L'ANALISI
11 Gennaio 2023 - 19:50
Mario Riccio in mezzo agli avvocati Valeria Bini e Paolo Antonini
CASALMAGGIORE - Anno 2019. Marco Poli è assessore al Bilancio, Salvatore Gianfranco ai Servizi sociali. Mario Riccio, l’anestesista di Cremona che nel 2006 staccò la spina a Piergiorgio Welby, è responsabile del reparto di Rianimazione all’ospedale Oglio Po.
Ma è anche consigliere generale dell’Associazione Luca Coscioni e membro della Consulta di Bioetica. Ed è in tale veste che il 24 gennaio di quell’anno interviene sul sito www.associazionelucacoscioni.it e su un’agenzia di stampa per prendere posizione su un emendamento proposto dal Movimento 5 Stelle in relazione al bio-testamento.
«Di fronte alla notizia della modifica della legge sulle Dat (Disposizioni Anticipate di Trattamento) che determina l’impossibilità di usufruire di tali disposizioni, poiché la proposta di modifica comportava che le dichiarazioni dovessero essere depositate al comune di nascita e non al comune di residenza», Riccio annuncia «l’intenzione di procedere con un’azione di ‘obbedienza’ ai principi della legge sul testamento biologico, della giurisprudenza e della nostra Costituzione». Cinque giorni dopo, i due assessori gli danno del «medico nazista» su un giornale online.
Da oggi, Poli e Salvatore sono a processo per diffamazione. Riccio si è costituito parte civile con gli avvocati Paolo Antonini e Valeria Bini. Teste del pm onorario Silvia Manfredi, sarà sentito all’udienza del 31 maggio prossimo.
«Obbedienza civile? La morte per compassione stia lontana dall’Oglio Po». Ed ancora: «Abbiamo trovato non casuale e sinistro il fatto che essa sia stata rilasciata nell’immediata ricorrenza del Giorno della Memoria. Come non associare questa dichiarazione con il tristemente famoso programma T4», precisando che «l’Aktion 4 è il nome convenzionale con cui si designa il programma nazista di eutanasia che, sotto responsabilità medica, prevedeva in Germania la soppressione di persone affette da malattie genetiche inguaribili e da portatori di handicap. Vite ritenute indegne di essere vissute, comunque. Si stima che l’attuazione del programma T4 abbia portato all’uccisione di un totale di 200.000 persone».
Ed ancora: «Di tante cose abbiamo bisogno fuorché di una pubblicità che lo indichi come luogo di incontro con una morte per compassione; ecco che un medico , anziché farsi prossimo in fedeltà al giuramento di Ippocrate, si offre di diventarne carnefice».
Dieci del mattino di oggi. In aula c’ è Poli. Al termine dell’udienza lampo, i difensori degli ex assessori, gli avvocati Elisa Carpi per Poli, , Francesca Sinelli e Alberto Fontana per Salvatore, non rilasciano dichiarazioni.
Parla, invece, Riccio. «Io ho espresso un parere circa una proposta di modifica del registro del testamento biologico, quindi siamo lontani, a distanza galattica, dalla morte assistita. E ho espresso il mio parere senza fare alcun riferimento al mio ruolo funzionale di responsabile della struttura dell’ospedale. Dopo alcuni giorni mi trovo questa pubblicazione, questo commento. Il contenuto faceva , invece, espliciti riferimenti alla mia attività all’ospedale Oglio Po, sostenendo che ci fosse quasi un pericolo: ‘Morte per compassione’. Hanno fatto riferimento ad un fatto drammatico, l’Olocausto, rilevando anche la formula farmacologica con la quale venivano sterminati gli ebrei. Ci è sembrato che i contenuti fossero assolutamente gravi, inadeguati anche perché in riferimento alla mia attività, mettendo molto a rischio, a mio parere, il rapporto che c’è stato con l’utenza stessa. Un cittadino casalasco che legge che potenzialmente c’è un ‘medico nazista’ … Sottolineo l’autorevolezza dei due commentatori: due assessori comunali, persone che hanno a loro tempo ricevuto un consenso popolare, sono state sottoposte al giudizio della cittadinanza, sono stati elette. Sono rappresentativi di una comunità casalasca e ciò mi sembra ancora più grave, perché non era una conversazione da bar dell’uomo qualunque, ma di soggetti estremamente qualificati».
La direzione di Asst non si è mai mossa. «A me non risulta che l’ospedale abbia fatto azioni di difesa non tanto nei miei confronti, ma dell’immagine dell’ospedale», sottolinea Riccio.
Ed in questi quattro anni, non c’è mai stato «alcun avvicinamento» a Riccio da parte di Poli e Salvatore per trovare «una definizione amichevole» auspicata ieri dal giudice.
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