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IL SECOLO DEL RE DELL'AGRICOLTURA

Terra, Rotary e beneficenza: le 100 candeline di Mondini

Oggi il compleanno dell’imprenditore di Castelverde, simbolo della genialità nelle campagne cremonesi

Riccardo Maruti

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rmaruti@laprovinciacr.it

29 Dicembre 2022 - 05:10

Terra, Rotary e beneficenza: le 100 candeline di Mondini

CASTELVERDE - «Cascina Cantarane», recita il cartello all’imbocco del vialetto di ghiaia, orlato da una doppia fila di alberi in schiera elegante, come Corazzieri sull’attenti. Negli echi palustri del nome del casale, che sorge a poche centinaia di metri dall’abitato di Castelverde, continua a risuonare una storia straordinaria: in quel fazzoletto di pianura cremonese, dove un tempo gracidavano le rane e che ora è un’azienda-modello, è simbolicamente racchiusa l’intera evoluzione dell’agro-zootecnia locale a partire dal secolo scorso.

Un secolo tondo. Perché, proprio oggi, di anni ne compie cento Pietro Mondini: il «padrone di casa» è l’uomo che ha saputo indirizzare le sorti dell’agricoltura e dell’allevamento in provincia di Cremona, mettendo al servizio del sistema territoriale la sua visione lungimirante e la sua azione diplomatica. Da presidente della Camera di Commercio e da fondatore dell’Associazione Provinciale Allevatori, da firmatario dell’atto di nascita della Fiera di Cremona e anche da assessore comunale. Ma, ancor di più, da uomo di relazioni capace di ispirare le strategie della politica (pur senza aver mai messo il proprio nome su una tessera di partito) grazie al suo pensiero avveduto, alle sue parole garbate, al suo sorriso gentile.

Oggi, da decano degli allevatori cremonesi, è un punto di riferimento imprescindibile per le nuove generazioni. Per moltissimi è il «cavalier Mondini», per qualcuno è il «commendator Mondini». In pochissimi sanno che, in realtà, il presidente della Repubblica lo ha nominato Grande Ufficiale: uno dei più alti riconoscimenti dell’Ordine al merito. Però mai sbandierato, in linea con il suo stile sobrio e riservato. Piero — come lo chiamano gli amici di sempre — preferisce il cono d’ombra alle luci della ribalta, si sente più a suo agio nel dietrolequinte che in prima linea. E a chi glielo fa notare, risponde semplicemente con il suo solito sorriso, che spunta cordiale sotto gli immancabili baffi, perfettamente curati. A un vero galantuomo, d’altra parte, non servono proclami né titoli.


Pietro Carlo Mondini è nato alla Cascina Cantarane il 29 dicembre 1922: «Ho preso il primo nome dal nonno paterno — spiega — e il secondo dal monsignore che mi ha battezzato, uno zio di mia madre». Mamma si chiamava Teresa Tommaselli e la sua famiglia era originaria di Malagnino. Nelle vene di papà Francesco, invece, scorreva sangue bresciano: «Nonno Pietro veniva da Cigole e acquistò quest’azienda nel 1921». All’epoca le rane cantavano ancora. «Della mia infanzia in cascina ricordo soprattutto gli splendidi carri trainati dai cavalli». Con memoria di ferro, Mondini torna agli anni dell’asilo trascorsi «dalle suore a Cappella de’ Picenardi».

Poi le elementari: «Le ho frequentate alla Trento e Trieste. Sono stato così bene che ci ho mandato tutte le mie figlie». Il ricordo più bello? «Quel tema che il maestro sventolò con orgoglio, il racconto di un ragazzo costretto ad affrontare l’improvvisa perdita del papà». Una sorte che, poco dopo, è diventata drammatica esperienza diretta per Pietro: «Nell’aprile del ’34 mio padre morì per una peritonite fulminante. Mamma si ritrovò vedova a soli 33 anni, mentre mia sorella Milena di anni ne aveva appena 7».

Mondini ha dovuto indossare presto i panni del capofamiglia, subito dopo le scuole: «Mi sono iscritto al liceo scientifico, ma mi è bastato poco per rendermi conto che non mi piaceva. Mia madre, allora, mi ha spedito dai Rosminiani a Domodossola. Ho resistito meno di tre settimane. Allora mi sono iscritto al liceo classico, a Cremona». Dove scoppiò la passione per le lettere antiche: «Ho studiato il greco e ho preso la licenza ginnasiale, poi ho frequentato i tre anni di liceo vero e proprio. Mia madre mi ha insegnato a rigare dritto con il suo esempio quotidiano: era una donna fortissima».


Mondini riavvolge il nastro del tempo fino agli anni della Guerra: «Sono stato chiamato alle armi l’11 febbraio 1943: finii tra gli autieri, insieme ad altri 400 universitari, all’Autocentro di Savona». Poi il trasferimento a Caserta, dove «subivamo i bombardamenti delle fortezze volanti degli americani, che incominciavano gli sbarchi. Risalendo la Penisola sono stato ricoverato all’Ospedale militare di Rimini e sono tornato qui a Cantarane per un mese in licenza di convalescenza. L’8 settembre 1943 sono riuscito a raggiungere Cremona». Subito dopo, il talento imprenditoriale sbocciò precoce: «Abbiamo avuto la soddisfazione di ricevere il secondo premio di produttività e il primo premio riservato alle grandi aziende per la sistemazione idraulica dei terreni». Poi, il 25 aprile 1953 Pietro sposò la sua Luciana, «conosciuta in spiaggia in una giornata torrida»: l’amore della vita, onnipresente nei ricordi del «cavaliere».


Sul fronte professionale, il cursus honorum di Mondini è folgorante: la presidenza dell’Associazione allevatori e quella della Camera di Commercio, l’incarico di consigliere della Banca Popolare di Cremona e di censore della Banca d’Italia, la guida del Consorzio di irrigazione e la vicepresidenza dell’Aia sono solo alcuni dei passaggi che racchiudono il senso di un percorso umano semplicemente straordinario. Votato con abnegazione allo sviluppo del territorio, con uno sguardo profondo indirizzato alla sfera sociale: Mondini ha contribuito alla costituzione dell’Associazione cremonese studi universitari, è stato co-fondatore dell’Associazione cremonese per la cura del dolore, ha promosso innumerevoli progetti umanitari attraverso il suo adorato Rotary Club Cremona — di cui è tuttora socio onorario — meritandosi la Paul Harris Fellow. In mezzo, una sequenza eccezionale di viaggi in giro per il mondo a promuovere la cremonesità: dall’incontro a Cuba con il fratello di Fidel Castro, Raul, fino alle spedizioni in Cina con i liutai della città, passando per i colloqui con i principali esponenti di tutte le stagioni della politica italiana.

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