L'ANALISI
08 Ottobre 2022 - 05:00
CREMONA - Aperto dalle proteste dei residenti e dei titolari degli alberghi del centro, i primi perentori nel chiedere «notti dove sia possibile dormire» e i secondi altrettanto chiari nel lamentare «la possibile perdita di clienti» dovuta al chiasso, e proseguito con i confronti alla ricerca di soluzioni equilibrate da parte di Comune e operatori del commercio, oltre che accompagnato dai controlli dedicati delle Forze dell’Ordine, il dibattito sulla «movida molesta» si arricchisce del contributo della Fipe-Confcommercio, che rappresenta i pubblici esercizi e ritiene opportuno chiarire la propria posizione.
Premessa: «La movida non può e non deve assumere una connotazione negativa — precisa il presidente Alessandro Lupi — perché è una delle forme di risposta alla domanda di relazionalità ed interazione sociale e coincide, di fatto, con una fruizione pubblica, collettiva e virtuosa degli spazi pubblici, integrati positivamente dai locali gestiti dai privati». L’analisi, poi: «Anche noi di Fipe condanniamo comportamenti poco rispettosi della quiete dei residenti e del decoro urbano per non parlare dei casi di ‘mala-movida’ che nulla hanno a che fare con le nostre attività e il nostro lavoro quotidiano.
È necessario trovare un punto di equilibrio per migliorare la qualità della vita di chi si diverte e di chi risiede nelle zone del divertimento perché è essenziale consentire alle aziende di somministrazione di svolgere nel miglior modo possibile la propria attività nell’interesse stesso della città e della sua economia. Con questa finalità stiamo collaborando da tempo con l’amministrazione comunale dando massimo supporto per determinare soluzioni condivise che, nel tutelare le esigenze di decoro e di quiete dei residenti, non arrivino a penalizzare lo svolgimento dell’attività lavorativa dei nostri associati».
Le proposte: più controlli oppure l’attuazione di una regolamentazione più stringente in materia di liberalizzazione delle attività di somministrazione per evitare un’offerta fuori controllo che determina la conseguente presenza di operatori che non si possono ritenere professionisti del settore.
Emiliano Bruno, vicepresidente Fipe Confcommercio, aggiunge: «I pubblici esercizi puntano sulla qualità della loro offerta e sulla professionalità del personale perché siamo convinti che solo attraverso le competenze e una costante attività di formazione e sensibilizzazione degli operatori, sia possibile arginare fenomeni come quello della ‘mala-movida’, lontana dalla nostra cultura e dalle nostre tradizioni e oggi purtroppo alimentata da chi vende e/o somministra, spesso abusivamente, alcol a basso costo o infrangendo leggi e regole. L’estate appena trascorsa ha consentito alle nostre aziende di riprendere a lavorare dopo due anni di pandemia ed ora, purtroppo, ci ritroviamo un momento molto complesso sia per noi che per i nostri clienti a causa dei costi insostenibili causati dal caro bollette». Conclusione: «In questo difficile periodo dovremmo evitare che comportamenti degeneranti di pochi singoli avventori trasformino la movida dà opportunità a problema, creando un ulteriore ed inappropriato danno di immagine ai pubblici esercizi».
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