L'ANALISI
02 Gennaio 2023 - 05:05
CREMA - Da un lato l’impennata del costo dei materiali, che rimescola al rialzo le previsioni di spesa. Dall’altro i ritardi nella consegna di quanto indispensabile per i cantieri, ritornati in attività all’unisono, una volta archiviata l’emergenza sanitaria. Nel mezzo, gli sgambetti della burocrazia e l’affanno del caro bollette. È una tempesta perfetta, quella che trascina nel vortice, politicamente parlando, le opere che, almeno sulla carta, avrebbero dovuto rappresentare il biglietto da visita della giunta di Fabio Bergamaschi.
Avviate o comunque incardinate nel precedente mandato amministrativo, quando l’attuale sindaco reggeva i Lavori pubblici da assessore di un’amministrazione di centrosinistra al secondo mandato consecutivo, la cui nuova squadra di governo rappresenta di fatto la continuità, i pronostici davano i primi mesi del suo esecutivo costellato dai tagli dei nastri. Ma così, almeno per il momento, non è. Anzi, sono giusto fondamenta, calcestruzzo e pilastri a creare i primi grattacapo.
A rilento gli scavi del sottopasso veicolare, destinato a superare lo scoglio della barriera ferroviaria, liberando il quartiere di Santa Maria dall’incubo delle sbarre abbassate al passaggio a livello e permettendo quindi lo sviluppo dell’area nord-est. Ma pure la ristrutturazione del velodromo Baffi pare ancora sui tornanti, più che lanciata nella volata finale. Ancora meno rosea, restando in tema di maglie ciclistiche, la situazione al Bocciodromo, dei cui lavori l’amministrazione non si occupa in prima persona, ma che resta comunque la proprietaria dell’edificio.
E che dire, poi, del sogno di regalare ai vigili del fuoco una caserma degna del terzo millennio? In questo caso, è la palude ministeriale a permeare il progetto. Ma negli uffici di piazza Duomo, da un decennio, ci si arrovella per liberarsene. Infine il ponte, quello sul Serio di via Cadorna. A quando il consolidamento che pareva cosa fatta? Tutto da rifare: i costi sono lievitati e i portali in ferro, che impediscono in altezza l’accesso ai mezzi pesanti, sembrano destinati ad ornare ancora a lungo i cento metri di carreggiata, sorretta da travi di ferro che sentono il peso dei cent’anni di storia e dei tre milioni di passaggi veicolare l’anno «Ma senza rappresentare un pericolo», il mantra delle ultime stagioni amministrative.
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