L'ANALISI
13 Settembre 2022 - 12:09
L'edilizia settore trainante
CREMONA - Soltanto 22 province italiane su 107 hanno lasciato alle spalle nel 2021 la crisi causata dal Covid superando la ricchezza prodotta nel 2019 a valori correnti. Più della metà di quelle province si trova in Campania e Sicilia. Crescite al top del valore aggiunto si registrano a Enna +2,9%, contro la media nazionale del -1,2%.
A Cremona la variazione è stata pari a -1,56%, dato che che la colloca al 68º posto. Al primo, come detto, c’è Enna , all’ultimo Bolzano con -5,32%. Quanto al valore aggiunto pro capite, Cremona sale di tre posizioni rispetto al 2019, con 29.262 euro. Lì la classifica è guidata da Milano (49.331 euro di valore aggiunto pro capite) e chiusa da Agrigento, con 14.503 euro pro capite. Se si esaminano i vari settori, nell’agricoltura la variazione percentuale del valore aggiunto a prezzi base correnti fra 2019 e 2021, Cremona occupa il 62º posto con -0,42%. Nell’industria la variazione in provincia è stata pari a +0,37% (70ª posizione), nei servizi -3,52% (70ª posizione) e nelle costruzioni +14,17%, dato che vale la 44ª posizione tra le province italiane.
Un quadro non privo di dati che lasciano perplessi quello che emerge dall’analisi realizzata dal Centro Studi Tagliacarne e Unioncamere sul valore aggiunto provinciale del 2021 e i confronti con il 2019, che è una delle tradizionali attività di misurazione dell’economia dei territori realizzata dal sistema camerale.
«Tra il 2021 e il 2019 - spiegano gli autori dello studio - difficoltà di recupero si riscontrano in particolare lungo tutte le province bagnate dal Mare Adriatico (-1,8%), in Toscana (-2,4%) e nel Triveneto (-2,3%).
È soprattutto l’edilizia, grazie alle misure di sostegno governative, a segnare gli incrementi di valore aggiunto più elevati (+12,6%), con punte superiori al 30% nell’Umbria e in gran parte della Sicilia. In crescita anche l’industria manifatturiera, che pure sfiorando solo il 2%, contribuisce in maniera significativa alla ripresa dato il suo peso sull’economia. A fare più fatica è, invece, il comparto dei servizi (-2,7%) su cui pesa la difficile rimonta delle attività connesse al turismo (-27,2%) con riflessi negativi soprattutto sulle città metropolitane».
«Il Covid ha rimescolato la geografia produttiva del Paese. Registriamo, infatti, la crisi della tradizionale direttrice adriatica dello sviluppo e il rilancio di quella tirrenica, una differenziazione dei fenomeni di crescita nel Mezzogiorno, difficoltà di diverse aree del Triveneto e il rafforzamento delle performance della provincia rispetto a quelle dei grandi centri metropolitani». È quanto sottolinea il presidente di Unioncamere, Andrea Prete, secondo il quale «se le province a maggiore densità industriale hanno dimostrato una maggiore resistenza rispetto alle altre, resta comunque il dato che questo dinamismo non è bastato a riportare in maniera territorialmente diffusa i livelli precedenti alla pandemia». Il comparto delle costruzioni ha recuperato più velocemente le performance pre-Covid (+12,6%). Boom di crescita a Terni, che sfiora il +42%. Seguono Perugia (+39,8%) e Messina (+37,6%). In generale, Umbria e Sicilia mostrano andamenti nettamente superiori alla media nazionale con tassi di crescita superiori al 30%, ad eccezione di Caltanissetta e Siracusa che comunque evidenziano incrementi tra il 27 e il 28%. Ma nel complesso tutte le province italiane presentano un trend positivo, salvo Pordenone (-6,7%), Udine (-2,5%) e le province autonome di Bolzano (-0,5%) e Trento (-0,8%).
Il Nord Ovest guida la ripresa del manifatturiero. L’industria manifatturiera cresce dell’1,9% tra il 2021 e il 2019, grazie alle buone performance dello scorso anno che si è chiuso con un incremento del 10,2% rispetto al 2020. La ripartenza è sostenuta soprattutto dal Nord Ovest (+ 2,7%) e dalle Isole (+2,3%) e in misura minore dal Centro (+1,8%) e dal Nord-Est (1,5%). Chiude, invece, alla pari il Sud, ma con forti eterogeneità tra i vari territori: dalle buone performance di Matera (+11,9%) a quelle negative di Chieti (-7,1%) e più in generale di tutto l’Abruzzo. Più in particolare, La Spezia (+16,1%), Genova (+12,4%) e la provincia materana (+11,9%) sono in testa alla classifica per crescita del valore aggiunto prodotto dal settore.
Secondo lo studio dell’Istituto tagliacarne, le attività turistiche, culturali e ricreative frenano il terziario. Manca l’obiettivo del recupero dei livelli pre-pandemia il settore dei servizi, che perde il 2,9% di valore aggiunto tra il 2021 e il 2019. A rallentare il passo è la difficoltà di ripresa del turismo che è ancora sotto di un quarto rispetto al periodo pre-Covid. Ma anche le attività artistiche e creative (-25,0%) e quelle di supporto alle imprese (-11,8%) presentano ancora forti ritardi.
Copyright La Provincia di Cremona © 2012 Tutti i diritti riservati
P.Iva 00111740197 - via delle Industrie, 2 - 26100 Cremona
Testata registrata presso il Tribunale di Cremona n. 469 - 23/02/2012
Server Provider: OVH s.r.l. Capo redattore responsabile: Paolo Gualandris