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VERSO LE ELEZIONI. L'INTERVISTA

Elezioni politiche, Santanchè: «Imprese, lavoro, sicurezza: pronti a cambiare il Paese»

La candidata al Senato per Fratelli d’Italia al giornale La Provincia per una chiacchierata a tutto campo: «Noi più affidabili»

La Provincia Redazione

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11 Settembre 2022 - 22:03

Elezioni politiche, Santanchè: «Imprese, lavoro, sicurezza:  pronti a cambiare il Paese»

Daniela Santanchè in redazione

CREMONA - C’è chi le chiede un selfie, chi le dice: «È bellissima». Chi, alla consegna del santino elettorale, mostra quello di Cottarelli. Ma lei, imperterrita, camicia gialla, jeans blu, sneakers bianche, borsetta in tinta, occhialoni da sole, procede con passo sicuro fra i banchi del mercato in piazza Stradivari e piazza del Comune. «Mi dia qualche biscottino per il mio cagnolino», chiede a uno degli ambulanti. Poi ad un bar è attratta da una bimba che piange e che si tranquillizza vedendo la borsetta e alla consegna del santino. «Scriva che riesco a tranquillizzare anche i bambini».

È un giro fra simpatizzanti e ambulanti quello che Daniela Santanché, candidata al Senato per Fratelli d’Italia, ha fatto al mercato ieri mattina, dopo l’incontro al giornale «La Provincia» con il direttore Marco Bencivenga per una chiacchierata a tutto campo sulla campagna elettorale, sui programmi, sugli avversari politici.

Senatrice Santanché, venerdì sera con le categorie economiche cremonesi è stata molto sincera: oggi l’Italia non si può permettere promesse impossibili come la flat tax al 15 o al 23% come propongono i suoi alleati. Qual è la proposta di Fratelli d’Italia?
«Noi vogliamo essere persone serie e, se gli italiani ci manderanno al Governo, vogliamo fare cose possibili e sostenibili. Cominceremo ad agire dunque sulla parte incrementale. Faccio un esempio: se l’anno scorso dichiaravo 50 mila euro e quest’anno 80 mila, sui quei 30 mila potremo applicare la flat tax. Questo per far capire che il paradigma Stato-imprenditore, Stato-commerciante è cambiato. L’idea guida è questa: tu lavori di più e quindi devi pagare di meno, perché assumi, crei sviluppo, dai forza all’economia. Da ultimo, un aspetto non meno importante, è che tutto questo farà emergere un po’ di sommerso. Non è cosa da poco». 

Cottarelli
non è un nemico
è un avversario
L’unica cosa che ho in comune
è l’Inter

Anche i vostri avversari vi riconoscono la coerenza di non essere mai stati al Governo con i «comunisti e con i 5 Stelle». Ma il paradosso è che nel suo ultimo discorso nel giorno della sfiducia, Mario Draghi è parso essere più vicino alle vostre posizione che a quelle del M5S e del Pd. Ed anche ora su alcuni temi siete vicini all’agenda Draghi. Come si spiega?
«Noi siamo stati un’opposizione patriottica. Eravamo contro il Governo ma al favore dell’Italia e degli italiani. Quando Draghi proponeva qualcosa a favore degli italiani noi eravamo col Governo. Con la guerra in Ucraina abbiamo sposato subito la posizione del Governo, senza se e senza ma».

Anche nel suo abbigliamento: camicetta gialla e jeans blu...
«Esatto, poi siamo col patto Atlantico, senza alcun dubbio. Credo che gli italiani abbiano capito che siamo persone per bene e di buon senso. Abbiamo valori non negoziabili: come quello di non tradire l’elettore. Non ci si può contrapporre con programmi differenti e poi, per opportunità, mettersi insieme per arrivare al Governo: il diavolo e l’acqua santa non stanno insieme».

