L'ANALISI
01 Luglio 2022 - 11:28
Matteo Carrara, Sonia Feraboli e Luca Biazzi
MOTTA BALUFFI - Un altro consigliere comunale di maggioranza si dimette e aleggia sempre più insistente sul Comune di Motta Baluffi, a due anni dalla scadenza naturale del mandato, lo spettro del commissariamento. L'ultimo amministratore a rassegnare le proprie dimissioni, presentate al sindaco Matteo Carrara, è stata ad inizio settimana Sonia Feraboli, 38 anni, che ricopriva anche il ruolo di vicesindaco da pochi mesi e che sua volta era subentrata nel settembre 2020 a seguito di altre dimissioni. Con l'ultimo addio, il consiglio comunale di Motta è composto oltre che dal sindaco da soli sette consiglieri, quattro di maggioranza e tre di minoranza.
In condizioni normali il consiglio sarebbe composto da dieci persone: sette per la maggioranza e tre per la minoranza. Carrara non nasconde le difficoltà in cui si trova, ma esclude nella maniera più assoluta le sue dimissioni anticipate. «Le mie dimissioni anticipate sarebbero un grave danno per l'amministrazione, visti i progetti del Pnrr e tutto quanto c'è in ballo attualmente. Ho un incontro con il mio gruppo a breve per valutare la situazione e impostare il proseguo del mandato».
Sulle motivazioni che hanno portato a rassegnare le dimissioni da vicesindaco, assessore e consigliere comunale, la Feraboli contattata appositamente non ha voluto rilasciare dichiarazioni in merito, giustificando la scelta con «motivazioni personali».
Il numero ridotto di consiglieri ha portato non pochi problemi alla regolarità amministrativa di Motta. Dal giugno 2021 allo scorso aprile sono state tre le sedute andate deserte in prima convocazione per la mancanza del numero legale. Solamente la riconvocazione con la diminuzione del numero legale ha reso possibile la validità delle sedute. Il numero di sette consiglieri (a cui va sempre aggiunto il sindaco) è sufficiente per il regolare svolgimento delle sedute, ma l’assenza di due consiglieri porterebbe alla non validità del numero legale e quindi alla riconvocazione, dove il numero legale scende a quattro.
«Giudice» del futuro dell'amministrazione comunale, forte di tre consiglieri, è la lista di minoranza «Un futuro per Motta» che in caso di dimissioni in blocco porterebbe al commissariamento dell’ente locale. Commissariamento che durerebbe circa un anno, ossia fino alla prossima primavera quando verrebbero indette dal ministero dell’Interno nuove elezioni amministrative. L’articolo 141, comma 4 del testo unico degli enti locali infatti dice che il consiglio comunale viene sciolto con decreto del Presidente della Repubblica, su proposta del ministro dell'Interno «per impossibilità di surroga alla metà dei componenti del consigli».
«Abbiamo saputo dell'ennesima dimissione nella maggioranza. Stiamo valutando anche noi se dimetterci in blocco e quindi far commissariare il Comune per un anno, o proseguire per due anni in queste condizioni. Non sappiamo quale sia il male minore, sempre pensando al bene del paese», dichiara il consigliere di minoranza Luca Biazzi. «Evidentemente la lista era ‘nata male’ ed è stata composta con persone che poco avevano a che fare l'uno con l'altra. Le loro difficoltà si sono viste nella vita ordinaria del Comune. Come gruppo di minoranza abbiamo sempre avuto difficoltà a rapportarci con il sindaco anche per cose semplici come l'orario di convocazione dei consigli comunali, spesso convocati in orario lavorativo, all’una del pomeriggio del lunedì ad esempio».
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