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Cremona, magìa del Luna Park. Vertigine di colori e odori

A piazzale Azzurri d’Italia ogni sera la folla tra giostre ultramoderne e tradizione

Riccardo Maruti

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rmaruti@laprovinciacr.it

21 Giugno 2022 - 09:58

Cremona, magìa del Luna Park. Vertigine di colori e odori

CREMONA - Il catino di piazzale Azzurri d’Italia, infossato tra la strada e il fiume, è un enorme acquario che riluce nell’abisso della notte: i seggiolini e le cabine delle giostre che intrecciano traiettorie vorticose somigliano a banchi di pesci fluo e a meduse luminescenti che fluttuano nelle profondità sottomarine. Il Luna Park di San Pietro è una vertigine di colori sfarfallanti, una bolla d’incanto ipertecnologica, un’«isola che non c’è» 4.0 che rapisce bambini e adolescenti in un universo parallelo. C’è persino l’opportunità di immergersi nella realtà virtuale: per «salpare» nell’oceano del fantastico basta indossare i visori e allacciare la cintura di sicurezza. Si viaggia da fermi, con gli occhi che esplorano regni digitali impossibili mentre un congegno meccanico fa sobbalzare, inclinare e impennare il sedile.

Chi vuole «spalancare» le valvole dell’adrenalina può imbarcarsi sulla nave del Pirata Morgan, che beccheggia in un immaginario mare in tempesta, oppure sfidare il morso letale del Black Mamba, che catapulta i suoi «malcapitati» ospiti in cielo a velocità supersonica. Ma l’attrazione che solletica l’istinto dei più temerari si chiama X-Zone: un gigantesco «cavatappi» che ruota su tre assi raggiungendo un’altezza di 25 metri. Prima dell’immancabile «giro della morte», il maxi-pendolo si blocca per qualche istante alla quota massima, lasciando penzolare tutti a testa in giù. E anche per chi assiste alla scena da terra, col naso all’insù, l’effetto capogiro è garantito. Un ragazzo riccioluto che ha appena sperimentato il brivido dell’X-Zone si ferma a confabulare con un amico: «Te la fai addosso… ma ti viene voglia di rifarlo subito». E corre in cassa a prenotare un secondo giro.


Nella frenesia sfavillante del Luna Park, anche le attrazioni più tradizionali sono aggiornate in chiave ultracontemporanea: le giostrine da fiaba hanno rimpiazzato i cavalli con i personaggi dei cartoon di nuova generazione, il safari tour per i più piccoli è scandito da un tam tam da giungla urbana, i tentacoli del polipo gettano nell’oscurità fasci di luce ipnotica, la casa stregata è una sarabanda infernale di immagini e suoni da pelle d’oca. Persino il tiro a segno si è evoluto in una versione per calciatori e la sala giochi si è trasformata in un moderno casinò. Dell’eterno repertorio della «fiera» sopravvivono il calcinculo con il suo moto circolare perpetuo, l’autopista con l’odore dolciastro del fumo che si spande tra le mini-vetture, la giostra del bacio con la capote che si alza e i bollori dell’adolescenza che fanno il resto. E poi — ovviamente — il progenitore di tutti i giochi da Luna Park: il caro, vecchio punching ball. Ce ne sono diversi, disseminati ai quattro angoli del set. Un ragazzotto infila una moneta nel «King Barbera»: la pera di cuoio si abbassa e lui la colpisce con un destro fulminante. Sullo schermo digitale si compone il numero «14.300», mentre una voce automatica scatta in un entusiastico «sei grande!».

Ma il record, recita un biglietto in bella vista, è di 14.900: i boxeur da fiera hanno un obiettivo preciso da raggiungere.
Il grande allestimento è popolato soprattutto da teenager, alla ricerca di svago e di nuovi incontri; gli adulti che si affacciano alle attrazioni, invece, sono soprattutto mamme e papà che accompagnano i loro bimbi. E si abbandonano alla nostalgia dei ricordi di gioventù. Nell’aria aleggia l’odore inconfondibile del Luna Park, che mescola la fragranza delle frittelle e dei churros al profumo degli hot dog e delle salamelle che sfrigolano sulla piastre: dolce e fritto che sanno di spensieratezza.

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