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LA GUERRA DI PUTIN

Il frate alla messa: «Non sto né con la Russia né con l’Ucraina»

E poi sul Covid: «Un complotto politico». E qualche fedele lascia la funzione: «Sono disgustato»

La Provincia Redazione

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21 Marzo 2022 - 05:25

Il frate alla messa: «Non sto né con la Russia né con l’Ucraina»

La chiesa dei frati minori Cappuccini in via Brescia.

CREMONA - «Non sto né con la Russia, né con l’Ucraina. I veri responsabili di questa guerra sono gli Stati Uniti». Hanno suscitato sconcerto e stupore fra i fedeli le parole dell’officiante durante la messa celebrata ieri alle 11,30 nella chiesa dei frati minori Cappuccini, dedicata a San Giuseppe, in via Brescia.

Ma se le parole del frate sulla guerra in corso potrebbero anche essere interpretate in linea con gli insegnamenti del fondatore dell’Ordine francescano, a cui i frati minori Cappuccini appartengono, quelle che il religioso ha pronunciato, sempre durante la stessa omelia, sul Covid lo collocano nella schiera di chi si è autonominato esperto epidemiologo per negare la pandemia che finora in provincia di Cremona ha fatto 1.716 vittime censite.

Secondo chi era presente, il frate avrebbe affermato che le mascherine e tutte le restrizioni che i cremonesi hanno dovuto sopportare più a lungo di tutti gli altri in Italia sarebbero inutili e non sarebbero altro che gli strumenti di un complotto politico.

Le affermazioni del religioso non sono andate giù a qualche fedele che ha deciso di lasciare la chiesa: «Sono disgustato», spiega chi ha scelto di lasciare la celebrazione in anticipo.

«A messa non si devono fare commenti di questo tipo. Mi aspettavo un messaggio di vicinanza ai popoli coinvolti nella guerra e non questo. È inconcepibile. La Chiesa si faccia delle domande. E non sono l’unico a non aver gradito. Mentre uscivo, infatti, ho colto numerosi commenti di solidarietà con la mia scelta».

LA CHIESA DEI FRATI MINORI.

Singolare il fatto che la polemica sia scoppiata nella chiesa dei Frati minori, fondati da Francesco che prima della conversione fu uomo d’armi e combatté contro i perugini a Collestrada, dove fu fatto prigioniero. Dopo questa fase della sua vita, Francesco fu anche uno dei primi inviati di pace della storia: nel settembre 1219, mentre i crociati assediavano il porto egiziano di Damietta, il frate — completamente disarmato e a suo rischio e pericolo — attraversò il campo di battaglia per andare a conferire con il sultano Al-Malik al-Kāmil, nipote del grande Saladino.

Francesco fece ritorno dai suoi confratelli incolume e portando doni elargiti dal capo saraceno in segno di stima. Fu forse questo uno dei primi dialoghi di pace tra religioni ed eserciti in guerra di cui si abbia memoria.

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