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Caro energia, cinema e teatri a luci spente? «Rischio serio»

Gli esercenti chiedono che si riconosca il ruolo pubblico degli spazi di spettacolo e si trovino adeguati ristori

Nicola Arrigoni

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narrigoni@laprovinciacr.it

31 Agosto 2022 - 05:20

Caro energia, cinema e teatri a luci spente? «Rischio serio»

CREMONA - Le luci della ribalta sono tutte per il caro energia. E proprio per questo rischiano di spegnersi, ancor prima di accendersi. La preoccupazione è tanta per chi gestisce teatri e cinema. Sono un po’ più sereni coloro che sono sotto l’ala protettrice dell’ente pubblico, chi invece è imprenditore privato — gli esercenti cinematografici — temono il peggio e fanno appello al Comune. Il caro bollette per il mondo dello spettacolo ha un doppio risvolto: c’è l’aumento di costi di energia e riscaldamento e, in più, c’è il rischio che il pubblico tagli dal budget familiari proprio gli spettacoli.

Andrea Cigni


«Il caro energia sarà la grande incognita della riapertura e della stagione 2022/2023 - afferma Andrea Cigni, sovrintendente del Ponchielli -. Abbiamo proceduto alla sostituzione dell’illuminazione della sala, abbiamo ottenuto fondi dal PNRR per 180mila euro per l’efficientamento energetico, ma i lavori non potranno essere finiti entro il 2023 o 2024. Le previsioni ci dicono che i costi triplicheranno e attualmente non c’è alcun ristori in merito. Vediamo se le cose cambieranno, il teatro è un servizio pubblico. Per ora cercheremo di risparmiare dove possibile, pur sapendo che il teatro di nutre di luce, l’illuminazione nelle sale e sul palcoscenico non può essere che artificiale. È una sfida che dobbiamo vincere insieme: chi fa teatro, gli enti pubblici e gli spettatori».

Giorgio Brugnoli


«Nei mesi da novembre a marzo ho pagato 8mila euro di riscaldamento, tenendo aperto solo tre sere la settimana e già si faceva fatica. Il rischio è di triplicare i costi e non riuscire a rimanere aperti — afferma Giorgio Brugnoli del CineChaplin —. Detta fuori dai denti, bisogna capire se l’attività cinematografica sia da considerarsi un’attività commerciale o culturale. Per questo è ora che il cinema che è parte di una comunità che si voglia viva, debba trovare il sostegno degli enti pubblici, un po’ come accade ai teatri. Il 14 settembre, nell’ambito della proiezione del docufilm sul cammino della Postumia in Regione Lombardia, vorrei consegnare una lettera al presidente Attilio Fontana per testimoniare il disagio di chi fa cinema».

Lionello Cerri

«Rispetto al periodo prepandemico il pubblico in sala è diminuito del 60%, la ripresa è lenta e legata a titoli specifici, come quello dei Minions 2 oppure Elvis o Top Gun, troppo poco per dare una prospettiva di vera rinascita — spiega Lionello Cerri di SpazioCinema, la multisala presso Cremona Po -. Abbiamo e stiamo facendo di tutto per rimanere aperti, consapevoli del ruolo culturale e sociale ricoperto dal cinema. Con i fondi PNRR abbiamo intenzione di recuperare energia con un impianto fotovoltaico, ma questo non basterà a coprire i costi. Forse oggi è più che mai importante interrogarsi sul ruolo pubblico del cinema e magari individuare strategie di sostegno che vadano al di là di quanto si fa come imprenditori privati».

Giovanni Schintu


Giovanni Schintu e Luca Beltrami del Cinema Filo osservano: «Purtroppo la situazione delle sale cineatrografiche non è delle più rosee — affermano —. L’Italia è l’unico paese fra i grandi in Europa che per numero di spettatori non ha ancora raggiunto i numeri pre-pandemia, e questo deve farci riflettere sul futuro delle sale cinematografiche. Come sala siamo arrivati al 25% della capienza, sicuramente numeri non esaltanti. Inoltre i costi spropositarti dell'energia mettono oggettivamente a rischio il consolidamento delle riaperture: con i prezzi triplicati dell’energia elettrica e del riscaldamento sarà un’impresa titanica riuscire a portare avanti la stagione senza grosse difficoltà. Ben vengano i sostegni governativi, ma il sostegno più grande lo deve dare il pubblico, tornando in sala, senza di loro tutto è inutile».

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