il Terzo Polo, in redazione

CREMONA - Mirko Signoroni, funzionario di banca 49enne, presidente della Provincia al secondo mandato come sindaco di Dovera, si presenta alle Regionali da candidato consigliere per il Terzo Polo (Italia Viva).

Siamo alla fine della campagna elettorale: come l’ha vissuta?
«Con emozione e dedizione: l’ascolto fuori degli schemi ordinari di amministratore, mi ha consentito di vedere aspetti meno noti e di costruire relazioni inaspettate. Ho percepito anche molta attenzione sui temi e le proposte che presentiamo e devo dire che c’è stata sintonia e visione comune sullo sviluppo del nostro territorio».

Incontrando i cittadini, quali sono stati i temi sui quali l’hanno più sollecitata?
«Sia cittadini che imprese hanno richiesto una diversa mobilità e più servizi alla comunità. Il sud Lombardia per diverso tempo è stato abbandonato a se stesso. Da tempo sollecitiamo Trendord e Regione per un nuovo corso, ma le criticità aumentano e restano senza soluzione. Ciò vale anche per le grandi opere viarie: le imprese e le associazioni di categoria chiedono la realizzazione del corridoio autostradale Cremona-Mantova che, al di là delle promesse, deve esser sostenuto finanziariamente dalla stessa Regione, con tempi certi. Inoltre, i cittadini vogliono servizi alla famiglie, ai giovani, soprattutto dalle zone meno industrializzate, per avere opportunità di crescita per tutti: dalla sanità all’insediamento di nuove attività produttive, con adeguate misure di sostegno alle nuove imprese e a coloro che fanno dell’innovazione un elemento cardine dell’impresa stessa».

Alla luce delle novità emerse sul raddoppio dei costi del secondo ponte della Paullese sull’Adda a Spino (da 21 a 38 milioni di euro), come dovrà intervenire la Regione?
«Serve un cronoprogramma degli interventi preciso e sostenuto da adeguati stanziamenti a bilancio che , ad oggi, non vedo. Inoltre bisogna fare i conti dell’aumento delle materie prime e con i maggiori oneri finanziari che le stesse opere richiedono: vale sia per le infrastrutture stradali, fra cui il ponte a Spino d’Adda, sia per il nuovo ospedale a Cremona. Ma è chiaro che il nostro territorio deve poter vantare la stessa interconnessione stradale, moderna e funzionale, delle altre province. Crema, Cremona e Casalmaggiore, sia per quanto riguarda la ferrovia che il trasporto viario, devono poter contare su una rete stradale che connetta velocemente anche le piccole comunità verso Milano e verso il Mantovano. Certo si parla di investimenti milionari, ma non possiamo esser la provincia al top per settori primario e secondario e poi dover scontare un profondo gap infrastrutturale. Ne va dell’artigianato e del commercio oltre che dell’occupazione. Quindi, come vi è stato un proficuo piano Marshall della Regione, ve ne deve essere uno per gli investimenti infrastrutturali, che vanno al di là delle riqualificazioni ed opere minori, seppur importanti per la sicurezza».

Negli ultimi giorni sono emerse preoccupazioni per la scarsità di precipitazioni e la conseguente possibile nuova crisi idrica della primavera estate 2023. Come affrontare il problema per evitare i disastri dell’anno scorso, che avevano particolarmente colpito il settore agricolo?
«Serve un nuovo piano Marcora per l’agricoltura, di strategia di medio periodo: burocrazia regionale più snella, dove l’autocertificazione sia tale e non vengano richiesti documenti a supporto, certezza nei tempi delle graduatorie. E nel Psr vanno previste azioni a supporto delle aziende e degli enti per fronteggiare i cambiamenti climatici. Non parlo solo di interventi quali vasche di laminazione, sacche di riserva e invasi, ma anche di manutenzione dei canali, di risorse economiche per gestire al meglio ciò che ogni anno, purtroppo, viene a mancare maggiormente, l’acqua. Gli stessi bacini potranno esser riutilizzati per la produzione di energia rinnovabile a carattere idroelettrico o tramite impianti fotovoltaici flottanti, coniugando così soluzioni di sovranità alimentare ed energetica. Ma ciò richiede anche investimenti sul piano ambientale, sulla riforestazione e sulla manutenzione dell’alveo del Po. Le somme così stanziate dal Pnrr per il Grande fiume non devono tradursi esclusivamente in interventi di riattivazione delle lanche, ma in progetti sulla difesa arginale e per la conservazione della risorsa idrica. Un contesto in cui le aziende agricole e le nostre produzioni di eccellenza devono avere la priorità, dopo l’uso umano. E tutto questo non va distinto — anzi deve essere parte integrante — dal discorso sulla decarbonizzazione che, al di là della nascenti comunità energetiche, deve puntare su autosufficienza e sviluppo delle rinnovabili, dove suolo, acqua e aria sono i tre fattori interagenti fondamentali».

Commenta scrivi/Scopri i commenti

Condividi le tue opinioni su La Provincia

Caratteri rimanenti: 400