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VERSO IL PRIMO MAGGIO

Di lavoro si muore ancora, i sindacati: «È una guerra»

In provincia aumentano gli infortuni (+30,5%) e le vittime (2). Il nodo dei controlli, l’impatto del Covid

Stefano Sagrestano

Email:

stefano.sagrestano@gmail.com

30 Aprile 2022 - 05:25

Di lavoro si muore ancora, i sindacati: «È una guerra»

Dino Perboni (Cisl), Elena Curci (Cgil) e Paolo Soncini (Uil)

CREMONA - Una piaga che non si arresta. Continuano a crescere gli infortuni sul lavoro in provincia, a marzo in due casi anche con conseguenze mortali. Nel dettaglio, fra Cremona e il territorio, nel primo trimestre 2022 c’è stato un incremento di 341 denunce di infortunio passando da 1.116 del periodo 2021 a 1.457, che corrispondono a un più 30,5%. Nel solo mese di marzo le segnalazioni sono state 501, a fronte delle 360 dello stesso periodo 2021: l’aumento è del 39%. E il resto della Regione non fa meglio: in Lombardia i casi del primo trimestre passano da 23.900 del 2021 a 38.154 di quest’anno con un incremento 14.254 pari al 59,64%. Numeri preoccupanti che mettono in allarme i sindacati. A certificare la situazione sono i dati diffusi dall’Istituto nazionale per l’assicurazione contro gli infortuni sul lavoro.


«Confermano in modo chiaro una costante carenza di prevenzione, un’insufficiente gestione dei rischi e una sottovalutazione dai danni provocati ai lavoratori – sottolinea Dino Perboni, segretario generale della Cisl Asse del Po –: le ragioni risiedono nella mancanza di formazione e in modalità lavorative sempre poco attente alla salute e alla sicurezza, nonché i pochi controlli a seguito dell’esiguità di personale dell’Azienda tutela della salute e dell’ispettorato del lavoro addetti alla prevenzione e controllo. Negli anni non si sono fatte assunzioni in questi settori e adesso questi sono i risultati». A livello regionale, passando ai dati delle denunce di infortuno mortale, c’è un incremento del 30%, dai 27 del periodo gennaio-marzo 2021, ai 35 del primo trimestre di quest’anno. A Cremona sono avvenuti 2 infortuni mortali, mentre erano zero nel 2021. Sono invece in contrazione le malattie professionali: «A causa del lockdown c’è stato un rallentamento, non vuol dire che tale problematicità sia scomparsa – conclude Perboni –: dovremo attendere il corso dell’anno per comprendere se sono realmente diminuite».


Elena Curci, segretario generale della Cgil, aggiunge: «Abbiamo appena celebrato il Workers memorial day, la giornata internazionale dedicata alle vittime sui luoghi di lavoro: solo uno dei giorni di questa battaglia troppo silenziosa. I dati sono drammatici. Alle morti e agli infortuni contribuisce la disorganizzazione del lavoro: ritmi eccessivi, troppi contratti precari. La produttività non può essere prioritaria rispetto alla sicurezza, alla tutela del diritto e ad un lavoro sano e sicuro. Le nostre richieste al governo nazionale e regionale sono chiare e più volte rivendicate nelle piattaforme unitarie: rispettare gli adempimenti previsti dalla legislazione come la patente a punti, garantire la formazione costante e aumentare i controlli, serve un piano nazionale per la salute e la sicurezza».


Paolo Soncini, segretario generale della Uil, chiede più controlli. «Siamo di fronte a una guerra, come noi abbiamo sempre denunciato. Negli ultimi anni si è aggiunto anche il fattore rilevante del Covid, con 2.377 casi in provincia nel primo trimestre 2022, il 3,9% di quelli regionali, di cui il 19% con esito mortale. Restano fondamentali la formazione continua di addetti e imprenditori e la consapevolezza dei rischi che ci sono a lavorare su determinati macchinari. Evidente che servano più controlli, purtroppo sappiamo che Its e Ats hanno carenza personale. Da 20 anni non vengono più sostituiti ispettori e tecnici andati in pensione». E di lavoro si muore ancora.

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