L'ANALISI
18 Dicembre 2022 - 05:05
CREMONA - Ancora una volta, la cifra del problema della salute e della sicurezza, in Italia, in Lombardia e in provincia di Cremona, è certificata dall’Inal: da gennaio a ottobre 2022 nel Paese gli infortuni sono stati 595.569, mentre nello stesso periodo del 2021 erano stati 448.110. «È evidente che non siamo difronte ad un fenomeno passeggero, ma ad una dinamica che si sta cronicizzando, minando la salute e la vita di tante lavoratrici e lavoratori», è la prima considerazione di Dino Perboni, segretario generale della Cisl Asse del Po.
E la Lombardia non è da meno in questo pessimo quadro: da gennaio a ottobre gli infortuni sono incrementati del 36%, passando dagli 82.225 del 2021 agli 111.819 del 2022. Con il confronto fra i due mesi di ottobre 2021/2022 che attesta come da 9.062 infortuni si sia passati a 10.668, con un aumento di 1.606 casi pari a +17,7%. Gli infortuni con esito mortale in regione sono stati 140 nel 2021 e 148 nel 2022: +5,7%. «Dati agghiaccianti, ai quali non si può sottacere il fatto che occorrono maggiori investimenti per la sicurezza» commenta Perboni.
Nel territorio cremonese, nel periodo da gennaio ad ottobre 2022, gli infortuni sono aumentati del 19,7% rispetto al 2021: si è passati da 3.730 denunce a 4.466 e nel confronto ottobre su ottobre l’incremento degli incidenti è stato di 107, passando da 357 a 464 con un aumento del 30%. «Dato allarmante, quasi doppio di quello registrato in Lombardia» riflette sul quadro locale, Perboni. E purtroppo, anche gli infortuni mortali sono aumentati: se nel 2021 erano stati 5, nel 2022 sono stati più del doppio, ossia 11. «La chiara evidenza — conclude Perboni — che esiste una fortissima sottovalutazione della salute e della sicurezza in molti posti di lavoro. E che la strada per azzerare gli infortuni e le morti sul lavoro è in grandissima salita. Serve un’assunzione di responsabilità da parte di tutti per salvare vite umane».
Le cose da fare: «Rafforzare gli ispettori dell’Itl e dell’Ats in modo da aumentare i controlli; aumentare a livello territoriale l’informazione, la formazione e la prevenzione in tutti i posti di lavoro; rafforzare le forme di coinvolgimento e partecipazione degli RLS nelle aziende territoriali. E va introdotta la patente a punti — spinge Perboni — per qualificare le imprese che rispettano le norme sulla salute e sicurezza inasprendo al contempo le sanzioni per quelle che non le rispettano, anche con l’esclusione dal sistema degli appalti pubblici e privati. Infine, nel ciclo scolastico delle scuole superiori vanno introdotti percorsi formativi sulla salute e sicurezza. Ultimo, ma non per questo ultimo, riteniamo indispensabile giungere ad una definizione territoriale concorde e condivisa fra le istituzioni, le autorità competenti e le parti sociali per favorire azioni e percorsi di accrescimento della tutela della salute e sicurezza».
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