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CREMONA. LA STORIA

Elena, professione gommista: 25 anni tra pneumatici e cerchioni

Ecco come ha superato i pregiudizi. Ora insegna alle donne come gestire l’auto e far fronte alle piccole, grandi, difficoltà

Lucilla Granata

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redazione@laprovinciacr.it

16 Marzo 2022 - 05:12

Elena, professione gommista: 25 anni tra pneumatici e cerchioni

Elena Spelta

CREMONA - Quando si dice ‘girls power’, il potere delle ragazze. La festa della donna è passata da pochi giorni, ma la riflessione sul gap (non solo salariale) che esiste in ancora troppi settori socio economici tra uomo e donna meriterebbe di essere tema quotidiano, non relegato a ricorrenze speciali. Elena Spelta, cremonese, professione gommista, sta cercando con il suo esempio di scardinare stereotipi e di iniettare un po’ di sana fiducia nelle proprie capacità, a tutte le cremonesi interessate ad accettare la sua sfida.

«Mi sono sempre fatta molte domande. Continuavo ad ascoltare uomini che venivano in officina dicendo ‘la macchina... Se non la porto io...Mia moglie non lo fa’. Le donne non varcavano quasi mai la soglia del mio negozio, se non per accompagnare i mariti. Così ho pensato che avrei potuto in qualche modo far da ponte tra quella che era la mia vita, la mia quotidianità e le esigenze delle donne. Per farle avvicinare al mio mondo».

elena spelta

Elena Spelta nella sua officina

ECCO COM'E' DIVENTATA GOMMISTA.


Elena poi spiega come è arrivata a fare la gommista. «Io lavoro in officina dal 2007. Cambio le gomme da allora, avevo 23 anni. Ho iniziato a lavorare in realtà facendo la commessa in un negozio, poi mio papà ha iniziato a pressarmi perché entrassi nell’azienda familiare. In realtà voleva farmi stare in ufficio, cosa che ho fatto per i primi due anni, dal 2005. Poi, nel 2007, un nostro dipendente è andato via dall’oggi al domani e io ne ho approfittato. Ho detto: intanto che troviamo qualcun altro perché non posso provare? Al massimo scopriamo che non sono in grado. All’inizio, lo ammetto, ho fatto fatica, ma soltanto dal punto di vista socio-culturale. I miei non erano molto d’accordo ed è stato complicato convincere mio papà e mia mamma a lasciarmi fare. Però in questi anni la tecnologia ha fatto passi da gigante al punto che non c’è niente di impossibile. L’ho spuntata. Ho lavorato anche in gravidanza. Questo è il mio lavoro. Lo amo e ho avuto buoni feedback anche dall’utenza. E pensare che all’inizio gli uomini non si fidavano, speravano tutti che l’auto non gliela avessi preparata io. Poi si sono arresi. Davanti all’evidenza che valgo tanto quanto un uomo, in questo mestiere. L’officina meccanica è ancora un territorio inesplorato. Io credo che siamo 4/5 in tutta Italia a fare questo mestiere. Quattro sono quelle che conosco. E tendono pure a non farsi notare. Ma io non sto rubando niente a nessuno, perché dovrei nascondermi? Se non piaccio, pazienza. Spero che se deve succedere, succeda perché non sono simpatica, non per un pregiudizio. Lavoro solo con uomini (a parte mia mamma che è in ufficio), ma mi sono trovata quasi sempre bene. Certo, c’è stata competizione, perché ero la figlia del capo. Ci si aspettava che fossi lì per lui e non perché me lo fossi guadagnato. Invece ho imparato sul campo, come tutti, partendo dal basso. Mi sono fatta la mia esperienza. Una bella salita. Bella e avvincente».

Poi l’idea di un corso aperto a tutte le donne, che ha iniziato a far parlare molto di lei. «Sì, inaspettatamente. E devo dire che l’esposizione mediatica che ho avuto per questa idea, mi dà una grande soddisfazione».

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Elena Spelta durante il corso

Il primo corso l’ha fatto nell’aprile del 2019. «Mi ero separata e avevo due bambini piccoli. Quando ti ritrovi da sola devi fare i conti con le cose che hai sempre delegato ad altri. Così mi sono immedesimata in tante donne single che per un motivo o per l’altro si dovevano gestire. In tutto, magari anche nelle piccole emergenze. Il mio non è un corso di meccanica, ma solo di gestione di cose pratiche. Io ho un’auto, a cui rischio di fondere il motore se non sto attenta a certe cose. Sembra banale, ma quando si è donne sole non lo è. E infatti all’inizio hanno aderito soprattutto donne che si sono ritrovate single e avevano bisogno di andare in un luogo sicuro, dove nessuno facesse loro pressione sociale. Filmando brutti parcheggi per esempio. Quando sono qui, possono metterci anche tre ore a cambiare le gomme, per me non è un problema. Ho raccolto subito 70 iscrizioni. Tra donne single e mamme che sono venute con le loro figlie, trovando un modo di passare il tempo con loro che non fosse solo shopping. Imparano principalmente a cambiare le gomme. Introduco loro ai vari tipi di pneumatici per spiegarne la manutenzione, ogni quanto gonfiarle, fare convergenza, capire se e quando ha senso cambiare treni o montare le quattro stagioni. Un modo informale di portare il mio lavoro a contatto con chi non ci ha mai pensato. Sono nate anche delle amicizie nella mia officina. Il momento del cambio della gomma è catartico. Fanno il tifo fra loro e ci sono riuscite tutte. Chi prima e chi dopo. È stato bello. Nessuna si è tirata indietro. Hanno imparato non solo di essere in grado di fare qualcosa di pratico che pare essere stato appannaggio maschile da sempre, ma qualcosa in più di loro stesse e di una forza che non hanno mai saputo di avere. E questo mi fa felice. È una rinascita. Quindi vi aspetto donne. Venite a scoprire quanto siete grandi».

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