L'ANALISI
14 Luglio 2022 - 05:20
Cinghiali ripresi da una fototrappola
SONCINO/ORZINUOVI - Doppiette libere e caccia di contenimento al cinghiale, grossomodo «comunque e ovunque». Il Pirellone ha dato il via libera ma, anche con le maglie allentate, ci sono tanti problemi da affrontare.
Il primo? I cinghiali sono tanti, i guardiacaccia molto pochi. Lo sa bene il presidente del Parco Oglio Nord Luigi Ferrari che entra nel dettaglio: «Bene il via libera agli abbattimenti, ma se le Province non ci forniscono personale, da soli, potremo fare poco o nulla. Serve un piano condiviso al più presto. Non lasciate tutto sulle spalle dei nostri volontari».
I cinghiali, in branchi sempre più numerosi e per niente intimoriti dalla presenza dell’uomo, dilagano nell’intero territorio lombardo e, oltre al già noto problema della devastazione delle colture di mais, adesso si aggiunge lo spettro della peste suina, contagio ormai alle porte della Lombardia.
La Regione, sollecitata dal mondo agricolo in primis, ha dunque varato un piano specifico di interventi urgenti, il cui sunto si potrebbe definire: sì agli abbattimenti degli esemplari (potenziali vettori), meno limitazioni e più doppiette. Lo stesso assessore alla partita Fabio Rolfi, da Milano, aveva sottolineato l’urgenza della misura, ricordando che la pianura lombarda «è il territorio in cui si allevano il 50% dei suini nazionali, tra l’altro base delle grandi Dop del prosciutto italiano».
Quindi tutto risolto? Non proprio. Qualche criticità e scetticismo resta. In primis l’abbattimento di un numero contenuto di esemplari, da solo, potrebbe non bastare. Lo sottolineò già tre mesi fa il presidente della Libera Associazione Agricoltori Cremonesi Riccardo Crotti, ricordando l’importanza di ricorrere anche alla scienza e, dunque, a una possibile campagna massiccia di sterilizzazioni (che sarebbero ancor più efficaci per le nutrie).
In secondo luogo i fucili sparano poco se non c’è nessuno a premere il grilletto: «Gli uomini a disposizione del comandante delle Guardie ecologiche volontarie Giuseppe Paletti sono pochi — spiega il numero uno dell’Oglio Nord Ferrari —: impensabile che basti il nostro sforzo. Stiamo lavorando costantemente per portare a casa il primo risultato con un censimento completo ma, anche su questo fronte, è bene ricordare che i cinghiali non sono animali autoctoni del Parco, sono solo di passaggio e gli spostamenti sono continui e imprevedibili. Abbiamo piazzato nuove fototrappole ma non basta».
Quindi sul fiume si getta la spugna? Al contrario: «Le Province, o la Regione per loro, convochino al più presto un tavolo di lavoro comune per redigere un piano territoriale in cui si dividano adeguatamente uomini e mezzi sui territori. Se vogliamo che gli effetti della Peste suina e dei saccheggi alle coltivazioni siano efficacemente abbattuti, non possiamo pensare di affidarci unicamente ai volontari, lasciandoli di fatto da soli. Aspettiamo una chiamata».
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