L'ANALISI
25 Gennaio 2023 - 10:45
CASALMAGGIORE - Dare ai genitori la possibilità di scegliere che cognome dare al figlio neonato — se quello del padre, quello della madre o entrambi — a distanza di quasi sette mesi dal via si è rivelata un flop, anche nel territorio casalasco. Basti dire che a Casalmaggiore, su 64 bimbi nati dal primo giugno 2022 a ieri, sono stati solo quattro i casi in cui è stato chiesto di aggiungere al cognome del padre anche quello della madre e nessuno ha chiesto di anteporre quello della madre.
A Piadena Drizzona non ci sono state richieste, così come a Martignana di Po e a Torre de’ Picenardi, per citare alcuni centri del territorio. A San Giovanni in Croce invece si è registrato il caso di una ragazza di 29 anni che ha chiesto di aggiungere il cognome della madre a quello del padre. La procedura è ancora in corso e si attende l’ok definitivo della Prefettura. Anche a Gussola si è registrato un solo caso.
Tutto è partito con la sentenza della Corte Costituzionale pubblicata il primo giugno dello scorso anno, che ha dichiarato l’illegittimità costituzionale dell’articolo 262, primo comma, del codice civile, «nella parte in cui prevede, con riguardo all’ipotesi del riconoscimento effettuato contemporaneamente da entrambi i genitori, che il figlio assume il cognome del padre, anziché prevedere che il figlio assume i cognomi dei genitori, nell’ordine dei medesimi concordato, fatto salvo l’accordo, al momento del riconoscimento, per attribuire il cognome di uno di loro soltanto».
L’illegittimità costituzionale è stata estesa anche alle norme sull’attribuzione del cognome al figlio nato nel matrimonio e al figlio adottato. La Corte ha stabilito che il cognome «deve comporsi con i cognomi dei genitori», nell’ordine dagli stessi deciso, fatta salva la possibilità che, di comune accordo, i genitori attribuiscano soltanto il cognome di uno dei due. Di conseguenza, l’accordo è imprescindibile per poter attribuire al figlio il cognome di uno soltanto dei genitori. In mancanza di tale accordo, devono attribuirsi i cognomi di entrambi i genitori, nell’ordine dagli stessi deciso. Qualora, inoltre, non vi sia accordo sull’ordine di attribuzione dei cognomi, la Corte Costituzionale — nella stessa sentenza — ha precisato che si rende necessario l’intervento del giudice.
Negli uffici anagrafe del territorio si respira una certa perplessità rispetto a quanto avvenuto. «Prima che uscisse la sentenza, non era infrequente sentire lamentele per la impossibilità di attribuire il cognome materno al figlio. Ora che la possibilità c’è, non viene utilizzata», è uno dei commenti. C’è anche da dire, secondo un altro parere, che «in caso ad esempio di un secondogenito, il doppio cognome lo differenzierebbe dal primo, che resterebbe con un solo cognome, salvo venisse fatta una richiesta, dall’iter comunque abbastanza complesso. Per questo alcuni rinunciano in partenza». Anche se, pur rari, esistono casi di fratelli che hanno in un caso un solo cognome e nell’altro due.
Va detto però che le indicazioni date nella sentenza non si sono poi tradotte, come invece era stato richiesto con urgenza, in una legge che superasse alcuni problemi aperti. Per questo, l’attribuzione del doppio cognome continua a presentare incertezze legislative, problemi burocratici e vari tipi di ostacoli che probabilmente ne rallentano l’adozione. La Corte aveva anche sollecitato il Parlamento a occuparsi con urgenza delle leggi che avrebbero dovuto recepire il provvedimento, indicando i princìpi da seguire e chiarendo alcuni degli aspetti e dei dettagli derivanti dall’applicazione della sentenza.
Per esempio, sarebbe stato necessario regolamentare l’eventuale moltiplicazione dei cognomi man mano che le persone con il doppio cognome avranno figli, così come, appunto, l’eventuale differenza tra fratelli o sorelle con un cognome diverso. Un altro aspetto da chiarire era la possibile modifica dei cognomi assegnati in passato adeguandosi alle nuove leggi, visto che tutte le norme dichiarate costituzionalmente illegittime riguardavano le persone appena nate, a cui non era ancora stato attribuito il cognome. Un intervento legislativo in questo senso non è però mai arrivato.
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