Cerca

Eventi

Tutti gli appuntamenti

Eventi

DALLE URNE AL VOTO

«Strappo» senza veleni. Azione: «Governabilità», il Pd: «Occasione persa»

Rebus candidature: sale l’ex sindaco di Crema e nel centrodestra scende Ancorotti

Massimo Schettino

Email:

mschettino@laprovinciacr.it

09 Agosto 2022 - 05:25

«Strappo» senza veleni. Azione: «Governabilità», il Pd: «Occasione persa»

CREMONA - «Ci sarebbe stato un problema di governabilità». Giuseppe Foderaro, 52 anni, consulente finanziario, e referente provinciale di Azione, il partito politico fondato da Carlo Calenda, spiega così la rottura del patto elettorale con il Pd di Enrico Letta cinque giorni dopo la firma. «Quando hai un programma chiaro — spiega Foderaro — e lo condividi con un’intesa politica e poi in quella stessa alleanza entra anche chi si fa vanto di combattere quello stesso progetto, allora è chiaro che magari puoi vincere le elezioni ma poi non governi insieme. E bisogna avere il coraggio di dire che se le cose non sono possibili, allora non si fanno».

Giuseppe Foderaro

Scatta quindi adesso la necessità per Azione di raccogliere entro il 20 agosto le firme per la presentazione delle liste: 750 per collegio, per un totale di circa 36 mila a livello nazionale, tutte autenticate: «Stiamo già lavorando per predisporre la raccolta delle sottoscrizioni con la nostra struttura di volontari e per dotarci dei certificatori, consiglieri comunali o avvocati». La sfida è impegnativa, ma Azione potrebbe evitarla perché nel decreto elezioni, varato dal Governo il 5 maggio, sono previste delle esenzioni: in particolare possono presentare le liste senza raccogliere le firme «i partiti o gruppi politici costituiti in gruppo parlamentare in almeno una delle due Camere al 31 dicembre 2021», dunque Pd, Lega, Fratelli d’Italia, Forza Italia, M5s, Liberi e Uguali, Coraggio Italia e Italia Viva. E quindi l’alleanza con il partito di Matteo Renzi potrebbe portare in dote ad Azione l’esenzione dall’obbligo di raccolta delle firme, obbligo che, peraltro, è stato già risparmiato a Italia Viva, partito che si è formato in Parlamento nel 2019 dopo la scissione dal Pd.

Vittore Soldo


All’altra estremità del tavolo ribaltato, per il Pd, il segretario provinciale Vittore Soldo spiega: «Era un’opportunità per mettere insieme culture riformiste che avevano già fatto un pezzo di strada insieme. E non è detto che più avanti le nostre strade non si rincontrino. Certo, forse il momento avrebbe dovuto spingere a cercare le cose che uniscono e non quelle che dividono. Io ero per un Patto repubblicano che andasse dai Verdi a Calenda, ma chiaramente questo avrebbe dovuto imporre a ciascuno un piccolo scatto in avanti che non c’è stato. Il Paese ha comunque bisogno di riforme, a partire dalla questione energetica. Su questo valeva la pena di fare dei ragionamenti che tenessero insieme tutti. La destra — perché questo è la coalizione a guida Fratelli d’Italia — non ha un approccio riformista. Anzi, sul gas può essere che si rivolgano ancora ai loro amici russi, tornando indietro nel percorso di emancipazione energetica del Paese. La vittoria della coalizione avversaria diventa più facile? Non è detto perché quel centro di ispirazione liberale può pescare anche dall’elettorato del centrodestra».


E prosegue, intanto, il travagliato lavoro di formazione delle liste, che dovranno essere depositate entro le 20 del 21 agosto, presso le cancellerie delle Corti di appello. In palio ci sono 15 seggi: due (uno alla Camera e uno al Senato) attribuiti con la sfida diretta uninominale e 7 deputati e 6 senatori espressi con il voto proporzionale in due grandi collegi plurinominali di cui fa parte la provincia di Cremona. Nel Pd sono sempre alte le quotazioni dell’ex sindaco di Crema, Stefania Bonaldi, nel proporzionale. Il listino sarebbe guidato dal lodigiano Lorenzo Guerini, ministro della Difesa, seguito poi da una donna per rispettare l’alternanza di genere: Bonaldi, appunto. Ma, naturalmente, tutto è ancora in divenire, condizionato dalle trattative fra territori ed alleati a livello nazionale. Il Pd cremonese ha stilato una ‘lista dei disponibili’ che ha già inoltrato a Milano e una direzione regionale del partito è prevista per l’11 o 12 agosto.


Nello schieramento opposto, invece, sembrano calare le chances del cremasco Romeo Ancorotti di correre per l’uninominale. Il collegio per la Camera comprende la provincia di Cremona più una decina di comuni bresciani, mentre quello per il Senato unisce i municipi cremonesi e mantovani. Le prime analisi li attribuiscono entrambi al centrodestra che li avrebbe divisi così: uno alla Lega, (con Silvana Comaroli fra i papabili) e uno a Fratelli d’Italia. Ma un primo incontro dei vertici nazionali di Fd’I, Lega e Forza Italia avrebbe messo il seggio uninominale cremonese nel mazzo di quelli a disposizione di chi nel partito può vantare un curriculum politico più pesante. L’imprenditore della cosmesi, non commenta: «Per parte mia ho fatto quello che mi è stato chiesto e ho presentato alla direzione certificati e documenti inerenti alla mia candidatura, dunque sono ufficialmente a disposizione». Questa settimana i vertici nazionali del centrodestra dovrebbero ritrovarsi per decidere le candidature. Questione di pochi giorni e si avrà il quadro definitivo.

Commenta scrivi/Scopri i commenti

Condividi le tue opinioni su La Provincia

Caratteri rimanenti: 400