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IL LUTTO

Addio ad Aristide Galli, 'nerista' de «La Provincia»

Laureato in Lingue alla Bocconi, insegnante di inglese, aveva seguito la passione. Una vita senza orari, per arrivare ad avere la notizia prima e meglio degli altri

La Provincia Redazione

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09 Agosto 2022 - 08:35

Addio ad Aristide Galli, 'nerista' de «La Provincia»

Aristide Galli

CREMONA - In redazione arrivava sempre trafelato, il ciuffo spettinato che gli cadeva sugli occhi azzurri azzurri: ieri è morto Aristide Galli, per una ventina d’anni ‘nerista’ del giornale «La Provincia». Aveva 81 anni, gli 82 li avrebbe compiuti il prossimo 16 dicembre. Lascia la moglie Liliana, adorata compagna di una vita intera, e i figli Daniele e Michele.

Laureato in Lingue all’Università Bocconi, per qualche anno Aristide aveva insegnato inglese sia alle medie che alle superiori. Poi aveva prevalso la passione per un mestiere vissuto intensamente e con partecipazione affettuosa. Perché fare la ‘nera’ vuol dire occuparsi di furti e rapine, di incidenti stradali e di morti ammazzati, e ci vogliono coraggio e sensibilità, doti che non si improvvisano.

Erano altri tempi, quelli di Aristide: c’erano i computer, ma la tecnologia era ancora rudimentale e i telefoni cellulari erano una rarità. Gli strumenti del mestiere erano un taccuino, una biro che non ti tradisse sul più bello, e un paio di scarpe comode perché le notizie le cercavi e le trovavi facendo letteralmente su e giù per uffici, strade e bar. E accanto agli incontri ufficiali e alle conferenze stampa, a essere veramente importanti erano le chiacchiere in questura o nella caserma dei carabinieri, i tanti caffè offerti in cambio di una confidenza o di una dritta speciale, l’amicizia/rivalità con i colleghi delle altre testate.

Quando succedeva qualcosa, via di corsa sul luogo dell’incidente o della rapina. «Beppe! Beppe! Beppe!»: quante volte in redazione abbiamo sentito Galli sollecitare Giuseppe Muchetti, storico fotografo del giornale, chiamato sul ‘baracchino’. Era un apparecchio radio un po’ clandestino, sintonizzato sulle basse frequenze delle forze dell’ordine: uno strumento indispensabile per conoscere in tempo reale quello che stava capitando.

«In famiglia - racconta il figlio Daniele - abbiamo vissuto di riflesso il suo lavoro in redazione. Ricordo che ogni tanto scappava di corsa, anche in piena notte, perché lo avvisavano di un incidente. Non c’erano orari, domeniche, festività: quando doveva correre, correva. Seguiva anche la cronaca dei paesi e in estate, quando la scuola era chiusa, io e mio fratello Michele lo seguivamo negli uffici. Eravamo i suoi galoppini. Ma oltre al giornale, papà ha avuto tantissimi interessi e posso dire che, a parte l’ultimo periodo di malattia, si è anche goduto la pensione».

Dal ‘98, in poi, Aristide Galli si è dedicato alle sue tante passioni: la montagna, la fotografia, l’adesione a diversi circoli culturali - con Davide Astori aveva organizzato il Salotto intervista all’Adafa, per esempio -, la riedizione de Il falò, storico giornalino della biblioteca di Pescarolo, l’impegno politico inteso come desiderio di mettere la propria esperienza al servizio degli altri. A volte era cocciuto e determinato, ma era un uomo profondamente buono e sensibile.

«Posso dire di essere stato fortunato a lavorare con Aristide Galli - conferma Giuseppe Muchetti, una vita a testimoniare con la macchina fotografica la cronaca della città e dei dintorni -. Non so quante volte mi ha chiamato e quante volte sono andato con lui. Il telefono suonava a tutte le ore, anche di notte, qualche volta anche per cose assurde. Ricordo che una sera, era stata segnalata una palla infuocata su Vescovato. In realtà, era solo una stella più luminosa delle altre, ma con Aristide siamo andati sul posto a vedere. Erano altri tempi. Con lui comunque si era creato un ottimo rapporto, una bella amicizia. A volte era ansioso, perché voleva arrivare prima e fare meglio degli altri, ma poi era molto attento, preciso. Con la sua gentilezza, la sua simpatia e il suo modo di fare riusciva sempre ad avere una notizia in più, a farsi dare una fotografia. Ricordo il giro di nera in questura, dai carabinieri o al Pronto soccorso - dice ancora Muchetti -. Ad Aristide volevano bene tutti».

I funerali si terranno domani pomeriggio alle 15,30 nella chiesa parrocchiale di Castelverde.

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