L'ANALISI
27 Gennaio 2022 - 15:53
Il comandante dei vigili Giovanni Tirelli
CREMONA - Il gup Giulia Masci ha prosciolto dall’accusa di abuso d’ufficio con formula piena, "perché il fatto non sussiste", il comandante dei vigili Giovanni Tirelli ed il suo ex vice Nicodemo Guerrieri, ora numero due al comando di Villasanta, comune di 14 mila abitanti della provincia di Monza e della Brianza. Tirelli è stato prosciolto anche dall’accusa di calunnia.
La vicenda risale all’aprile del 2020, in pieno lockdown con la gente che poteva uscire solo per acquistare beni di prima necessità, per recarsi in farmacia, per fare la spesa nei supermercati o nei negozi al dettaglio. Come lo storico "Botta", che da 80 anni sforna pane e pasticcini. E che, prima del lockdown ai clienti serviva al banco la tazzina di caffè. Durante, era vietato. A Soresina, paese di 9 mila anime, succede che un giorno il comandante Tirelli riceve una segnalazione. Una barista si lamenta perché "Botta miscela il caffè". Tirelli chiama il titolare, Roberto Botta: "Io non se se sia vero o no. Se è vero non si può fare, se arriva una segnalazione, vengo a controllare". Insomma, lo mette sull’avviso. E’, questo, l’antefatto del braccio di ferro tra il commerciante Botta e il comandante Tirelli, 59 anni, 31 di carriera alle spalle, da dieci il numero uno. Comandante che per i suoi modi, in paese c’è chi lo ha ribattezzato "sceriffo".
Il panettiere si lamenta: "Tirelli è maleducato, assolutamente irrispettoso. Si piazza davanti al mio negozio, spaventa i clienti. Dice che i miei prodotti non sono di primaria importanza. I clienti non vengono più e già sono tempi difficili".
Le sue lamentele riempiono una mail indirizzata al Comune, il 2 aprile. Il comandante Tirelli si ritiene diffamato: "Non è vero". Nella prima ondata di pandemia, giorni di lacrime versate per i molti morti anche a Soresina, paese di 9 mila abitanti, di angoscia e di disorientamento, lui gira per Soresina: controlla che non vi siano assembramenti, spiega le regole. "Ma quanto sostiene Botta è falso". E lo querela.
L’indagine viene affidata al vice Guerrieri, 43 anni. Lui raccoglie la denuncia del suo capo, acquisisce l’annotazione di un collega che l’1 aprile era per strada con il comandante a controllare il rispetto delle norme anti Covid-19 e smentisce Botta, invita al Comando il commerciante che non si presenterà, inoltra una informativa in Procura che indagherà Botta per aver diffamato il comandante, ma poi ne chiederà l’archiviazione.
Dal braccio di ferro tra Tirelli e Botta, al "conflitto di interessi" sostenuto dall’accusa. Secondo cui, il numero uno dei vigili intanto non avrebbe dovuto presentare la querela "a casa sua", nel Comando da lui stesso diretto ed il suo vice non avrebbe dovuto occuparsene. Il retropensiero? Che Guerrieri potesse agevolare il suo superiore contro il commerciante. Nell’indagine nulla è emerso per dimostrare che comandante e vice avessero in antipatia il panettiere. E, poi, "non vi sono norme e disposizioni che disciplinano la materia, vietando ad ufficiali di sporgere querela presso il Comando amministrato e ad appartenenti al medesimo Corpo di ricevere denunce di superiori in via gerarchica – scrive il gup Masci nella motivazione della sentenza -. Peraltro, anche qualora avesse sporto querela presso altre forze di Polizia giudiziaria, queste ultime avrebbero inoltrato la medesima alla Procura per le determinazioni del caso, sicché la scelta del proprio Comando sul punto non rileva".
"Il vice comandante Guerrieri ha solo fatto il ‘minimo sindacale’, anche quando il segretario comunale gli ha chiesto conto, legittimamente, del perché avesse invitato Botta al Comando e il mio assistito, altrettanto legittimamente, gli ha detto: "Io non posso dirti nulla, perché questo fascicolo è in fase di indagine’, ha opposto il segreto investigativo. Guerrieri si è trovato invischiato per un atto che era doveroso per lui fare, per un corretto comportamento che, per fortuna, la sentenza adesso gli ha riconosciuto. Tra l’altro, non aveva neanche ragione di agevolare il suo comandante ln qualche modo, non aveva motivo, perché mesi prima aveva già fatto la domanda di mobilità per andare in Brianza dove attualmente lavora e la domanda era stata accolta", ha detto l'avvocato Isabella Cantalupi.
Ma non finisce qui. Il comandante Tirelli è stato anche accusato di aver calunniato Botta. Di averlo denunciato pretestuosamente: una ripicca alla sua denuncia.
Anche questa accusa è stata smontata dal difensore Davide Lacchini. il comandante avrebbe dovuto incerottarsi la bocca "per tutelare la propria reputazione personale e professionale? Non aveva altra via che quella di sporgere querela nei confronti di chi, a suo dire, l’aveva diffamato. Ne è sostenibile che, al fine di non creare una situazione di potenziale conflitto di interessi con il Botta, il mio assistito avrebbe dovuto rinunciare a tutelare la propria reputazione, essendo passibile, altrimenti, dell’accusa di abuso d’ufficio", ha spiegato il difensore. Il giudice gli ha dato ragione.
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