Siete pronosticati per vincere largo. Se mancasse un pezzettino all’obiettivo, il veto per Renzi e Calenda potrebbe cadere?
«No, assolutamente. Noi siamo la coalizione di centrodestra... Ma guardi che io credo che nei sondaggi siamo sottostimati. Gli avversari, non avendo programmi, non possono che attaccarci. I comunisti, avendo governato undici anni senza elezioni, credo che avranno una bella sorpresa».

L’ex - e al contempo possibile futuro - ministro dell’economia, Giulio Tremonti, in realtà ha dichiarato che se vincerete le elezioni farete «tutto il contrario di ciò che finora ha fatto Draghi». Così, alla fine, un cittadino resta disorientato.
«Tremonti è un ottimo economista, ma noi non siamo contro qualcuno, siamo per un progetto. L’agenda Draghi non c’è e non ci interessa, ma soprattutto, Draghi, al quale riconosciamo autorevolezza, si è trovato in una Repubblica parlamentale dove la maggioranza dei voti era di Pd e 5 Stelle, quindi, alla fine, doveva mediare, altrimenti non riusciva a far passare nulla. Tant’è che il Governo Draghi è quello che ha applicato di più il voto di fiducia. I problemi non li aveva con l’opposizione, ma con la sua maggioranza».

Lei ha ribattuto a Carlo Cottarelli, che l’ha definita «paracadutata a Cremona», dicendo che le competenze contano più del luogo in cui si è nati. È polemica chiusa?
«Per me Cottarelli non è un nemico, è un avversario. Devo dire che mi spiace per Cottarelli che si è fatto mettere in questa situazione, perché credo che il 26 di settembre rimarrà molto deluso dalle sue aspettative, anche se pensa di perdere bene. E quindi guarderà altrove, capirà che Cremona, pure essendo cremonese, non l’ha seguito».

Anche se si dice che il collegio in cui Cottarelli vincerà sarà quello di Milano.
«A suo modo anche lui è un paracadutato. Ciò che mi spiace è che mi ha detto che ho cambiato regione, forse avrebbe bisogno di un atlante, più che di una mappa. Io sono nata in Piemonte, ma sono trent’anni che vivo a Milano. L’unica qualità positiva di Cottarelli è che è interista ed è l’unica cosa che abbiamo in comune».

Fratelli d’Italia ha parlato del reddito di cittadinanza come misura diseducativa, prima ancora che ingiusta. Qual è la vostra proposta alternativa per le nuove generazioni?
«Noi non diciamo no al reddito di cittadinanza perché ci dimentichiamo degli ultimi e delle persone in difficoltà. Noi vogliamo fare le politiche che servono a chi ha bisogno: un assegno di solidarietà di 350 euro al mese per gli over 60 in difficoltà, più 250 euro di assegni al mese, se nella famiglia ci sono dei fragili o dei disabili. Altra cosa è il lavoro. Noi vogliamo aiutare le imprese, i commercianti, gli artigiani che hanno bisogno di uno Stato amico: diminuendo il cuneo fiscale, aumentando gli stipendi e abbassando il costo del lavoro per le aziende. Non bisogna confondere chi è forza lavoro da chi non lo è».

Il Sud è stato sempre un bacino elettorale per il centrodestra, ora con la minaccia di togliere il reddito di cittadinanza rischia di non esserlo più...
«È un voto di scambio, tanto è vero che Conte sta risalendo nei sondaggi elettorali al Sud. Al Sud sono terrorizzati che venga tolto il reddito di cittadinanza. Se vinciamo noi ci saranno misure più eque ed efficaci. Lo dico da mamma: ma chi vorrebbe il figlio a casa, a giocare alla play station ricevendo 750 euro al mese da uno Stato che lo vuole in quelle condizioni. Uno Stato che dice: stai lì, ti do i soldi, ma non ho bisogno di te. Il messaggio è devastante. Stai a casa che ti arriva la paghetta di Stato. Abbiamo bisogno di un Governo, di uno Stato che dica ai giovani: io ho bisogno di te, io ti aiuto e creo le condizioni perché tu possa trovare lavoro». 

