L'ANALISI
11 Febbraio 2022 - 09:49
Daniele Masseroni e uno dei test compiuti sul nuovo sistema di irrigazione
CREMONA - Accrescere l’efficienza idraulica e gestionale dei sistemi irrigui a gravità: questo l’obiettivo del progetto IrriGate del Dipartimento di Scienze agrarie e ambientali (Disaa) dell’Università degli Studi di Milano, che ha come coordinatore il cremonese Daniele Masseroni. É proprio lui a spiegare che i sistemi irrigui a gravità «portano l’acqua fino agli appezzamenti partendo dai grandi invasi, con un costo energetico quasi nullo perché sfruttano appunto la forza di gravità».
Da qui l’importanza di un improvement, anche in prospettiva visti i cambiamenti climatici alle porte. «Gli studi pilota sono in corso in contesti agricoli che fanno un uso consistente dell’acqua, ovvero le colture estensive di mais e riso – continua Masseroni –. E i risultati sono molto promettenti. Mettere a sistema le tecnologie disponibili per poter migliorare l’efficienza idraulico-gestionale delle tecniche irrigue basate sull’utilizzo prioritario, e in alcuni casi esclusivo, della forza di gravità per l’irrigazione dei campi coltivati, offrirebbe l’opportunità di ammodernare e rendere competitive queste pratiche in un contesto in cui gli investimenti sono principalmente proiettati verso una riconversione dei metodi piuttosto che un miglioramento della loro gestione». Masseroni spiega che l’80% dei volumi d’acqua per scopo irriguo a livello nazionale si localizzano in Lombardia e Piemonte, ma ovunque ci sono spinte verso progetti che possano garantire un risparmio della risorsa idrica.
Rispetto ai sistemi in pressione, però, questi sistemi innovativi hanno delle inerzie che li rendono più rigidi: «Introdurre meccanismi per aumentarne la flessibilità nell’ottica del cambiamento climatico – continua il cremonese – e per velocizzare la risposta, diventa molto importante nel futuro. Perché i dati ci dicono che ci sarà una diminuzione delle disponibilità idriche legata all’aumento delle temperature». Finanziato dalla Regione Lombardia con fondi del Programma di sviluppo rurale, IrriGate sta riguardando essenzialmente due siti: una coltura di riso in Lomellina e una di mais a Ponte Trento. Stanno mostrando come un significativo margine di miglioramento sugli utilizzi della risorsa idrica può essere ottenuto lavorando principalmente sulla gestione di queste pratiche. Ma l’osservazione proseguirà anche nella prossima stagione agraria. «Il progetto IrriGate, partito nel 2020, è la naturale continuazione di una serie di ricerche condotte dal gruppo di idraulica agraria coordinato da Claudio Gandolfi su questo specifico tema», puntualizza Masseroni. Sottolineando che si tratta di un lavoro di squadra.
Prevede anche l’uso di sensori e modelli per il monitoraggio dello stato idrico dei suoli: «Servono per comprendere il fabbisogno irriguo in tempo reale – spiega –, oltre a sistemi di automazione per rendere più celere la manovra nel momento in cui il fabbisogno cambia. Prima di tutto, però, siamo partiti dallo status quo». Dal punto di vista economico, le stime preliminari indicano che l’investimento iniziale, a scala distrettuale e aziendale, viene ripagato in tempi ragionevoli. Ma naturalmente, visto che l’obiettivo perseguito va a vantaggio della collettività trattandosi di risparmio idrico, c’è l’auspicio che arrivino altri finanziamenti pubblici.
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