SOS ACQUA
06 Maggio 2022 - 05:05
CASTELPONZONE - È stato restaurato di recente, nella campagna casalasca fra Castelponzone e San Faustino, un notevole manufatto storico sul canale Delmona (Riglio Delmonazza): il «Sostegno di Sant’Omobono».
«Da tempo — spiega l’assessore alla Cultura Lia Bellingeri — l’amministrazione comunale di Scandolara Ravara, nel cui territorio ricade il sostegno, teneva sotto controllo il suo stato, che andava gradatamente deteriorandosi: ora, grazie alla sensibilità dei vertici del Dunas (Consorzio di bonifica Dugali Naviglio Adda Serio), il presidente Alessandro Bettoni e il vicepresidente Giovanni Ghidoni, l’antica chiusa ha recuperato in pieno il suo aspetto più decoroso nelle murature e nella copertura».
Interessante la storia del manufatto, che si può ricostruire grazie alla lapide murata nella parete sud: «Baldassarre Zaccaria de Castro concessionario ricostrusse 1818», si legge.
«Si tratta quindi — prosegue Bellingeri — di un’opera legata agli Zaccaria, nobile famiglia cremonese cui appartenne fra l’altro una delle figure più importanti della controriforma cattolica, sant’Antonio Maria Zaccaria (1502-1539), fondatore dei Barnabiti.
Gli Zaccaria, che avevano vaste proprietà terriere nella zona, furono per secoli concessionari del sostegno, che consentiva di sfruttare le acque irrigue del canale; la sua prima attestazione è del 1627, come risulta dall’archivio familiare conservato presso l’Istituto per la Storia dell’Età Contemporanea di Sesto San Giovanni. Baldassarre Zaccaria aveva ottenuto nel 1817 la conferma di nobiltà del casato aggiungendo al cognome il ‘de Castro’ che richiama il ramo genovese della famiglia».
Il sostegno, che ha un piccolo invaso sia a monte che a valle, si raggiunge con una breve passeggiata da Castelponzone, da San Martino del Lago e da San Lorenzo Aroldo.
«Immerso nei campi in un angolo ombroso e incantevole, protetto da una folta vegetazione – rimarca l’assessore —, è ben conosciuto da chi abita qui anche perché è stato per generazioni meta di bagni estivi e di pescatori: è da conservare dunque come luogo della memoria viva oltre che della memoria storica».
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