Il reddito
di cittadinanza
non aiuta
chi veramente
è in difficoltà
e ha bisogno

Le aziende cercano di assumere, ma non trovano i profili qualificati. Cosa intendete fare per la formazione e la scuola?
«La scuola è stata devastata dalla sinistra. Abbiamo una scuola dove non c’è più il merito, dove le uniche politiche erano quelle della promozione. Hanno distrutto l’istruzione tecnica. Io e mia sorella abbiamo fatto il liceo, quando mio fratello è venuto a casa e ha detto che voleva fare ragioneria, lo abbiamo guardato come un marziano. Ora ha una sua azienda di trasporti. Oggi le scuole tecniche sono fondamentali e uniscono domanda e offerta. Noi puntiamo sul made in Italy, per evitare quello che ha detto la Meloni a Firenze che il cioccolato Pernigotti sia prodotto in Turchia. Dobbiamo lavorare sulla formazione in sinergia con le esigenze delle aziende. Basti pensare ai percorsi di formazione tecnica superiore».

Giusto guardare ai giovani, ma gran parte degli italiani ha i capelli bianchi. Qual è la vostra proposta su pensioni e welfare?
«Non possiamo avere un Paese che non si occupa dei più deboli e non si può avere una pensione di invalidità di 270 euro al mese. Questo è un insulto alla civiltà. L’ultima volta che sono state aumentate le pensioni sociali è stato merito di Berlusconi. In questi undici anni la sinistra non si è mai occupata di pensioni sociali. Dobbiamo dare condizioni diverse: come fa un anziano a vivere con una pensione di 520 euro? E in questo contesto il tema delle bollette diventa ancor più drammatico. Ci vuole un diritto di solidarietà sulle bollette. Il diritto di solidarietà per gli ultimi vuol dire che l’aumento deve essere calmierato in base alle possibilità di ciascuno. Penso a Cottarelli, che dice di andare in pensione a 70 anni, ma lui in pensione ci è andato a 56. Sfortunatamente non possiamo seguire l’esempio di Cottarelli, mandando in pensione la gente a 56 anni». 

Investire sulla formazione per creare profili per un accesso vero e qualificato al lavoro

In questa campagna elettorale nessuno parla di sicurezza. Cosa promette la destra? Sarete più severi?
«Più sicurezza vuol dire più libertà di girare per le strade, più libertà d’impresa. Avere un Paese sicuro vuol dire tutto. Noi siamo un Paese colabrodo perché in questo periodo c’è stata la politica dei porti aperti. Noi non siamo contro i profughi, chi chiede asilo o chi scappa dalla guerra: donne e bambini. La chiave è l’integrazione, ma un’integrazione reale e che ha come punto dirimente lavoro. Chi viene in Italia è una persona come noi, per questo deve avere un tetto sotto cui stare e un lavoro, se non puoi garantire questo, obblighi gli uomini a entrare nella clandestinità e le donne ad andare sulla strada a prostituirsi. Noi non vogliamo tutto questo. Per noi il blocco navale non è un atto di guerra, ma una soluzione da percorrere in accordo con i paesi del Nord Africa. Gli hotspot li devi fare nei Paesi da cui arrivano i migranti, devi controllare chi ha diritto di partire e chi no. Bisogna chiedere a chi ha gestito le cose fino ad ora perché hanno chiuso i flussi, sono l’unica cosa che può mettere d’accordo domanda e offerta. Bisogna aprire in base alle necessità e non aprire a tutti e poi fare sempre sanatorie. Così non funziona. Chiudono i flussi e aprono i porti. Ma che politica è?».

