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IL LUTTO

Addio Gianluca!

E' morto a Londra dov'era ricoverato da giorni: il campione cremonese lottava da anni contro un tumore al pancreas

La Provincia Redazione

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06 Gennaio 2023 - 10:28

Addio Gianluca!

CREMONA - Gianluca Vialli si è arreso dopo aver lottato per oltre 5 anni contro un tumore al pancreas. Era ricoverato a Londra da alcune settimane, nello stesso ospedale dove si era sottoposto alle prime terapie dopo aver scoperto la malattia nel 2017. La famiglia di Vialli ha confermato la morte dell’ex campione con una nota. «Con incommensurabile tristezza annunciamo la scomparsa di Gianluca Vialli - fanno sapere -. Circondato dalla sua famiglia è spirato la notte scorsa dopo cinque anni di malattia affrontata con coraggio e dignità. Ringraziamo i tanti che l’hanno sostenuto negli anni con il loro affetto. Il suo ricordo e il suo esempio vivranno per sempre nei nostri cuori». 

Che la situazione stesse peggiorando lo si era capito già qualche settimana fa, quando l'ex giocatore di Cremonese, Sampdoria, Juventus e Chelsea aveva annunciato un periodo di pausa dalla Nazionale per concentrare tutte le sue forze nella lotta contro la malattia. Poi la notizia del ricovero in una clinica londinese e le voci su un improvviso aggravamento, legate anche al viaggio nella capitale britannica dell’anziana madre. Per tutto il periodo del ricovero Gianluca Vialli è stato assistito dalla moglie Cathryn e dalle due figlie, Olivia e Sofia.

Nelle ultime settimane i famigliari e gli amici erano partiti in diverse occasioni per raggiungere Gianluca: l’anziana madre, la signora Maria Teresa, aveva lasciato Cremona alla volta di Londra, con l'altro figlio Nino, per stare al suo fianco. Anche il fraterno amico Massimo Mauro, che con lui ha creato la “Fondazione Vialli e Mauro”, per finanziare la ricerca contro la Sla, gli è sempre stato vicino.

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Gianluca Vialli era nato all’ospedale Maggiore di Cremona il 9 luglio 1964 e da vent’anni viveva a Londra. Da bambino giocava a pallone all’oratorio di Cristo Re. A 13 anni il suo prof di lettere, Franco Cistriani , lo scoprì e lo portò al Pizzighettone. Subito dopo è arrivato alla Cremo, dove ha raggiunto la promozione prima in B e poi in A.

Conservava ricordi splendidi del presidente Luzzara insieme a Miglioli, Bettoli, Mondonico, Vincenzi, Favalli. Diceva sempre che i suoi genitori gli avevano insegnato a volare molto basso: "Mi hanno spronato a studiare: ho frequentato l’istituto per geometri solo per quattro anni, poi ho scelto di completare il percorso, riuscendo a diplomarmi a 27 anni. Noi calciatori siamo abbastanza ignoranti, ma va detto che molti sono costretti ad andarsene da casa molto presto. Io posso dirmi fortunato, almeno nell’uso dei congiuntivi. Sono orgoglioso di essere cremonese. Oggi la vecchia casa di Grumello che fu di mio nonno è la mia base italiana. Ci porto spesso le mie figlie perché capiscano da dove arriva il papà».

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UNA CARRIERA AL TOP

Dalla Cremonese alla Sampdoria. Questi i suoi ricordi: "A Genova mi sembrava di essere in vacanza. Lì il presidente Mantovani mi ha fatto capire quanto sia importante motivare le persone. Ed è stato meraviglioso realizzare il suo sogno: vincere senza essere la squadra di una grande piazza. Dopo aver conquistato il campionato, abbiamo perso la finale della Coppa dei Campioni a Wembley, anche per colpa mia, che ho sbagliato alcuni gol".

A 28 anni è passato alla Juventus, "una società straordinaria in cui ho imparato tantissimo, soprattutto che lo stemma è più importante del nome che hai sulle spalle. Sono stato l’ultimo capitano della Juve al alzare la Champions League, ma vi giuro che avrei voluto vedere la foto di Buffon accanto alla mia nel tunnel dello stadio di Torino".

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Poi è approdato a Londra: "Dopo quattro anni mi hanno chiesto gentilmente di andarmene e il destino mi ha portato a Londra, dove sono diventato giocatore-allenatore. Un ruolo strano, ma meraviglioso: io, comunque, mi facevo giocare quasi sempre. Poi ho deciso di fare solo l’allenatore e ho trascorso due anni al Watford. Quindi è arrivata la chiamata di Sky e ho detto subito di sì. D’altra parte, non c’è niente di meglio che essere pagato per guardare partite di calcio. Grazie al pallone ho fatto tante cose. Anche sesso per la prima volta. Un mio amico mi presentò a sua cugina dicendole ‘Lui un giorno sarà famoso e tu potrai dire di avergli fatto perdere la verginità’. Lei ci è cascata».

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LA MALATTIA

Della sua malattia Vialli ha sempre parlato con franchezza: «Parlo del cancro con franchezza. E a volte, proprio come adesso, mi capita di commuovermi. Sono un collezionista di mantra, che adoro perché sanno riassumere in poche parole messaggi complessi. Ho scelto i migliori per raccontare la mia storia: il progetto è piaciuto molto a Mondadori, che lo ha trasformato in un libro. Con l’ultimo dei mantra ho scelto di condividere con i lettori la mia malattia, per far sì che le persone dicano «grazie a te non ho mollato».

E del cancro diceva: «Per me il cancro non è una cosa da sconfiggere: ho deciso di trattarlo come un’esperienza da superare, in compagnia di un ospite indesiderato che non va fatto arrabbiare. Spero che prima o poi si stufi e mi saluti».

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