L'ANALISI
28 Settembre 2022 - 05:20
CREMONA - Un altro vertice, la stessa preoccupazione, di nuovo l’appello che incornicia un’esigenza inderogabile: aiuti concreti, e adesso, o sarà la fine. Già allo stremo, con la sensazione sempre più chiara che potrebbe già essere tardi, Fipe Confcommercio si è riunita in assemblea a Palazzo Vidoni. Tema: la crisi energetica e, provando almeno per un attimo a superarla, le proposte possibili. «In aggiunta agli scarsi provvedimenti del vecchio Governo» la puntualizzazione che mostra plasticamente la sofferenza di un settore, quello dei pubblici esercizi, che non vede luce in fondo al tunnel.
Confronto in sala Guerrini: al tavolo i vertici dell’associazione e gli operatori del comparto. È indicativo già il messaggio iniziale: «Siamo qui per condividere un presente drammatico e per proporre soluzioni ad un futuro che si prospetta altrettanto difficile per tutto il comparto del terziario: commercio, turismo, logistica, servizi e professionisti».
Parla per primo Alessandro Lupi, presidente provinciale di Fipe: «Non consideriamo completamente soddisfacente il sostegno collegato ai provvedimenti del decreto Aiuti Ter e auspichiamo che il nuovo esecutivo preveda urgentemente ulteriori e maggiori ristori per tutti i pubblici esercizi che hanno registrato, o registreranno nel prossimo autunno-inverno, incrementi assurdi dei costi dei consumi elettrici e di gas — attacca l’esecutivo Draghi sperando in quello Meloni —. Noi, così come i nostri clienti, siamo vittime di una situazione surreale, che sta portando le nostre aziende velocemente alla chiusura».
Segue appello ai sindaci: «Mi rivolgo a tutti i primi cittadini dei Comuni della nostra provincia chiedendo un piccolo aiuto concreto per i pubblici esercizi che, in questi tre anni di pandemia e crisi, nonostante le numerose difficoltà, hanno animato le piazze e le vie di città e paesi. Dalla nostra assemblea è emerso, ad esempio, che per i pubblici esercizi sarebbe fondamentale sospendere il pagamento della Tari e togliere completamente la tassazione dei plateatici per i prossimi mesi del 2022 e per tutto il 2023».
Prosegue Andrea Badioni, presidente di Confcommercio Cremona. E non ha buone notizie da piazzare sul tavolo: «Si rafforza ulteriormente il giro d’allarme che avevamo lanciato in estate in diverse occasioni: ciò che non ha fatto la pandemia ai servizi ed al commercio, rischiano di farlo gli insopportabili costi energetici; il nostro osservatorio nazionale stima prudenzialmente che alla prima metà dei 2023, almeno 120 mila piccole imprese del terziario saranno a rischio chiusura, con la perdita di oltre 370 mila posti di lavoro. In questa situazione drammatica, molte delle nostre imprese si stanno riorganizzando per sopravvivere, riducendo i servizi o cambiandoli con strategie di difesa fai da te perché quanto messo in atto con il DL Aiuti Ter è una goccia che cade in un deserto aridissimo».
Al nuovo governo, Confcommercio chiede di riproporre le misure emergenziali della fase pandemica in materia di riduzione del capitale sociale e di sospensione temporanea degli ammortamenti: «Sarebbe opportuno potenziare interventi per gli strumenti di garanzia, l’allungamento della durata dei prestiti garantiti e il rinnovo delle moratorie — entra nello specifico Badioni —. Così come servirebbero soluzioni che consentano, in deroga temporanea ai principi contabili, un ammortamento pluriennale dei costi energetici».
Anche Marco Stanga, presidente provinciale di Federmoda, presente alla riunione come vicepresidente di Confcommercio, rimarca come per i negozianti la situazione sia ugualmente critica: «Al momento non così grave come per i pubblici esercizi — marca la differenza tra chi già è spalle al muro e chi, invece, potrebbe ritrovarcisi presto —, ma per lavorare dobbiamo illuminare vetrine ed area vendita e questo inverno dovremo riscaldare i nostri negozi. Con il caro bollette le famiglie affronteranno un inverno complicato e questo porterà ad un drastico calo dei consumi: il nostro Ufficio Studi di Confcommercio Imprese per l’Italia stima che avremo un Natale con 2,5 miliardi di consumi in meno rispetto al terzo quarto del 2022».
Tirando le fila del dibattito, conclude Stefano Anceschi, direttore di Confcommercio: «Per le nostre aziende il futuro è molto preoccupante: da sabato 1 ottobre, secondo quanto prospetta l’autorità dell’energia Arera, il costo di luce e gas aumenterà in modo rilevante per le piccole attività e per le famiglie; il gas non è mai stato così caro in questo periodo (in media 236 euro al MWh in agosto e 205 euro a settembre) e secondo le stime degli esperti per dicembre l'elettricità potrebbe raggiungere la cifra assurda di 880 euro al megawattora. Il prossimo autunno-inverno sarà per l’economia la stagione più glaciale degli ultimi decenni perché per molte imprese del terziario al 30 settembre scadranno i contratti annuali ed avranno oggettivi problemi per il rinnovo perché oramai sono poche le società energetiche disposte a offrire contratti a prezzo fisso, e quelli che osano farlo propongono prezzi assurdi, anche attorno a 1 euro al chilowattora. Infine, va osservato che dal 1° gennaio sull’elettricità si chiuderà il segmento delle tariffe tutelate per le imprese, che dovranno rivolgersi esclusivamente ai contratti liberi».
Copyright La Provincia di Cremona © 2012 Tutti i diritti riservati
P.Iva 00111740197 - via delle Industrie, 2 - 26100 Cremona
Testata registrata presso il Tribunale di Cremona n. 469 - 23/02/2012
Server Provider: OVH s.r.l. Capo redattore responsabile: Paolo Gualandris