Voi potete promettere che sarete più severi?
«Buonismo e il politically correct sono aspetti ideologici e non programmi. Innanzitutto vogliamo riportare l’esercito in strada. Perché avere una presenza sul territorio è già un grandissimo deterrente. Saremo con l’esercito per le strade, poi ci vuole la certezza della pena. Le rom sono le più grandi borseggiatrici, vengono prese, ma essendo incinte non si può far nulla. Poi la cosa più drammatica è che non c’è neppure più la paura della divisa, perché ci sono califfati, pezzi del nostro territorio dove c’è un’altra giurisdizione, dove non ci sono più in vigore le nostre leggi. È un mondo parallelo, ci sono quartieri in cui le forze dell’ordine hanno difficoltà ad intervenire. Ecco, Fratelli d’Italia questo non lo consentirà più. Ma bisogna fare uno sforzo in più».

Riporteremo l'esercito nelle strade. E' un deterrente per creare sicurezza

Quale?
«Venerdì eravamo in una piazza, la piazza è uno spazio comune. Io credo che la tutela e la dignità degli spazi in cui viviamo dipendano da ognuno di noi. Dobbiamo imparare ad avere rispetto del luogo in cui viviamo».

La sinistra dice che se vincerete saranno a rischio i diritti civili. Siete così reazionari?
«Cosa si intende per diritti civili? Noi, in merito, abbiamo le idee molto chiare. Dobbiamo distinguere le cose e fare una riflessione. Ognuno può amare chi vuole. Io da questo punto di vista sono laica: sono convinta che l’amore vince sempre. La cosa è diversa quando invece, come fa la sinistra, si immagina che due uomini e due donne siano una famiglia e possano procreare. Due uomini non possono procreare, gli mancano alcuni pezzi. E per avere quei pezzi si finisce col rivolgersi al mercato e li si compra con la carta di credito. Noi non vogliamo che il ventre delle donne diventi la nuova fabbrica per fare figli, perché così faremmo un danno irreversibile. Siccome la povertà aumenta, le donne in situazioni di crisi sono le più penalizzate e tale situazione potrebbe portarle a vendere il proprio utero per fare figli a pagamento. Va bene parlare di diritti, ma bisognerebbe anche riflettere sui doveri».

La fase acuta della pandemia è alle spalle. Qual è il vostro punto di vista sui vaccini? Tornerà il Green pass?
«Noi non siamo no vax. Io ho fatto tre vaccini e così Giorgia Meloni. Speranza ha fatto errori madornali e il tempo ci darà ragione. Noi vogliamo tutelare i fragili. Che senso ha il vaccino per un bimbo di 5 anni che ha una minima possibilità di sviluppare la malattia, non di prendere il Covid. Il vaccino non ferma il contagio. Proteggiamo la parte fragile della popolazione. La Dad è stata nefasta, il Green pass non è servito in alcun modo: lo si richiedeva al ristorante, ma non sulla metropolitana. Metteremo in sicurezza l’Italia senza chiuderla. Si potrebbe ovviare alla Dad con una ventilazione controllata nelle aule».

Basta ai banchi a rotelle dell’Azzolina?
«L’Azzolina ha proposto i caloriferi a rotelle, così si risparmia portandoli da una stanza all’altra».

La sua è una squadra vincente?
«Ho voluto con me Renato Ancorotti perché credo che gli uomini del fare possano dare tanto alla politica di questo paese. Così pure la presenza di Stefano Foggetti, nostro coordinatore provinciale, dà conto dell’importanza che diamo ai territori. Una cattedrale non resiste senza le fondamenta e i territori sono le fondamenta di Fratelli d’Italia».

I bene informati dicono che lei avrà un ruolo nel Governo?
«Non ho nessuna aspettativa, e non ho l’ansia di prestazione, ma so che Giorgia Meloni sa scegliere le persone che meritano, se avrà bisogno di me, mi chiamerà».

Wikipedia ricorda che ha come soprannome la pitonessa. Le piace questo epiteto?
«Me lo diede Giuliano Ferrara e mi piace molto. Anzi, dirò di più: la pitonessa era una dea che prevedeva il futuro». 

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