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CORONAVIRUS: IL CAMBIO DI ROTTA

Covid, i medici: «La guardia rimanga alta»

Il parere dei professionisti cremonesi e cremaschi che da due anni combattono sul fronte. L’analisi e i distinguo di Pan, Balotta, Borghetti e Galmozzi. Il nodo degli organici carenti

Stefano Sagrestano

Email:

stefano.sagrestano@gmail.com

01 Novembre 2022 - 11:36

Covid, i medici: «La guardia rimanga alta»

CREMONA - Dalla prima linea cremonese e cremasca piovono critiche al provvedimento prima ipotizzato e poi confermato ieri dal governo: il reintegro dei medici e del resto del personale sanitario No Vax, sospesi dal precedente esecutivo.

Inizialmente si era parlato anche dell’eliminazione dell’obbligo di indossare la mascherina in ospedali, strutture sanitarie e case di riposo. Poi, invece, ieri la misura è stata confermata dal ministro della Salute, Orazio Schillaci, medico ed ex rettore dell’università di Tor Vergata.

Dal canto suo anche la Regione, tramite la vicepresidente e assessore al Welfare Letizia Moratti, ha precisato che rimarrà l’obbligo del dispositivo di protezione individuale da indossare in ospedali e case di riposo. Su questi temi ci sono anche dei distinguo tra i medici in forza alle Asst di Cremona e di Crema.

quattro

Angelo Pan, Claudia Balotta, Maurizio Borghetti, Attilio Galmozzi


Maurizio Borghetti lavora nella Rianimazione dell’ospedale Maggiore di Crema. A giugno si era candidato sindaco per il centrodestra e oggi è capogruppo di minoranza. «Grazie ai vaccini siamo usciti dall’emergenza in anticipo rispetto a quanto sarebbe successo se avessimo dovuto attendere la reazione anticorpale, dovuta al contagio di pressoché tutta la popolazione. Soprattutto, abbiamo avuto nettamente meno vittime di quello che sarebbe potuto accadere. Al momento, la pandemia non è più pericolosa proprio per l’ampia distribuzione di anticorpi. Il virus non attacca polmoni, cuore, reni e cervello, dove c’erano i recettori. Il Covid ha scelto la strada che gli era consentita, ovvero intacca solo le alte vie respiratorie. Oggi, infatti, chi prende il Covid, salvo rarissimi casi ha una sindrome influenzale. Sono mesi che, come radiologo, non vedo più una polmonite grave. Di fronte a questa situazione favorevole, l’obbligo di mascherine non è più così necessario, anche perché chi è particolarmente debilitato può scegliere comunque di proteggersi. Non sono d’accordo sul reintegro dei medici no vax, proprio perché si è trattato di colleghi che negli anni passati non hanno voluto capire l’importanza della vaccinazione, grazie alla quale siamo ora in questa situazione non più emergenziale».

Claudia Balotta, infettivologa cremonese che coordinò l’équipe dell’ospedale Sacco di Milano riuscendo ad identificare il ceppo italiano del Coronavirus, invita alla prudenza: «Togliere l’obbligo delle mascherine in ospedali e rsa sarebbe stato molto grave. La pandemia ha dimostrato che con l’uso delle mascherine controlliamo anche la trasmissione di altri virus e batteri. Senza dimenticare la diffusione di microorganismi resistenti agli antibiotici. Ricordo che secondo l’Oms nel 2030 avremo più decessi tra gli anziani per colpa di batteri multiresistenti che per tumori. Sui medici no vax invito a non fare demagogia. Reintegrare lo 0,4% del personale, tanti sono quelli che hanno rifiutato di vaccinarsi, non risolve il problema della carenza di professionisti. Questi colleghi non hanno capito che la vaccinazione per loro significava responsabilità nei confronti dei malati. Che almeno il reintegro sia subordinato a un corso di aggiornamento su questo tema. Anche abolire la multa di 100 euro per gli over 50 enni non vaccinati è un errore: non è giusto nei confronti dell’85% della popolazione che si è vaccinata. Mi sembra anche questa una misura demagogica per conquistare un consenso».

Sul reintegro ha un parere diverso Attilio Galmozzi, che lavora al Pronto Soccorso di Crema ed è presidente del consiglio comunale, dopo un quinquennio da assessore della giunta di centrosinistra. «Non ci sono molte alternative. Di fronte alla pesantissima carenza di personale, una situazione drammatica, per cui anche queste poche centinaia di figure possono essere una boccata d’ossigeno. Si tratta, ahimè, di una scelta non rinviabile. La cancellazione dell’obbligo delle mascherine in corsia e rsa sarebbe invece stata un suicidio. L’infezione sta correndo, è soggetta a stagionalità e l’indice Rt è in aumento. La fascia di popolazione over 65 giustamente continua a proteggersi nei luoghi affollati, indossando la mascherina».

Angelo Pan, primario di infettivologia del Maggiore, completa il quadro: «Consentire il rientro al lavoro del personale sanitario non vaccinato è un provvedimento che va contro ciò che abbiamo sempre detto da due anni a questa parte, ovvero di vaccinarsi. Il reintegro pone anche un’altra questione: dove farli lavorare? Evidente che non sia il caso di metterli in reparti con pazienti immunodepressi e oncologici. A questo punto credo saranno scelte che spetteranno alle singole Aziende socio sanitarie».

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