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ACQUANEGRA

Don Galbignani, la mostra del prete-pittore

Domani l'esposizione dei suoi quadri nella villa Comunale, nell’ambito di Poesia a strappo: «Ho cominciato da ragazzino, facevo le caricature ai clienti nel bar del mio papà, a San Martino in Beliseto»

Luca Luigi Ugaglia

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redazione@laprovinciacr.it

15 Ottobre 2022 - 17:23

Don Galbignani, la mostra del prete-pittore

ACQUANEGRA - In una mano il breviario nell’altra il pennello, verrebbe da dire. E sarebbe la verità, perché don Giuseppe Galbignani, classe 1958, dall’autunno del 2020 parroco di Acquanegra e Fengo, ha trasformato il dono di saper disegnare e dipingere in una vera e propria passione. Insomma è quello che si può definire a tutti gli effetti il prete-artista, che nei ritagli di tempo (a dir la verità sempre poco) apre il cavalletto e quando arriva l’ispirazione la coglie al volo. I risultati si vedono. Anche se non ha trasformato la canonica in un atelier, perché tante opere le ha regalate ad amici e parenti, basta andare a trovarlo in parrocchia per vedere i quadri che ha firmato ispirandosi, ovviamente, a soggetti sacri, ma non disdegnando le nature morte e le scene della nostra campagna cremonese. E comunque proprio domani ha accettato l’invito di esporre alcuni dei suoi quadri (una trentina in tutto) dalle 10 alle 18 nella villa Comunale, nell’ambito della manifestazione «Poesia a strappo» promossa al Circolo Poetico Correnti guidato da Alberto Mori e dal Centro Scrittura Cremonese.

«Mi è sempre piaciuto fare i ritratti – confessa do Giuseppe - ho cominciato da ragazzino facendo le caricature ai clienti che entravano nel bar del mio papà, l’osteria di famiglia Da Bortolo a San Martino in Beliseto; mi nascondevo dietro al bancone con il blocchetto in mano e poi facevo vedere i disegni a mio papà che li indovinava tutti, dicendomi i nomi dei vari personaggi, perché erano davvero somiglianti; ricordo che uno di loro assomigliava tantissimo al regista Hitchcock». Continua il sacerdote: «La passione ce l’ho ancora, non ho messo da parte l’arte e compatibilmente con il tempo, qualcosa faccio ancora, perché sono convinto che la pittura, come la musica, è un’altra forma di elevazione dello spirito».

È il classico autodidatta don Galbignani, perché è entrato in Seminario con il diploma di ragioniere, non con quello del liceo artistico. «Ho sempre avuto questa predilezione per l’arte – spiega lui - perché non sono mai stato uno sportivo, il calcio per esempio non mi ha mai attirato, ho sempre avuto più che la voglia di correre dietro ad un pallone quella di dare spazio alla mia inventiva e creatività, per cui piano piano mi sono istruito come fanno tutti quelli che si arrangiano per conto loro, fino a quando il mio parroco don Giuseppe Bombeccari mi ha regalato il libro Impara l’arte, che ho divorato, nel senso che ho utilizzato per studiare le varie tecniche e le ho provate tutte, raffigurando icone, scene della Crocifissione, nature morte, dall’olio su tela al pastello acquerellabile, dalle cosiddette sanguigne alla riproduzione su legno della Madonna realizzata dal pittore senese del primo Rinascimento Sano di Pietro. La mia produzione, anche con la china e la matita a tempera, comprende pure dei ritratti, come quello che a 16 anni ho fatto a mia sorella Carolina che all’epoca ne aveva 6 ed è stata bravissima a posare».

Si è sempre fidato anche dei suggerimenti di chi ne sapeva più di lui, il don: «Finiti gli studi ho cominciato a frequentare il gruppo artistico Leonardo a Cremona – continua il parroco - dove ho conosciuto pittori del calibro di Giorgio Mori e Alberto Tira e in quel periodo ho imparato molto l’uso dei colori e dei piccoli dettagli, facendo tesoro anche dei consigli degli esperti, come quello che mi ha dato un pittore che veniva nel bar da mio papà e mi diceva che nella pittura a olio non bisogna mai usare il nero». Ergo, domani un salto in Comune ad Acquanegra bisogna farlo. «La signora Marina Grazioli - conclude il don – che purtroppo è mancata alcuni mesi fa, mi aveva fatto promettere che prima o poi avrei portato i miei quadri ad una delle iniziative culturali che lei organizzava sempre con grande amore e professionalità: glielo dovevo».

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