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I PICCOLI PAESI E IL FUTURO

Pieve d’Olmi e San Daniele Po, c’è la voglia di fusione

I sindaci sono favorevoli, nascerebbe un (piccolo) Comune di 2.500 abitanti

Serena Ferpozzi

Email:

serena.ferpozzi@gmail.com

16 Luglio 2022 - 05:15

Pieve d’Olmi e San Daniele Po, c’è la voglia di fusione

I sindaci Attilio Zabert (Pieve d'Olmi) e Davide Persico (San Daniele)

PIEVE D'OLMI-SAN DANIELE - «La fusione: un’opportunità per tutti, un’occasione di crescita, la possibilità di offrire servizi migliori a costi sostenibili». Si potrebbe riassumere in questo modo la proposta inviata dal sindaco di Pieve d’Olmi Attilio Zabert al collega di San Daniele Po, Davide Persico. Ma facciamo un passo indietro. Sì, perché San Daniele e Pieve d’Olmi, sino a qualche anno fa, facevano parte di un’Unione di Comuni (con Stagno Lombardo e Gerre de’ Caprioli). Meglio la fusione dell’Unione quindi? «Sì. Se comparata con l’Unione dei Comuni, la fusione si rivela uno strumento più snello che evita la moltiplicazione degli organi gestionali (consiglio, giunta e sindaco dell’unione si sommano a quelli dei singoli comuni) nonché i conflitti talvolta generati tra gli amministratori intorno alla ripartizione delle risorse o alla destinazione di specifici interventi. Rispetto all’Unione, la fusione si presenta come uno strumento alternativo, definitivo, più conveniente per un motivo principale. Consente di ottenere insieme, maggior risparmio economico, una effettiva semplificazione gestionale nonché una governance più solida e condivisa con i cittadini. La fusione porterebbe a migliori servizi ai cittadini, sia qualitativamente che quantitativamente, perché semplifica l’attività lavorativa all’interno della nuova macchina amministrativa e nel contempo realizza un contenimento della spesa corrente per abitante del nuovo Comune».


Certo si tratta di un progetto che deve seguire un iter ben preciso, basato sulla condivisione con i cittadini. Deve essere svolto uno studio di fattibilità volto a dimostrare le opportunità di questa scelta, ragionare su come integrare la rappresentanza politica dei Comuni aderenti, ridefinire i confini del territorio ma anche gli assetti organizzativi, economici, le risorse, il patrimonio e le relazioni con il contesto. Il progetto deve poi essere illustrato ai cittadini in occasione di assemblee pubbliche, proprio perché saranno loro a decidere attraverso una consultazione referendaria. Dall’anno di istituzione il nuovo comune avrà inoltre una quota annua di contributo dallo Stato in spesa corrente pari a 400 mila euro per una decina di anni.

Il municipio di Pieve d'Olmi


«I vantaggi offerti dal processo di fusione – conclude Zabert – sono ben evidenti soprattutto in anni come questi di ristrettezza dei bilanci comunali che impediscono alle amministrazioni di poter investire più risorse per la propria comunità al fine di offrire servizi innovativi, migliorativi e più qualificanti. Solo così potremo invertire il calo demografico che affligge, in generale, tutto il territorio. In una congiuntura economica così incerta non possiamo amministrare sperando in fondi nazionale per tirare a campare e poter chiudere i bilanci».

Il municipio di San Daniele Po


Una proposta valutata da Davide Persico «Interessante. Io, e il mio gruppo siamo a fine mandato. Io sono senza alcuna ambizione politica futura, ma con l’unico obiettivo di dedicarmi profondamente alla mia professione universitaria. Per questo, il mio unico intento a riguardo di questa proposta di fusione, è quello di prenderla in considerazione e valutarla con il mio gruppo consigliare, senza propaganda finalizzata a creare consenso o dissenso, ma solo con obiettività: può questa occasione rivelarsi utile per il bene comune e il futuro di San Daniele Po? Dal dibattito con i miei consiglieri uscirà una valutazione che provvederò ad inoltrare al sindaco di Pieve d’Olmi. Ribadisco che la questione è per noi puramente amministrativa, farne un uso politico-partitico è sbagliato e controproducente e non ci presteremo ad un eventuale gioco. Il comune di San Daniele Po, sta attraversando una fase economica estremamente complicata che io e il mio gruppo stiamo tentando di risolvere. L’obiettivo è passare la mano, a fine mandato, ad una nuova amministrazione che abbia l’opportunità di esprimersi per il bene di San Daniele. Questa per noi, ora, è la priorità. Quindi: valuteremo la proposta, decideremo come rispondere ma, questo modo pubblico di procedere nell’iniziare un processo importante è, a nostro giudizio, partito col piede sbagliato. È una questione troppo seria per essere ridotta a propaganda».

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