L'ANALISI
CREMONA
11 Novembre 2022 - 15:43
CREMONA - La minigonna no. Vietata. Così come gli abiti ai suoi occhi «non consoni». Divieti e minacce con la mano armata di coltello: «Guarda che fai la fine di una ragazza che è stata sfigurata al volto con l’acido». La fede nuziale lanciata in mare. Le botte e i pugni anche in faccia. L’amico assoldato per farle paura con un taglierino in mano: «Io arrivo da parte di Alaeddine. Non ti spaventare, ma ti conviene tirare via la denuncia per il mantenimento entro un mese, altrimenti sarai finita se non qua in Marocco. Ti conviene non andare dai carabinieri».
Alaeddine è Alaeddine Mahboubi, marocchino di 34 anni. L’accusa è di aver maltrattato la moglie, durante il matrimonio e anche dopo, dal 2016. Reati del codice rosso. Su richiesta della Procura, il gup Elisa Mombelli, lo ha rinviato a giudizio. La vittima si è già costituita parte civile con l’avvocato Simona Bozuffi in udienza preliminare. Il 20 marzo del 2023 comincerà il processo. Nei confronti dell’imputato non è stata emessa alcuna misura.
Durante il matrimonio erano più cazzotti che carezze, più divieti che complimenti. Maltrattamenti avvenuti, dice l’accusa, «in frequenti eccessi d’ira violenta». E quella violenza, il capo di imputazione la sintetizza in sei punti. «La percuoteva in più occasioni con pugni e calci in varie parti del corpo»; «Le impediva di vestirsi con abiti non consoni (non solo la minigonna)»; «La minacciava in plurime occasioni». Nel 2016, «durante una discussione per futili motivi, colpiva la moglie con un pugno alla mascella». Nel 2018 «le toglieva la fede nuziale e la buttava in mare, per poi colpirla con una serie di pugni al volto, facendole diventare l’occhio sinistro nero». Sempre nel 2018, «in Marocco, durante una discussione in auto, apriva la portiera dell’auto in movimento e spingeva fuori la donna».
Nel giugno del 2020 marito e moglie hanno smesso di convivere. E Alaeddine si sarebbe rivolto all’amico per minacciarla. Lei non sa chi fosse il «complice», uno sconosciuto ad oggi. Anni terribili. Perché le botte, i pugni, i calci, le minacce e i divieti hanno fatto sprofondare la donna in uno stato di prostrazione, di terrore, di avvilimento e di sofferenza. Al momento non rilascia dichiarazioni l’avvocato Luca Curatti, difensore dell’imputato, perché «ogni aspetto e contorno di questa vicenda verrà chiarito nel dibattimento».
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