L'ANALISI
23 Luglio 2022 - 05:30
Pasquale Sardone e Marco Nolli analizzano alcuni tronchi
CREMONA - Guardano i grandi tronchi di pioppi e di salici e vi vedono violoncelli, contrabbassi, violini... Sono rabdomanti della musica, ricercatori di legni che suonino e trasformino la ferita della tempesta del 4 luglio scorso che ha messo in ginocchio la città di Stradivari in una sinfonia di rinascita.
Di prima mattina Giorgio Grisales, Pasquale Sardone e Marco Nolli si sono presentati nell’area a fianco delle Colonie padane per scegliere i tronchi degli alberi abbattuti dalla tempesta, per valutare se ci sia materiale adatto per dar vita agli strumenti ad arco «made in Cremona» che il mondo ci invidia. Il Consorzio liutai Antonio Stradivari si è accordato con Comune e Aem per vedere se nelle piante abbattute possano esserci materiali adatti a costruire violini.
Pioppo e salice per fare violini? Non acero e abete? Sono le domande che sorgono spontanee. «Recuperiamo una tradizione antica, di quando Giuseppe Guarneri, figlio di Andrea, per i suoi strumenti utilizzava pioppo e salice — spiega il presidente del Consorzio —. Recuperiamo una antica tradizione e facciamo sì che quella tradizione diventi pratica della liuteria contemporanea. Ci piaceva, come comunità consortile, che dai danni causati dalla tempesta si potesse trarre un segno di ripresa, di non resa. Il legno è per noi materia prima di lavoro».
Così con grande pazienza e occhio clinico i tre liutai indicano i tronchi da salvare e mettere da parte: «Qui ci si può fare un contrabbasso o un violoncello o una viola — dice Nolli —, si usa la parte centrale del tronco, togliendo quella più esterna. Ora stiamo contrassegnando i tronchi e poi li consegneremo alla segheria Magnani al di là del ponte per lavorarli, poi dovremmo attendere i tempi di stagionatura, prima di utilizzarli. Certo tronchi di grandi dimensioni come quelli che stiamo scegliendo permetteranno di fare strumenti importanti proprio per dimensioni».
E mentre Marco Nolli parla indica a uno degli operatori impegnati a spostare e sminuzzare le piante un enorme resto di salice. «Con il pioppo si possono fare fondo, fasce e testa, mentre con il salice si potranno realizzare le contrafasce e gli zocchetti interni e qualche fondo di violoncello — spiega Grisales —. I liutai cremonesi prima di utilizzare acero e abete che arrivavano da latitudini non padane, fecero con le essenze arboree del territorio. Sulla scorta di questa tradizione ci siamo mossi, nella consapevolezza delle caratteristiche dendrologiche di pioppo e salice. I tempi di stagionatura del legno oscillano dai cinque ai dieci anni, il tempo è una variabile importante del nostro lavoro, ma con quanto stiamo raccogliendo avremo materiale in abbondanza per il futuro dei liutai cremonesi».
Poi guardano avanti Grisales e Nolli: «L’dea è anche quella di realizzare un violoncello col legno raccolto e poi donarlo alla città come segno di riconoscenza».
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