L'ANALISI
04 Agosto 2022 - 05:25
CREMONA - Chi l’avrebbe mai detto di trovarsi di fronte alla carenza di acqua frizzante. E invece, da qualche giorno, è proprio così. Le cause sono da ricollegare agli aumenti dell’energia e alla penuria di CO2. Motivi che immessi nel calderone della crisi pandemica, economica e militare (la guerra in Ucraina) rischiano di far sparire l’acqua frizzante dagli scaffali dei supermercati. A Torino è già introvabile, nei supermercati di Reggio Emilia è razionata e se ne possono acquistare fino a sei confezioni e non di più e la Sant’Anna ha deciso di interrompere la produzione di acqua frizzante fino a fine mese. Eppure il mercato della gasata era in ottima crescita con un aumento del 6,4 per cento (i dati sono di NielsenIQ) nelle vendite tra gennaio e maggio.
La «scomparsa» dell’acqua frizzante è legata a cause fondamentalmente di natura economica. Il prezzo della CO2 è cresciuto anche di sette volte e una cisterna che costava 3 mila euro ora è schizzata alle stelle, raggiungendo quota 21 mila euro, con, inoltre, grandi ritardi nelle consegne. Il problema di base, che si trascina già dalla fine dello scorso anno e che — sottolineano gli esperti del settore — si ripresenta ciclicamente, è la difficoltà nel reperire l’anidride carbonica per gli alimenti e le bevande. Fino alla fine 2021 il problema era stato tamponato. «Ora — dicono gli analisti —, una volta finiti gli stock nei magazzini di supermercati e discount, non ci saranno più bottiglie in vendita». La mancanza di CO2 è una delle conseguenze dell’aumento dei costi dell’energia, della plastica, dell’alluminio, del vetro e delle problematiche legate ai trasporti che limitano da un lato l’estrazione naturale della materia prima e dall’altro la produzione industriale delle bevande. L’ambito della distribuzione, che prende la CO2 dal terreno e la modifica per essere inserita nelle bombole, è quindi rallentato, ma a essere maggiormente a rischio è quello della trasformazione, il processo in cui la materia prima viene lavorata per essere poi commercializzata. Insomma la crisi, o meglio le crisi che negli ultimi anni si sono sovrapposte, colpiscono anche dove non te l’aspetti, ovvero nelle pieghe, cioè nelle piccole abitudini, della vita quotidiana.
Cremona, per ora, sembra al riparo dall’emergenza «acqua frizzante», ma qualche campanello d’allarme è già arrivato anche in città e in alcuni supermercati gli scaffali della gasata si presentano con ampi spazi vuoti. «Ce l’abbiamo — dice Roberto, vice direttore del Famila di via Rebuschini —. Mancano un po’ le confezioni piccole, ma sul resto siamo piuttosto ben forniti». Massimo Zamboni direttore del Rossetto di via Fiamme Gialle aggiunge: «Siamo a conoscenza della problematica e siamo corsi ai ripari in tempo. Grazie al nostro nuovo magazzino mantovano di San Giorgio Bigarello siamo riusciti ad accumulare scorte per tutta l’estate, stoccandone una grande quantità e siamo riforniti tutte le settimane con il quantitativo d’acqua frizzante che richiediamo».
«Qualche problema c’è — commenta la responsabile del punto Conad in viale Po a Cremona — soprattutto perché alcune aziende fanno fatica a consegnare proprio nel momento in cui la vendita di acqua, complice il gran caldo, è triplicata rispetto ad altri periodi dell’anno. I problemi sono principalmente con la Sant’Anna che ha interrotto la produzione di acqua frizzante. Scorte ce ne sono e notiamo che il cliente si sa gestire molto bene. Manca l’acqua che acquista solitamente e allora vira su un’altra marca senza troppi problemi». Anche all’Italmark di via Dante la situazione è sotto controllo. «Solo Sant’Anna e Boario non consegnano — dice il vice direttore Fabio Zignani — e anche la naturale Panna non arriva, ma in quest’ultimo caso non c’entra l’aumento di prezzo dell’anidride carbonica. Le altre le abbiamo tutte e proprio oggi (ieri per chi legge, ndr) sono arrivati due bancali di frizzante. Quindi i rifornimenti sono regolari e il cliente si adatta: se non vede la sua marca preferita ne acquista un’altra. Tant’è che la San Benedetto sta conquistando fette di mercato che non aveva in precedenza». La scarsità può incidere sul prezzo delle bottiglie o delle confezioni. «I prezzi — conclude Zignani — in realtà non sono aumentati se non nell’ordine di pochi centesimi a bottiglia».
CASE DELL'ACQUA: SERVIZI GARANTITI
In vacanza sull’Adriatico, dove fa anche il nonno (lo è diventato un mese fa), Alessandro Lanfranchi, ad di Padania Acque, davanti agli occhi ha il mare. «E l’acqua salata sarà il futuro. La desalinizzazione dell’acqua ci aiuterà anche in Pianura Padana». Nell’immediato, c’è il problema dell’acqua minerale. L’inflazione ha colpito anche qui con la Co2 fino a 7 volte più cara: in alcuni supermercati la ‘gasata’ scarseggia. «È un bel problema — commenta Lanfranchi —. Il tema è l’approvvigionamento. Fortunatamente, per quanto riguarda le nostre casette dell’acqua, abbiamo fatto una gara circa sei, sette mesi fa. Non abbiamo particolari problemi con i nostri fornitori, mentre alcuni fornitori cominciano ad averne. Va anche detto che le grandi multinazionali che si occupano di acqua in bottiglia, stanno approfittando di tutto per recuperare un po’ di costi».
E «i costi maggiori sono quelli del trasporto della Co2 nei loro stabilimenti, non avendo impianti diretti. Questo smonta un po’ anche il tema delle acque naturali frizzanti. Per carità, ogni acqua ha la sua composizione, la sua bontà. Le acque più controllate rimangono quelle degli acquedotti, perché vengono distribuite ai rubinetti di tutte le abitazioni, oppure, come dice il mio presidente (Cristian Chizzoli, ndr), se qualcuno la vuole ‘con un po’ di trattamento di bellezza’, quindi un po’ microfiltrata e con l’aggiunta dell’anidride carbonica per renderla un po’ frizzantina, va alla casetta dell’acqua e lì la trova sempre buona, fresca e gradevole». Le case dell’acqua sono una ottantina. «Da qui a fine 2023 ne avremo una in ogni comune». A Cremona, «c’è la classica di via Persico, una in piazza Azzurri d’Italia. Per evitare sprechi, ad esempio alla case dell’acqua di MM a Milano si inserisce la tessera sanitaria. «Anche noi adesso metteremo sulle bollette un QR Code per regolare l’utilizzo, perché c’è qualcuno che se ne approfitta, esagera e dopodiché la spreca. Non è tanto il costo, ma è lo spreco che non va bene. Con un QR Code, una persona può accedere e prendere i suoi otto litri al giorno, più o meno». (Francesca Morandi)
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