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Social, minori nel mirino: è allarme «adescatori»

La Polizia Postale: nel 2021 arresti raddoppiati rispetto al 2020 e +127% sul 2019. I consigli dell’esperto informatico Romano: «Monitorare sempre il telefono dei figli»

La Provincia Redazione

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26 Ottobre 2022 - 19:27

Social, minori nel mirino: è allarme «adescatori»

CREMONA - «Attenzione a chi si nasconde dietro un falso profilo di Instagram per adescare minorenni». L’allarme non è nuovo e l’appello alle famiglie alla vigilanza non è mai venuto meno, ma in questi giorni l’attenzione è più alta perché sarebbe stato notato un incremento di questa attività a Cremona e provincia. A monitorare la rete a livello nazionale è il Centro nazionale per il contrasto della pedopornografia online della Polizia postale che nel 2021 ha coordinato 5.515 complesse attività di indagine (+ 70% rispetto all’anno precedente) ed eseguito oltre 1.400 perquisizioni (+ 87% rispetto all’anno precedente). Nel corso del 2021 si è verificato, infatti, un significativo incremento dei casi di sfruttamento sessuale dei minori e di adescamento online con 137 arresti eseguiti (+98% circa rispetto al 2020) e 1.400 persone denunciate (+17% rispetto al 2020).

Nel confronto con i dati pre pandemia del 2019, l’incremento sale al +127% per le persone arrestate e del +295% rispetto ai casi trattati. La Polizia postale ha analizzato oltre 29 mila siti internet, per 2.539 dei quali è stato riscontrato il carattere pedopornografico e sono stati oscurati. Insomma occorre tenere gli occhi bene aperti. Anche perché per i genitori spesso non è facile restare tecnologicamente al passo dei figli.

Roberto Romano

Spiega Roberto Romano, esperto di informatica e docente alla Beata Vergine: «Adesso sono in voga le ‘house’. Si tratta di chat di gruppo a invito che trattano un determinato tema. Vi prendono parte migliaia di persone e non solo di solito il linguaggio e il tenore dei messaggi non è adatto a bambini e ragazzi, ma c’è anche il rischio che fra tanti partecipanti siano anche persone pericolose ‘in caccia’». L’età minima per utilizzare WhatsApp è di 16 anni, ma in realtà l’applicazione permette a chiunque di entrare dichiarando la maggiore età senza effettuare ulteriori controlli.

Stesso meccanismo per Instagram, che permette la creazione di un account «tutelato» fino ai 13 anni e rende privati di default quelli dei minori di 16 anni. «Ma — spiega Romano — una valanga di ragazzini ha un account Instagram, magari con il consenso dei genitori che per accontentare i figli hanno acconsentito a iscriverli impostando una falsa data di nascita. Ma è pericoloso perché i minori pubblicano le loro foto ed esistono mille modi per superare le barriere dell’account privato. C’è poi il caso dei minorenni che si creano un account all’insaputa dei genitori e lo nascondono. Come? Esistono delle App che permettono di nascondere altre App e anche foto o documenti. Per capire se sono installate occorre guardare la dimensione della memoria occupata: se i conti non tornano è probabile che ci sia qualcosa celato. Attenzione infine a Telegram, forse il più pericoloso perché consente l’iscrizione utilizzando solo un nickname. Dunque non si sa mai con chi effettivamente interagisce il ragazzo o la ragazza. Inoltre Telegram ha una funzione per individuare gli iscritti nelle vicinanze. Anche in questo caso il limite di età di 16 anni non è verificato dalla App».


Cosa fare? «Occorre sempre monitorare l’attività dei ragazzi. I genitori devono avere accesso al telefono dei figli e controllarlo a sorpresa periodicamente. Poi devono spiegare ai ragazzi che devono evitare di chattare con sconosciuti e di non fidarsi di chi si presenta come amico di amici o parenti. Alle persone che non si conoscono non dare mai dettagli che possano fare risalire alla propria identità. Infine la cosa forse più importante. Non avere paura di parlare con genitori o insegnanti quando succede qualcosa di strano o di brutto. Spesso chi riceve foto pornografiche o partecipa a una chat con insulti o bullismo si vergogna e tace. Invece deve rivolgersi con serenità a famiglia e scuola».

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