L'ANALISI
DRAMMA
07 Ottobre 2022 - 09:42
BRESCIA - Una trattativa «lunga e complessa», conclusa nel modo migliore perché «tutto è andato per il verso giusto». Parola di Mirko Gatti, luogotenente dei carabinieri - in servizio al Nucleo investigativo della compagnia di Cremona - che, a Roncadelle in provincia di Brescia, ha convinto un padre separato di 34 anni ad uscire dalla casa in cui si era barricato con il figlio di quattro anni.
Il militare, negoziatore arrivato da Cremona, ha parlato per ore con l’uomo: dal pomeriggio di mercoledì 5, quando si è chiuso in casa dopo aver strappato il bambino all’assistente sociale, a metà mattinata di ieri.
«Abbiamo subito percepito che la negoziazione poteva andare bene perché il padre continuava a ripetere di provare un grande amore per il figlio».
La svolta? «Quando in mattinata ci ha fatto parlare con il bambino dopo la lunga notte di trattative e silenzi. Abbiamo pensato che la strada intrapresa era quella giusta e così ci siamo avvicinati alla porta di casa e ci ha aperto. Il fatto che avesse in braccio il figlio in quel momento era una garanzia che non avrebbe fatto nulla di male a noi e a lui. E così - conclude il luogotenente Gatti - ci siamo seduti tutti al tavolo con l’uomo, mentre il bambino giocava con un collega carabiniere con una assistente sociale». E l’incubo è finito per tutti.
«Non è una persona cattiva. Ha un amore incredibile per il figlio che sfocia in ossessione e questo gli fa commettere gesti clamorosi. Quanto commesso è molto grave, ma è il gesto di un uomo disperato», spiega l’avvocato Alberto Scapaticci, legale del 34enne, che in mattinata, indossando un giubbino antiproiettile, era arrivato sulla porta di casa del suo assistito per convincerlo ad uscire di casa e ad arrendersi. Come poi ha fatto. (ANSA)
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