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INQUINAMENTO ESTIVO

L'ozono non dà tregua: ma la provincia si difende

In dieci anni è cresciuto del 26,9%. Ma nella vicina Piacenza l’incremento è stato del 194%

Elisa Calamari

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redazioneweb@laprovinciacr.it

03 Giugno 2022 - 05:30

L'ozono non dà tregua: ma la provincia si barcamena

CREMONA -  Dal 2010 al 2021 i livelli di ozono nella nostra provincia sono aumentati del 26,9%, pur restando mediamente sotto i limiti di allarme e i giorni di sforamento della quota obiettivo per la protezione della salute (120 microgrammi per metro cubo sulla media di otto ore) l’anno scorso sono stati 59.

Stavolta la maglia nera nazionale va ad un’altra città: la vicina Piacenza, dove si registra un incremento del 194,1% in dieci anni.

A lanciare l’allarme sulle condizioni atmosferiche è il Laboratorio di economia dell’Università Cattolica, con il professor Paolo Rizzi che ha tracciato un bilancio fra luci e ombre. Ha spiegato che mentre in città come Lodi e Parma le concentrazioni sono diminuite, rispettivamente del 10 e del 19%, sulle sponde del Po cremonese e piacentina la situazione rischia di diventare più preoccupante. Nella città del Torrazzo si è infatti passati dai 52 microgrammi al metro cubo registrati in media nel 2010, ai 66 dell’anno scorso.

E a Piacenza, come detto, va peggio: da 25,5 a 75 microgrammi a metro cubo. Nell’area del Grande Fiume la concentrazione più alta, seppure sia appunto in miglioramento rispetto al passato, viene registrata a Lodi: 77 microgrammi. La media dell’Italia, invece, è scesa a 26,6 microgrammi. E l’Agenzia europea per l’ambiente ha stimato che negli ultimi quindici anni le concentrazioni di ozono nel continente sono lievemente diminuite, a differenza delle polveri sottili.

 

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Ecco perché gli innalzamenti di Cremona e Piacenza - che restano comunque ben al di sotto del limite salutare di 100 microgrammi a metro cubo indicato dalle linee guida dell’Oms - devono spingere a riflettere. Secondo i parametri nazionali la soglia di informazione è a quota 180 microgrammi e quella di allarme a 240.

In Lombardia c’è appunto il valore obiettivo di 120 e nel 2021 a sforarlo più volte è stata la provincia di Lecco (con 90 giorni off limits), seguita da Monza e Brianza (80 giorni), Brescia (78), Mantova (71), Como (69), Bergamo (68), Varese (67), Lodi (65), Milano (64), poi c’è appunto Cremona con 59; chiudono Pavia con 46 e Sondrio con 23 giorni. In città, la centralina di via Fatebenefratelli l’altro ieri ha registrato un livello di ozono pari a 107 microgrammi e la media mobile sulle otto ore è stata 100. Il picco di ozono dell’ultimo periodo è stato registrato invece lo scorso 22 maggio (152 microgrammi).

Per contenere l’incremento dell’ozono, che può provocare anche irritazioni e danni gravi alle vie aeree, secondo Legambiente servirebbero maggiori controlli sulla combustione da traffico e industriale. Non solo: «Puntare sul potenziamento delle linee ferrate, ad esempio quelle che uniscono Piacenza e Cremona, riducendo il trasporto su gomma causato dalla logistica».

Elevati livelli di ozono non danneggiano solo l’uomo: influenzano anche la fotosintesi e la crescita delle piante.

 

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