L'ANALISI
VENTI DI GUERRA. LA REAZIONE DEGLI EMIGRATI
14 Febbraio 2022 - 05:30
Una veduta di piazza dell'Indipendenza a Kiev
CREMONA - La patria è lontana. Geograficamente e temporalmente: sono ormai 23 anni che Alina Kovalska è arrivata in Italia, trovando una nuova casa, una nuova vita e l’amore a Cremona. Ma in questo momento difficile, il pensiero va alla sua terra d’origine dove ancora risiedono alcuni suoi familiari: orfana da pochi anni di mamma e papà, in Ucraina Alina ha zie e cugini. Uno di loro è un poliziotto ed è da lui che riceve le notizie più aggiornate sull’attuale situazione geopolitica, ma anche, e soprattutto, sulla stato d’animo del suo popolo di fronte alla possibilità di una nuova guerra con la Russia.
«In realtà, là si vive questo ennesimo braccio di ferro in modo meno drammatico rispetto a quanto raccontano i media qui in Italia e in Europa – racconta Alina, cercando di spiegare la mentalità di un popolo che nel corso dei secoli ha fatto della resistenza alle bramosie dominatrici di altri Stati una sua cifra distintiva – . Là, in tv non si parla molto di questa nuova volontà di invasione e l’atteggiamento preminente è di maggiore distacco emotivo. Le reazioni sono diverse rispetto a qui, si è più freddi, ma anche convinti che tutto sia un bluff. Le persone non credono che ci sarà un conflitto e vivono quasi normalmente, senza preoccupazione».
Originaria di Lviv (Leopoli), nel Nord dell’Ucraina, Alina sottolinea come la situazione sia ben diversa da quella vissuta nel 2014, quando la Crimea, lembo di terra strategico che si getta nel Mar Nero, venne invasa e annessa alla Russia. «Una conquista avvenuta senza che nessuno abbia detto o fatto qualcosa – racconta con rammarico, ricordando quei tragici momenti – . Quella sì, fu guerra vera. I ragazzi venivano presi da casa e mandati a combattere, praticamente con nulla, senza equipaggiamento, buttati nella mischia e sacrificati. Sappiamo bene cosa significhi un’invasione, ma questa volta le cose sembrano molto diverse. La sensazione, stando a quanto mi raccontano i miei famigliari, è che sia solo l’ennesima provocazione, un modo per mostrare i muscoli perché ciò che la Russia teme da sempre è che l’Ucraina entri nella Nato».
Un quadro geopolitico complicato e una crisi che, secondo gli osservatori internazionali, rischia di esplodere da un momento all’altro. Dopo l’allarme degli Usa, che hanno dato ordine di evacuazione ai propri connazionali, la diplomazia tenta di giocare le ultime carte per evitare lo scontro armato. Dal colloquio tra Joe Biden e Vladimir Putin non è arrivata però alcuna svolta, anzi, i due leader hanno ribadito le proprie posizioni, con il presidente americano che ha minacciato pensati sanzioni in caso di attacco.
«Noi siamo in guerra dal 2014 – riafferma con convinzione Alina, esprimendo un pensiero che la accomuna in queste ore ai suoi connazionali intervistati dai media internazionali – . È strano da dire, ma ci si è abituati alla tensione. Le persone anche ora continuano a fare la loro vita normalmente, vanno al lavoro e a scuola. Convinte che nulla accadrà». E questa è la speranza di tutti.
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