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RIPALTA CREMASCA

Niente abuso d’ufficio per il sindaco Bonazza

Il primo cittadino va al contrattacco: «La battaglia politica si fa con le mozioni, non con le denunce»

Francesca Morandi

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fmorandi@laprovinciacr.it

22 Febbraio 2022 - 22:10

Niente abuso d’ufficio per il sindaco Bonazza

Il sindaco Aries Bonazza tra gli avvocati Gabriella e Giulia Bravi (a sinistra) ed Eleonora Pagliari

RIPALTA CREMASCA - Da Paolo Jannacci, pianista, compositore, figlio dell’eclettico Enzo, alla scrittrice Sveva Casati Modignani. Anche volti famosi sono passati da qui, Ripalta Cremasca, al Giugno Ripaltese, un mese di eventi organizzato dalla giunta comunale nel paese di 3.500 abitanti.

Ma l’edizione del 2016 era finita nel mirino di tre consiglieri comunali— Raffaele Volpini, Marco Maria Botti e Barbara Bettinelli — che denunciarono il sindaco Aries Bonazza, secondo loro colpevole di aver affidato l’organizzazione della manifestazione ad una società di eventi, la cui responsabile è amica di una sua familiare. Ci videro un «inciucio», i tre consiglieri. Finito sul banco degli imputati per tentato abuso d’ufficio, oggi Bonazza, al suo secondo mandato, rieletto con l’80% dei voti (lista civica, la sua), intervistato da Report (Rai 3 ) «per la digitalizzazione del mio comune», ha incassato l’assoluzione «perché il fatto non sussiste».

Il pm Vitina Pinto — riconoscendo la «assoluta lievità del fatto» e il comportamento dell’imputato-sindaco che «a livello processuale ha sempre collaborato» (oggi Bonazza si è fatto interrogare al processo) — aveva chiesto il minimo della pena: 2 mesi di reclusione. Non incassano il risarcimento i tre consiglieri (parte civile con l’avvocato Antonino Andronico). Avevano chiesto 10 mila euro a testa per «il danno di immagine».

Il Tribunale (presidente Francesco Beraglia) si è preso sessanta giorni per depositare la motivazione della sentenza. «Dal 2017, il sindaco era sotto processo per aver cercato di porre in essere dei favoritismi per affidare l’incarico dell’organizzazione all’amica di una sua familiare», l’una e l’altra tirate in mezzo, ma «del tutto estranee», perché «alla familiare non è mai stato dato alcun incarico, né la familiare ha mai avuto nulla a che fare con lo svolgimento della manifestazione — sottolineano gli avvocati Eleonora Pagliari, Giulia e Gabriella Bravi —. Riteniamo che sia stata ristabilita la realtà dei fatti che nulla avevano di illecito. Siamo soddisfatte che il collegio giudicante abbia riconosciuto la bontà e la correttezza dell’operato del sindaco, assolvendolo da ogni accusa con la formula più ampia».

I 50 anni, il sindaco Bonazza li festeggerà il 22 marzo prossimo. Intanto, oggi ha festeggiato l’assoluzione piena. «Le battaglie politiche si fanno nelle aule in Comune non nell’aula di giustizia», dice. Si fanno a colpi di «mozioni», non di «denunce ». «Da cinque anni sono in ballo con questa vicenda. Lascio immaginare quanto non sia piacevole». Cinque anni e il dramma della pandemia che a Ripalta Cremasca, come in tutti i paesi del Cremonese, ha colpito duramente. Anche qui si sono pianti molti morti. «I sindaci in prima persona si sono tirati su le maniche. Io non ho abbandonato il Palazzo del Comune nemmeno un giorno, anche con quella Spada di Damocle sulla testa. Non l’ho fatto pesare a nessuno. Il mio gruppo consiliare mi ha appoggiato tantissimo e lo devo ringraziare».

Torna ai giorni bui della pandemia, il sindaco. «Gente che non sapeva cosa fare, chiamava in Comune, bisognava dare risposte, abbiamo cercato di aiutare con mascherine, disinfettanti, generi alimentari, tutto. Di dare notizie e le notizie cambiavano dal giorno alla notte. Di tenere sollevato il morale. Il mio gruppo non mi ha mai abbandonato. Siamo andati avanti fino ad oggi». E, oggi, «la giustizia mi è stata restituita per una cosa nata sul niente, sulle illazioni».

Il sindaco parte con i «grazie». «Ai miei ripaltesi che mi hanno sempre sostenuto, alle mie tre avvocate, bravissime». E alla famiglia: moglie, figli, fratello e mamma. Bonazza era certo di non aver fatto niente, «ma mia madre legge i giornali. Mi ha detto: che hai combinato?».

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