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"La mia vita da wrestler: sul ring sono Vertigo"

Il 25enne cremasco Stefano Ghilardi più forte della scoliosi congenita: "Io in palestra per proteggere la schiena, ora volo dalla corde"

Riccardo Maruti

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rmaruti@laprovinciacr.it

07 Agosto 2022 - 05:25

"La mia vita da wrestler: sul ring sono Vertigo"

Stefano Ghilardi in arte Vertigo (foto di Silvia Mazzei)

La terza corda del ring oscilla sotto i suoi stivali. Basta qualche istante per calcolare la traiettoria: con una spinta schizza in aria e si fionda a volo d’angelo sull’avversario, spedendolo al tappeto. No, non è l’Uomo TigreHulk Hogan: il lottatore «volante» che sfida la gravità con i suoi balzi plastici è Vertigo, nome d’arte del 25enne cremasco Stefano Ghilardi, wrestler professionista sempre più popolare nel circuito europeo dello sport-spettacolo che combina atletismo e teatro. Se la scelta del wrestling come ragione di vita è di per sé singolare, a rendere ancor più straordinaria la vicenda di Stefano è un problema congenito tutt’altro che banale: «Sono nato con una scoliosi doppia, una condizione piuttosto rischiosa soprattutto nella fase dello sviluppo — spiega il giovane cremasco —. Nel tempo ho imparato a gestire la mia schiena in modo da prevenire qualsiasi genere di infortunio». Come dire: Vertigo non ha bisogno di ali per volare. E, anzi, ora si prepara a far decollare la propria carriera in un match molto atteso dai fan del wrestling made in Italy: la sfida in programma il 10 settembre contro Maurizio Merluzzo — popolare doppiatore e youtuber prestato al ring — è una promessa di adrenalina.


A SCUOLA CON EDDIE


Stefano, casa a Spino d’Adda e cuore a Crema (dove i genitori hanno gestito a lungo un bar in piazza Duomo), ai tempi delle scuole elementari custodiva astuccio e quaderni in uno zainetto con l’immagine di Eddie Guerrero, uno dei wrestler più celebri nei primi anni Duemila: «Il wrestling mi ha conquistato fin da bambino — racconta —, ma il mio approccio con la panca e i pesi è stato legato alla necessità di contenere la mia scoliosi. Ho iniziato a frequentare una palestra a Rivolta d’Adda e poi mi sono iscritto a un corso di silat, antica arte marziale originaria dell’Indonesia. Non sapevo che in Italia esistessero scuole di wrestling: è stato un amico ad invitarmi a esplorare la possibilità di salire sul ring». Così Stefano è entrato in contatto con la Milano Italian Championship Wrestling, sperimentando i suoi primi allenamenti: «Mamma mi portava in auto fino a San Donato, poi mi spostavo in metropolitana — dice —. Ricordo perfettamente il debutto in palestra con l’allenatore Emilio Bernocchi, alias Mr. Excellent: pensavo di essere già un grande atleta, ma in realtà mi sbagliavo di grosso».

Vertigo esegue la sua mossa finale denominata "piledriver"


LA NASCITA DI VERTIGO


La via verso l’esordio in un match vero e proprio si è rivelata più complicata del previsto: «La preparazione di un wrestler è molto articolata — sottolinea Stefano —. Una delle cose più complesse è gestire il corpo a corpo: è essenziale imparare a non farsi troppo male a vicenda. Ci sono sequenze di movimenti ben precisi da compiere per evitare di infortunarsi». In questo senso il mestiere dei wrestler è simile a quello degli stuntman: grandi atleti che regalano spettacolo schivando il pericolo. «Ho partecipato a tanti show in giro per la Lombardia come semplice comparsa — ricorda Stefano —. Più che altro aiutavo a montare il ring e supportavo i protagonisti. Nel frattempo ho cominciato a lavorare in un’azienda cosmetica: con il primo stipendio ho comprato gli attrezzi per allestire una palestra domestica». La svolta è arrivata ad uno show a Valera Fratta, paesino del Lodigiano: «Mi hanno detto: oggi tocca a te. Ma io non avevo ancora un mio personaggio». Sono passati anni prima che prendesse vita Vertigo: «Nel tempo sono riuscito a costruire una figura credibile, affrancandomi così dal ruolo di jobber, il ragazzino destinato a soccombere ad ogni incontro. E il mio personaggio è in continua evoluzione».

Un'esultanza di Vertigo a bordo-ring


IL LATO OSCURO


Dopo diverse esperienze in giro per l’Europa — tra Svizzera, Regno Unito, Spagna, Ungheria e Malta— Stefano ha tentato il grande salto Oltreoceano: «Era tutto pronto: volevo provare l’avventura negli Stati Uniti». I suoi piani, però, sono stati stravolti dalla pandemia: «Nel frattempo è cambiato anche Vertigo — dice Stefano —: ora è un wrestler egocentrico, provocatore e senza scrupoli. Dopo aver abbracciato l’oscurità, ha iniziato a suscitare più attenzione nel pubblico». A inizio 2022 il giovane cremasco si è trasferito alle porte di Pisa: «Faccio il trainer in una palestra e frequento la scuola della Superior Italian Wrestling, esempio di grande organizzazione: al lavoro degli allenatori si affianca quello di autori, insegnanti di teatro e videomaker professionisti». Lo show, fatto di intrighi e colpi di scena, è una sorta di mockumentary che va in scena periodicamente sui social: «I match sul ring sono solo una parte del grande mondo wrestling. La scena italiana è in progressiva crescita e gli show sono sempre sold-out. In Italia i wrestler sono una settantina in tutto, ma lo spettacolo è... vertiginoso».

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