L'ANALISI
23 Novembre 2022 - 05:20
CREMONA - Si sono conosciuti nel 1981, presentati da un amico musicista in comune, e da allora non hanno mai smesso di ritrovarsi: che fosse in una sala prove o attorno ad un tavolo per pranzi e cene in compagnia, il rapporto schietto e fraterno fra Roberto Maroni e Giuseppe Rossi, direttore generale dell’Asst di Cremona, va avanti da più di quarant’anni. Suonavano insieme nella band Distretto 51 nata a Varese: ‘Bobo’ alle tastiere e all’organo Hammond, Rossi alle chitarre.
«Noi eravamo già una band, quando un giorno uno dei nostri componenti ci disse che un suo compagno di liceo suonava l’organo in chiesa – ricorda il dg Rossi –. Eravamo senza tastierista e così tutto è iniziato. Ci ha presentato ‘Bobo’ e da quel momento non ci siamo più lasciati. Avevamo un rapporto umano schietto, sincero. Parlavamo di tutto, senza alcun preconcetto da parte sua. A differenza delle etichette che talvolta gli hanno attribuito, infatti, era una persona estremamente socievole e aperta. Disponibile. Non ha mai fatto pesare i suoi ruoli istituzionali: in sala prove era uno di noi e come noi, a servizio di tutti. Nel gruppo non era né ministro né governatore. Era semplicemente ‘Bobo’. La politica? Certo, si poteva parlare anche di quella, ma assolutamente senza rancori. Da parte sua nessun connotato classista o razzista come qualcuno negli anni ha tentato di fare apparire, anzi. Fra di noi c’era una tale condivisione di bene che le divergenze d’opinione non erano certo un problema. Pensi che il nostro trombettista è da sempre di Rifondazione comunista».
Rossi spiega che Maroni ha continuato a suonare con il gruppo fino a che la malattia glielo ha concesso. Per rispetto preferisce non entrare nel merito degli ultimi due difficili anni, ma ricorda che ‘Bobo’ è sempre stato il primo a rispondere positivamente quando si parlava di organizzare qualcosa: «Fatti salvi i suoi impegni, appena poteva era con noi. Sempre partecipe alla vita del gruppo». Lo è stato anche durante il lockdown quando il Distretto 51 si è riunito, seppure a distanza, per registrare un vecchio cavallo di battaglia: Come una bugia.
In collegamento video, ognuno dalle proprie case, i componenti della band hanno suonato e cantato. Di nuovo Rossi alla chitarra, Maroni alla fisarmonica. «Caro Bobo, un grazie enorme per quello che sei stato per noi – è il messaggio condiviso ieri dalla band –: un amico grande e un compagno di suonate fantastiche. Siamo pieni di ricordi, tutti belli e preziosi». E poi un ultimo saluto, che non poteva che essere in musica citando Bruce Springsteen: «Oh-oh, come take my hand, we’re riding out tonight to case the promised land».
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